Femminicidio? E’ solo un omicidio…

Cosa sono le donne? “Sono esseri umani e sono le uniche della propria specie a poter partorire” risponderebbe uno scienziato, “sono l’oggetto dei miei pensieri e canzoni” direbbe un cavaliere della corte di Carlo Magno, “sono belle e sono brutte” interverrebbe Cecco Angiolieri.
Hanno ragione tutti. Eppure oggi, anno corrente 2016, sembra che tutti questi pensieri siano svaniti come una nuvola di fronte al vento. Quale vento? Quello che ancora rimane dal Medioevo, quello che permetteva alle giovani di essere vendute come bestie per matrimoni d’interesse, quello che nel 1800 in Inghilterra ti rendeva con fare immediato una social outcast se osavi uscire dai limiti imposti dall’ipocrita moralità vittoriana.
A che cosa portano oggi gli sbuffi di questo vento che non è ancora passato?
Qui da noi nel Belpaese, quello di Dante e Petrarca, di Virgilio e Catullo e di tutti quelli che amano la loro terra, questi sbuffi sono sempre più numerosi e sempre aumenta il rischio che si riformi il tanto temuto vento. Solo nell’anno corrente sono stati contati 116 femminicidi, nel 2015 si è arrivati a 128 e agli albori del nuovo millennio è stato toccato il vertice dei 199; dal 2000 ad oggi si contano 2800 donne uccise. Bisogna ricordare che i numeri che ci scandalizzano sono limitati agli ultimi 16 anni, ma se si contassero tutti i femminicidi avvenuti nella storia dell’uomo civilizzato a quanto salirebbe il numero? Non lo vogliamo sapere perché sappiamo che la grandezza del risultato ci farebbe inorridire troppo; la vera domanda che bisogna porsi è questa: “Perché ci scandalizza di più una donna uccisa di un uomo?” Questo è vero solo in parte: gli anni di lotte portate avanti dalle donne per i pari diritti hanno enormemente sensibilizzato le nostre coscienze in modo tale che la nostra reazione sia più enfatizzata davanti ad un femminicidio. Quello che veramente fa inorridire il mondo è sapere come e quanto tutte queste donne soffrano e soprattutto perché. Sono state bruciate vive, seviziate, torturate psicologicamente per anni e successivamente uccise, e poi la più terribile di tutte: torturate e picchiate fino a rimanere in fin di vita, riprendersi e vivere con il terrore che il proprio carnefice torni. Questa la storia di una giovane donna che, sopravvissuta alla furia del suo torturatore, racconta che una volta arrivati i soccorsi le è stato chiesto di denunciare il colpevole perché i medici non sapevano se sarebbe arrivata viva in ospedale; adesso è guarita e vive con il terrore che a breve il suo carnefice sarà di nuovo un uomo libero.
Il femminicidio non è un caso particolare, è un omicidio e come tale deve essere trattato, con lo stesso impegno e priorità di ogni altro caso di omicidio. Il problema resta nella concezione malata che molti uomini hanno di una relazione, ovvero che hanno loro il ruolo dominante nella coppia e che loro devono essere le decisioni; questa visione di se stessi come maschi alfa impedisce loro di accettare il rifiuto di una donna o di essere lasciati dalla propria fidanzata e li porta ad agire come una bestia ferita che tenta il tutto per tutto per difendersi. Purtroppo in questo caso il loro comportamento non è giustificabile, cosi come non lo è quello di qualunque assassino che uccide una persona innocente.
Un uomo violento, una donna uccisa e un bimbo orfano non devono essere ciò che ogni sera compare sullo schermo della nostra televisione e non deve esserlo il numero sempre crescente di violenza domestica nella nostra penisola. Una sola persona strappata alla vita è un numero troppo grande. Una sola moglie uccisa dalla follia del marito è troppo. Un bambino orfano a causa della bestia che è il padre è una tragedia che non deve accadere. Un uomo che torna in libertà dopo aver quasi ucciso una donna non deve essere concepito dalla legge. Un omicidio e un femminicidio sono la stessa cosa e uno solo è sempre troppo.
Eleonora Metti 5E