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PERCHÈ CI SENTIAMO RAPPRESENTATI DA FENOMENI COME “BOJACK HORSEMAN” E “CHARLES BUKOWSKI”

È indubbio che due dei fenomeni più seguiti da questa generazione siano la serie tv original Netflix “Bojack Horseman” e i libri dello scrittore tedesco Bukowski. Entrambi, pur essendo molto discussi da critici ed esperti, influenzano i giovani che sembrano fare dello stile di vita di entrambe le proposte il proprio credo. Ma come mai ci sentiamo rappresentati da tali fenomeni?

Bojack Horseman è la prima serie di animazione per adulti prodotta da Netflix e racconta la vita di un gruppo di animali parlanti e antropomorfi che vivono e lavorano a Los Angeles.
Protagonista è il cavallo-uomo Bojack (doppiato nella versione originale da Will Arnett), un attore in declino e con il vizio dell’alcol che cerca di riconquistare il successo affidandosi a una ghostwriter che dovrebbe scrivere la sua autobiografia senza peli sulla lingua: One Trick Pony.
(www.illibraio.it)
Lo vediamo, nella prima puntata della serie, iniziare la giornata con un frullato di carote, pillole ed alcolici, intrattenendo un discorso con il suo coinquilino dove di certo non manca la giusta dose di cinismo e sarcasmo che fa parte di tutta la serie. Si tratta di un personaggio assalito da pensieri autocommiseranti e paranoie, da subito si mostra insicuro e insoddisfatto di sé e della sua vita. Persino nella sigla riusciamo a percepire il declino che avviene nella sua vita subito dopo la fine della sua carriera da star della tv.
Henry Charles “Hank” Bukowski è stato un poeta e scrittore statunitense.
Ha scritto sei romanzi, centinaia di racconti e migliaia di poesie, per un totale di oltre sessanta libri. Il contenuto di questi tratta della sua vita, caratterizzata da un rapporto morboso con l’alcol, da frequenti esperienze sessuali (descritte in maniera realistica e senza troppi eufemismi) e da rapporti tempestosi con le persone. La corrente letteraria a cui spesso viene associato è quella del realismo sporco.
(wikipedia.org)

I libri di Hank sono pieni zeppi di menefreghismo, difficoltà a relazionarsi, apatia e sicuramente eccessiva è la presenza di alcolici. Siamo difronte a protagonisti che vorrebbero non avere nulla a che fare con la propria vita, che si vedono costretti persino ad alzarsi dal letto e che non aspettano altro che un momento per ubriacarsi o consumare un rapporto. Tuttavia, ci piacciono.
Cos’è, quindi, che spinge noi giovani a proseguire nella scoperta di questo mondo così nichilista?
La verità è che ci sentiamo rappresentati dalla mancanza di un senso esistenziale, di un motivo per cui vivere. La nostra è una generazione priva di motivazioni preferisce fare ironia sui propri sentimenti e non preoccuparsi di cosa non va. Siamo difronte ai difetti e gli errori che vengono normalizzati e assimilati, laddove un giovane prende come proprio esempio un personaggio incapace di relazionarsi che esprime costantemente una tristezza a cui sembra non possano esserci risoluzioni. Accostarci a qualcuno che sembra avere più difficoltà di noi ci fa sentire meno in colpa, e così finiamo inconsciamente per abbracciare la visione vuota e nichilista della vita a cui non c’è via di fuga, perché se un adolescente si sente rappresentato da un personaggio che evita i suoi problemi e si rifugia nell’utilizzo di droghe e alcolici, se crede che tutto questo faccia parte del processo di crescita, allora c’è davvero qualcosa che non va.

Ma, non volendo essere totalmente pessimisti, c’è anche da dire che, nei libri di Bukowski o nella serie Netflix, possiamo accorgerci di un certo sarcasmo, una sottigliezza nelle azioni che potrebbe rappresentare una vera e propria denuncia a quello che ostenta il primo impatto con essi. Potrebbe darsi che il vero intento di questi sia metterci davanti ad una realtà cruda e senza filtri, e renderci così più consapevoli dei nostri sentimenti e di cosa ci circonda. Approcciare questi mondi significa porsi davanti una situazione quantomai umana, cercare di coglierne la verità e la fiction, e magari la risata che ci scappa ascoltando o leggendo una battuta sulla depressone potrebbe darci spunti molto interessanti per riflettere.

Perciò consiglio questo scrittore e questa serie tv a chi ha già delle idee molto chiare e vuole metterle alla prova, ai polemici e agli amanti dell’umorismo fuori dagli schemi.
-Irene Vitale