50°Anniversario del terremoto del Belìce

Tra passato e presente

Il 14 e il 15 gennaio del 1968 un violento terremoto colpì Gibellina e tutta la Valle del Belice distruggendo tutte le case del nostro Paese.

In occasione del 50° anniversario del sisma abbiamo intervistato i nostri nonni, a quell’epoca ragazzi, i quali ci hanno raccontato cosa successe e accadde in quei due terribili giorni!

Il 14 gennaio 1968 era una domenica e c’era la neve; stavamo pranzando quando, intorno alle 13:28, sentimmo tremare il pavimento e tutti, in preda la panico, ci riversammo  fuori, in strada dove nel frattempo si erano radunati i vicini di casa ed altre persone. Con dolore, capimmo cosa fosse successo, così ci allontanammo con le macchine chi ne possedeva una, mentre altri sfollati restarono per strada. Le scosse continuarono, una si verificò alle 14:15; poi alle 16:48 e le due fortissime nella notte.

I nonni ci hanno anche detto che la sera arrivò un pullman per dare riparo alle persone che non possedevano una macchina e che durante la notte ci furono due scosse fortissime che rasero al suolo Gibellina. Una nuvola di polvere si alzò in cielo e si sentirono le grida delle persone che cercavano di scappare. Qualche strada si spaccò e tutti erano terrorizzati aspettando con ansia l’alba che sembrava non arrivasse mai.

Il 15 gennaio arrivarono i soccorsi e via via i soldati, la Croce Rossa, i Vigili del Fuoco, la protezione civile e i volontari di varie associazioni.

Per un anno i nostri nonni furono ospitati in alcune Scuole di Mazara e del territorio, in alberghi a Trapani o di altre città. Ci fu chi andò al Nord o all’estero da parenti o amici.

In seguito, nel dicembre del 1968, vennero istallate e assegnate le baracche; esse furono collocate nel villaggio “Madonna delle Grazie”, in Località Rampinzeri. Lì i nostri nonni si sono trasferiti ed hanno vissuto per 10 anni aspettando che consegnassero loro le case costruite nel nuovo paese distante 20 Km dal vecchio. I nonni raccontano che nelle baraccopoli si soffriva molto il caldo e il freddo.

Oggi Gibellina è una città/museo “En plein air” cioè all’aperto, dovunque ti giri trovi opere d’arte.

(Nelle foto alcuni monumenti di arte moderna, dipinti su tela da noi, che si trovano sparsi nel paese di Gibellina).

Ludovico Corrao, Sindaco della ricostruzione, ha voluto tutto ciò, chiamando artisti di fama internazionale come Alberto Burri e Pietro Consagra. Il primo realizzò il “Grande Cretto” che copre le rovine della vecchia Gibellina; il secondo “La Stella d’ingresso al Belice” o Porta del Belice com’è conosciuta, simbolo del nostro territorio.

 

Dalla redazione: gli  alunni della classe IV A Plesso San Francesco/ Gibellina