Le molte identità dei popoli hanno senso in un contesto europeo? Ne abbiamo parlato con la professoressa Maria Carmen Diez Liendo
di Sara Panico e Ylenia Sollazzo
La Catalogna è una comunità autonoma, situata all’estremità nord-orientale della penisola iberica, tra i Pirenei e il Mediterraneo, inserita nella divisione territoriale prevista dalla Costituzione spagnola, approvata il 6 dicembre 1978 da tutti gli spagnoli
Uno degli articoli fondamentali che la compongono è l’art. 2, e afferma che il territorio è indissolubile. Strettamente collegato, in questo contesto, è l’art. 155, il quale prevede che non si consentirà a nessun territorio di dichiarare la propria indipendenza in maniera unilaterale
All’interno della Carta Costituzionale si costituisce lo Statuto della Catalogna. Il nome ufficiale del governo (formato dal consiglio, dal parlamento e dal presidente) è Generalitat de Catalunya e designa tutto il sistema istituzionale di autogoverno catalano, all’interno dello Stato spagnolo ma non sotto l’autorità diretta del governo centrale di Madrid
La regione gode di un’autonomia abbastanza estesa per quanto concerne la sanità, l’educazione e la polizia nell’ambito dello Stato spagnolo. Per esempio, la sua forza di polizia (los mosos) coesiste con la Guardia Civil e la Policia Nacional, dirette dal governo centrale
Il 6 settembre 2017 il Parlamento catalano ha approvato il decreto 140/17 che fissava il referendum per l’indipendenza della Catalogna al 1° ottobre 2017. Il decreto è stato approvato modificando l’ordine del giorno e in assenza di tutti i parlamentari dell’opposizione: durante la seduta è venuto meno il rispetto della Costituzione (art. 2)
Il governo nazionale di Madrid, ritenendo tale consultazione illegale in quanto non ammessa dalla Costituzione spagnola, ha presentato un ricorso presso il tribunale costituzionale che ha provveduto a sospendere il decreto di convocazione del referendum
Il governo catalano non ha accettato la sentenza del tribunale e questo ha fatto scattare una serie di interventi della polizia nazionale e della polizia della Catalogna, los mosos. Infatti, data la volontà del governo catalano di proseguire con il referendum, il tribunale ha chiesto di far compiere la sentenza alla polizia locale che doveva togliere tutte le urne dai collegi entro la sera del sabato precedente al voto, già occupate però dal venerdì dai cittadini
Così il primo ottobre la polizia catalana ha inviato un fax alla polizia nazionale chiedendo loro aiuto, dato che non possedevano le forze sufficienti per compiere la sentenza. Di conseguenza la polizia è intervenuta e ha trovato un clima di fortissima tensione nella città, che ha generato le violenze che tutti hanno potuto vedere
Infine, il 7 ottobre 2017, dopo aver studiato tutti gli aspetti del decreto, il tribunale costituzionale ha annullato definitivamente la legge approvata dal Parlamento catalano, in quanto la sentenza lo ha dichiarato incostituzionale.
Riguardo questa vicenda si sono pronunciati diversi politici e associazioni, come il Presidente del Parlamento europeo Tajani, che ha detto: “qualsiasi azione contro la Costituzione di uno Stato membro è un’azione contro l’Unione Europea”. Anche l’attuale governatore della Commissione Europea Juncker ha dichiarato: “In Europa regna la forza della legge, non la legge del più forte”-
Pure l’ONU si è pronunciato: “la Catalogna non non è inclusa tra i territori con diritto a decidere” e ancora “la Spagna garantisca indagini indipendenti sulle violenze della polizia”
In merito a questa situazione, abbiamo chiesto un’intervista alla nostra professoressa di Spagnolo, Maria Carmen Diez Liendo, per capire il suo punto di vista e conoscere il suo pensiero su questa vicenda riguardante il suo Paese
Perché si è arrivati a questo punto?
Il fatto che il Parlamento catalano abbia ignorato l’articolo 2 della Costituzione spagnola ha fatto sì che tutte le decisioni prese in quella sede, in quel momento fossero incostituzionali: nessuna costituzione permette la secessione di territori che compongono lo Stato che l’ha creata
Cosa pensa riguardo ai comportamenti della polizia?
Il conflitto nasce da una situazione di illegalità, l’intervento della polizia arrivata per aiutare le forze catalane per far fronte al compimento della sentenza e ha avuto luogo in un clima di forti tensioni. L’intervento è stato forte e non si possono ignorare le numerose denunce di irregolarità (alcune persone ad esempio hanno ripetuto il voto quattro o cinque volte) e anche denunce riguardo le immagini diffuse dai media. Bisogna considerare che non abbiamo fonti attendibili e non possiamo controllare i dati, ma dobbiamo basarci su quelli della Catalogna.
Cosa cambierebbe se la Catalogna ottenesse l’ indipendenza?
Se succedesse, bisognerebbe ricostruire prima di tutto una cornice legale che consentisse alla Catalogna il voto per l’indipendenza. Ammesso che succeda, la Spagna perderebbe una parte importante del suo territorio: la Catalogna diventerebbe un piccolo Stato isolato, una piccola realtà scollegata e anche l’Unione Europea perderebbe una sua parte, dato che – una volta indipendente – non ne farebbe più parte. Alla fine sarebbe una perdita per tutti
Cosa pensa personalmente della situazione della Catalogna?
In tutta l’Europa si verifica una forte spinta verso il regionalismo e sono molti i territori che non si riconoscono nello Stato a cui appartengono, rivendicando una loro propria identità separata. Se queste istanze dovessero prendere forma in una sequenza di movimenti secessionisti, l’Europa degli Stati passerebbe ad essere l’Europa delle “micronazioni”. Non si possono sapere quali conseguenze ci sarebbero, certamente lo scenario europeo cambierebbe completamente, passando dall’Europa dei 27 a un numero molto più alto. Quante sono le regioni che rivendicano questa indipendenza? Non si sa con certezza, ma sicuramente sono molte. In ogni caso, bisognerebbe sempre agire nella cornice legale, rispettando le leggi