Oleo Sponge, la spugna che cattura il petrolio in mare

Combinando insieme il poliuretano, una schiuma usata per produrre materassi o per isolare le pareti degli edifici, e l’ossido di metallo, si ottiene una spugna in grado di imprigionare il petrolio e rilasciare l’acqua pulita, chiamata Oleo Sponge. Questo esperimento, rispetto a quelli del passato, agisce anche in profondità e può essere utilizzato anche per assorbire altre sostanze inquinanti. Purtroppo non è ancora possibile eliminare tutti i residui di greggio presenti nei mari e negli oceani, perché sono stati molti gli episodi che hanno contaminato la flora e la fauna marittime, formando una patina densa e compromettendo il futuro di queste specie.
Come si è giunti a questa invenzione? Aggiungendo al metallo delle molecole dette “oleofiliche” (in grado di riconoscere e catturare le particelle di petrolio) si è dotata la struttura del poliuretano di proprietà innovative. Combinando questi tre elementi – schiuma, ossido, molecole – si riescono a separare gli idrocarburi dall’acqua mantenendo attaccate alla superficie spugnosa solo i primi.
La vera novità rispetto ai precedenti esperimenti, introdotta da Oleo Sponge, è la capacità di filtrare l’intera colonna d’acqua colpita dall’eccessivo scarico di rifiuti tossici per l’ambiente, in questo caso il greggio; si tratta infatti di una potenziale rivoluzione da cui si possono raggiungere due principali obbiettivi: ripulire il mare da una maggiore quantità di petrolio in tempi più rapidi e riciclare il carburante.
Una delle caratteristiche di Oleo Sponge è la resistenza: è in grado di essere utilizzata più volte senza rompersi.
Irene Garfagnini & Arianna Salvini – Classe 1B & 1E