Il primo febbraio del 2019, la mia classe ed io ci siamo recati al teatro Diana, al Vomero, dove abbiamo visionato uno
spettacolo riguardante le vicende di Anna Frank. Anna Frank è una ragazza ebrea che durante la Seconda Guerra Mondiale
è costretta, insieme alla sua famiglia ed altre persone, a nascondersi in una mansarda di una casa di Amsterdam.
L’alloggio dove sono nascosti è mimetizzato da una libreria che nasconde l’entrata, e all’interno ci sono più stanze.
Gli anni trascorsi all’interno della soffitta sono complicati, specialmente per Anna, sua sorella Margot, e il loro amico Peter che
passano intere giornate rispettivamente a scrivere, leggere e studiare. Anna per sfogarsi scrive su un diario tutto ciò che sta
vivendo, rivolgendosi alla sua amica immaginaria Kitty. Nelle sue lettere Anna racconta della paura di essere scoperti, delle
dinamiche del rifugio e si sofferma sulla sera, la sua parte preferita della giornata, in cui sale in soffitta per parlare con Peter.
Il quattro agosto del 1944, Anna e la sua famiglia, dopo una segnalazione, vengono trovati dai nazisti che irrompono
nell’alloggio e deportano tutti nel campo di concentramento di Westerbork, il più grande dell’Olanda. Dopo un mese vengono
trasferiti ad Auschwitz dove vengono separate le donne dagli uomini. Dopo poco la mamma di Anna muore, e Anna e Margot
vengono trasferite nel campo di concentramento di Bergen-Belsen, dove moriranno di tifo tre settimane prima della liberazione
da parte delle truppe britanniche. Sopravvive solo Otto Frank, il padre di Anna, che dopo aver letto il diario di Anna, deciderà
di farlo pubblicare nel 1947. Secondo il mio parere, la rappresentazione teatrale con l’utilizzo costante di esecuzioni cantate
non ha raggiunto lo scopo di trasmettere l’importanza e la rilevanza storica degli accaduti macabri che hanno caratterizzato
quel dato momento storico
LUDOVICA PAGANO DELLA CLASSE III C DELL’IC VOLINO CROCE ARCOLEO