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Il riscaldamento globale? Un problema destinato a peggiorare

Il riscaldamento globale, un problema che da anni affligge la popolazione terrestre,in particolare la fauna, ha toccato un nuovo picco quest’anno, raggiungendo il valore più alto dal 1984. A metà dello scorso dicembre i grafici della D.M.I. (Danish Metereological Institute) hanno infatti registrato temperature sopra la media di 20 gradi centigradi.
L’Artico, essendo tra le principali vittime del surriscaldamento globale, viene usato dai metereologi come termometro dei cambiamenti climatici: a settembre scorso, quando la calotta polare raggiunge sempre il proprio minimo annuale, è stato demolito il record negativo del 1979 con solamente 4,14 milioni di chilometri quadrati. Solo nel 2012 il Polo Nord aveva una superficie ancora più bassa con appena 3,39 milioni di chilometri quadrati.
Gli scienziati del National Snow and Ice data Center di Denver, Stati Uniti, hanno dichiarato che in un breve periodo di tempo compreso tra i 10 e 14 mesi, L’Artico ha perso una superficie vasta quanto tutta la Spagna. “Purtroppo ci aspettavamo una cosa del genere” ha spiegato al riguardo Carlo Barbante, direttore del Cnr e professore dell’università Cà Foscari di Venezia, “Negli ultimi 25 anni la superficie dell’Artico a perso il 30 per cento del ghiaccio marino, così che il mare è ‘costretto’ ad assorbire più calore e così aumenta ancora la temperatura”.
Nei mesi dicembre-gennaio è atteso un abbassamento delle temperature e quindi un’estensione della superficie artica ,ma purtroppo non basta perché il problema oltre al surriscaldamento terrestre è il ghiaccio stesso, infatti l’”età” del ghiaccio ha avuto una progressione sempre più veloce nel corso dell’ultima generazione: di anno in anno si è fatto sempre più sottile e, secondo le rilevazione della NASA, sta scomparendo il ghiaccio detto “vecchio”, ovvero quello che si forma ciclicamente con il passare delle stagioni e che resiste più a lungo.
Un altro problema legato allo scioglimento dell’Artico è la questione della fauna e di conseguenza degli abitanti di queste regioni dipendenti da questa. Infatti molte popolazioni indigene subiranno impatti assai negativi, perché la diminuzione dei ghiacci comporta anche la mancanza se non l’estinzione degli animali polari che procurano a queste popolazioni il necessario per la sopravvivenza. Inoltre le comunità costiere sono costrette a emigrare a causa dell’erosione del suolo e per la formazione continua di onde anomale dovute all’innalzamento del livello del mare. Stessa cosa per la fauna polare: ci sono migliaia di specie, comprese foche e orsi polari, che rischiano l’estinzione se gli uomini continuano a perseguire una politica consumistica e altamente inquinante nei confronti del Pianeta. Ormai sappiamo tutti che se vogliamo mettere fine a questo fenomeno aberrante la responsabilità è dell’uomo. Aspettando l’impatto che avranno in questo campo le promesse politiche del neo-presidente Donald J. Trump, una volta insediato alla Casa Bianca…
Andrea Albini 4E