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Il mio compagno non c’era più . Anno scolastico 1938-39 e poi 1943-45

La mostra è stata realizzata dagli studenti della 2D dell’I.I.S. “Avogradro” di Torino nell’ambito delle iniziative dell’Istituto Storico delle Resistenza di Torino per gli ottant’anni dalla promulgazione delle leggi razziali e coordinata dalla prof.ssa Enrica Bricchetto.

Un primo allestimento ci fu a novembre da titolo Il mio compagno non c’era più. Anno scolastico 1938-39. In occasione del Giorno della Memoria è stato ripreso quello stesso allestimento, mantenendo sempre l’idea del “compagno che non c’era più” e aggiungendo, nel titolo, le date 1943-45. Protagonista di questa seconda parte è Teresio Fasciolo, studente del corso di elettrotecnica del Regio Istituto “Pierino Del Piano”, secondo il nome che aveva la scuola all’epoca.

      

Nato nel 1925, Fasciolo avrebbe dovuto rispondere al bando Graziani. Già dall’ottobre 1943 non frequenta la scuola e dai primi di marzo del 1944 va nelle valli di Lanzo a combattere  con la Seconda Divisione “Garibaldi”.

Il registro fa vedere che Fasciolo, nell’anno scolastico 1943-44. “non era più a scuola”: un documento d’archivio che ne racconta l’assenza. In effetti, da un certo momento, anche Fasciolo, è “un compagno che non c’era più”.

 

 

 

 

 

 

 

Fasciolo, dopo pochi giorni di attività in montagna, viene catturato nel rastrellamento da parte dei nazifasisti  che comincia il 7 marzo. Trasferito alle carceri Nuove, Fasciolo viene portato a Bergamo e poi da lì messo su un treno per Mauthausen.

Grazie al numero che gli era stato assegnato all’arrivo al campo, si è potuti risalire alla sua morte, il 30 maggio 1944.

 

 

 

 

 

 

    

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

A Teresio Fasciolo è dedicata la Pietra d’inciampo davanti alla nostra scuola. Nel pannello vicino alla mappa, si vedono le riproduzioni di tre disegni tratti dal taccuino di Germano Facetti.

Abbiamo scelto di metterli perché Facetti, anche lui perseguitato politico, è sopravvissuto alla deportazione. E’ stato nel sottocampo di Gusen e, dopo la liberazione, ha fatto molti disegni e raccolto vari materiali . In mostra ci sono anche alcuni volumi su di lui. Mettere le foto del diario di Facetti,  che ha lavorato per molti anni a Londra alla casa editrice Penguin, in  mostra serve  per dare un’idea del mondo di Mauthausen. Facetti e Fasciolo sono deportati politici. Per questo nella mostra ricorre il triangolo rosso.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

      

 

 

 

 

 

 

 

 

 

La mostra è poi composta da un pannello con la linea del tempo della discriminazione degli ebrei dal 1938 che,  dopo  l’ 8 settembre, diventa persecuzione e deportazione; un pannello che ricostruisce il mondo della scuola fascistizzata; un pannello che rappresenta le parole della persecuzione.

L’esperienza è stata molto interessante. Abbiamo prima fatto una ricerca su com’era la scuola durante il fascismo, siamo andati in archivio e siamo entrati in contatto con i documenti.Dare forma alle informazioni, porsi  il problema che siano leggibili e comprensibili agli occhi dei visitatori è importante e porta a riflettere.

L’idea poi di pensare a Teresio Fasciolo ci ha spostati anche a ragionare sull’impegno di  un ragazzo così giovane e così determinato da andare in montagna, cioè sulla scelta.

Ricostruire la biografia di una deportato politico, finito in una campo di sterminio, consente poi di allargare il discorso a tutto il mondo concentrazionario, rianalizzando la politica di sterminio nazista in tutti i suoi aspetti.  Simbolo dello sterminio in questa mostra è il filo spinato, con il simbolo dell’elettrificazione che portava la morte, voluto dagli studenti in alto, sopra i pannelli.