L’amore ai tempi del colera di Gabriel Garcìa Marquez

“L’Amore Ai Tempi Del Colera” è un romanzo scritto da Gabriel Garcìa Marquez, ha un’impronta storiografica in quanto si rifà ad eventi risalenti al XIX secolo e di come la vita fosse diversa dalle faccende più banali al corteggiamento -il libro ci da un indizio temporale nel momento nel quale si inaugura l’inizio del 1900-.

Il romanzo narra della storia di un amore che inizialmente sembra folle, impossibile ed irrealizzabile; un amore che dura per, citando il libro, “cinquantatre anni, sette mesi e undici giorni”. Il libro pur aprendosi con la morte di Jeremiah de Saint-Amour non è un giallo; da subito il protagonista sembra essere il Dottor Juvenal Urbino, medico brillante di fama internazionale che ha lavorato una vita intera e che nonostante abbia passato i settant’anni continua a visitare i pazienti recandosi nelle loro abitazioni; fu l’ossessione per il gioco degli scacchi a portarlo a conoscere Jeremiah e a suo malgrado sulla scena del suicidio dell’uomo. Il dottore è un uomo metodico, sempre citando il libro “le sue giornate erano così metodiche, che sua moglie sapeva dove mandargli un messaggio”. Il dottor Urbino muore cadendo dalle scale ed è proprio in quel momento che fa la sua comparsa il co-protagonista: Florentino Ariza, uomo figlio di una famiglia di armatori e divenuto presidente della Compagnia fluviale dei Caraibi. Da qui l’autore ripercorre l’intera storia, partendo da quando Florentino lavorando per il tedesco Lotario Thugut consegna un telegramma a Lorenzo Daza il padre di Fermina Daza ovvero la donna che dal momento in cui la intravede non smette di amare per più di mezzo secolo, alle lettere che iniziano a scambiarsi i due giovani fino alla partenza di lei per volere del padre, al suo ritorno sono passati anni e lei lo “respinge senza appello dopo certi amori lunghi e contrastanti”. Nella paura che Fermina abbia contratto il colera il padre chiama un medico, il dottor Urbino il quale smentirà questa paura ed inizierà un’opera di seduzione alla quale Fermina cederà sposandolo. Fiorentino non smetterà un secondo di amarla e da un inaspettato evento inizierà a tenere un’agenda dove annota tutte le donne con cui avrà un rapporto senza storia. Arriverà a 622 ovvero quando alla morte del marito di Fermina si rifarà avanti proclamando il suo amore durato una vita.

Un personaggio che mi ha colpito molto è il Dottor Juvenal Urbino; fin da subito ne sono stato affascinato in quanto volendo fare Medicina sono particolarmente interessato a conoscere a fondo un medico, il modo in cui pensa una mente apparente fredda e distaccata mi colpisce, mi colpisce come una persona muti il proprio pensare in base al lavoro che fa e alle esperienze. Il Dottor Urbino viene descritto da quando visita Fermina Daza, fino alla morte avvenuta cadendo dalle scale con le lacrime agli occhi. Personalmente ho preferito la descrizione nella fase della vecchia,in gioventù si presentò da subito come un uomo affascinante, “a ventott’anni il dottor Juvenal Urbino era lo scapolo più ambito”, uomo sicuro di se con degli studi di medicina alle spalle condotti a Parigi. “le ragazze del suo ambiente facevano riffe segrete per giocare a rimanere con lui, e anche lui giocava a rimanre con loro”. Il loro amore viene definito come frutto di un equivoco clinico che condurrà il dottore a sposarsi. Ma è nella vecchiaia che acquista il proprio fascino di personaggio, viene descritto come se si avesse conosciuto di persona; non voleva animali dopo l’inconveniente con un mastino tedesco, l’unico animale da lui posseduto era un pappagallo molto raro al quale dava lezioni di grammatica e che pertanto era in grado di parlare. Girava sempre con un bastone al quale si appoggiava pesantemente per nascondere l’inesorabile incapacità di reggersi sulle sue gambe, sempre vestito in modo elegante  a volte perdeva il filo del discorso che stava seguendo ma sempre lucido e sicuro di se come in giovinezza. Il dottore promosse una serie di innovazioni per la comunità come il corpo dei pompieri, il restauro del teatro e un sistema di acquedotti.

Altro personaggio che mi ha particolarmente interessato è Florentino Ariza, non tanto per qualità fisiche o materiali in quanto figlio illegittimo di un ricco nobiluomo che dopo la sua nascita abbandonò il figlio e la madre, nel corso della vita avrà successo diventando il presidente della compagnia fluviale dei Caraibi. Florentino è stato nel corso della storia un uomo umile ho apprezzato questo, sempre vestito uguale a discapito di caldo e freddo: una finanziera di velluto nero,occhiali con montatura metallom bianco, bombetta e un ombrello. Oltre alla grandissima umiltà dell’uomo mi ha colpito la perseveranza che è un qualcosa di mirabile. Fiorentino continua ad amare Fermina nonostante lei lo consideri “un’ombra”, lui la ama senza dare nell’occhio; la cerca tutta la vita ma non si intromette, non cerca di corteggiarla quando è sposata. Non fa pazzie d’amore, lui la ama nel modo più profondo in cui si possa concepire il concetto di amore, è un qualcosa di profondo e leggermente percepibile, come il vento che annuncia la primavera tra Marzo e Aprile, esiste, perché lo si percepisce ma allo stesso tempo è come se non vi fosse. È un personaggio straordinario. A primo impatto lo diedi per pazzo ma poi col tempo ho scopero ed imparato ad apprezzare il genio di Marquez nel dare alla luce un protagonista diverso.

La vicenda è ambientata in un paese delle isole dei Caraibi, vengono citati alcuni nomi; Sierra Nevada, villaggio di Valledupar, Manzanillo, Riohachaì, Sara Noriega. I luoghi rimangono gli stessi per quasi tutta la narrazione; la scena cambia poche volte, quando Fermina è costretta dal padre a partire per un viaggio di settimane intere restando lontano dal paese inizialmente descritto per anni; altro spostamento di attenzione dal suddetto paese avverrà nel momento in cui Florentino partirà per cercare un nuovo lavoro risalendo il fiume per settimane, o ancora il viaggio dei novelli sposini in Europa. I luoghi sono molteplici e molteplici sono le descrizioni ad essi correlati.

Il romanzo è narrato in terza persona ove il narratore è onnisciente in quanto fa trapelare i pensieri dei personaggi ed altri elementi non percepibili. Discorso diretto ed indiretto si alternano con prevalenza del diretto successivo ad una fase narrativo/descrittiva; le stesse descrizioni sono più numerose dei dialoghi i quali pur essendoci sono relativamente rari poiché immersi in un mare di descrizione continua ed accuarta, porterò di seguito un breve esempio:

la benda fece risaltare la purezza delle sue labbra fra la barba rotonda e nera e i Baffi dalle punte affilate e lei si sentì scossa da una raffica di panico. Guardò Fermina, e questa volta non la vide furibonda, ma terrorizzata al pensiero che lei fosse capace di togliersi la sottana. Hildebranda divenne seria e le domandò con l’alfabeto muto: “Cosa facciamo?”. Fermina Daza le rispose le rispose con lo stesso codice che se non rientravano subito a casa lei si sarebbe buttata giù dalla carrozza in marcia.”

Questo è un chiaro esempio di discorso diretto  della cugina, seguito dal discorso indiretto di Fermina entrambi preceduti da una descrizione soggettiva di Hildebranda del medico.

Vi sono poi 2 frasi che hanno particolarmente attirato il mio interesse:

“I suoi occhialini da orfano, il suo abbigliamento clericale, i suoi espedienti misteriosi le avevano risvegliato una curiosità alla quale era difficile resistere, ma non aveva mai immaginato che la curiosità fosse un’altra delle insidie dell’amore”.

Questa frase mi ha toccato profondamente perché mi ricorda un periodo non molto felice della mia infanzia dove portavo gli occhiali e mi vestivo in modo innocente ma dentro avevo paura, cercavo di non dare nell’occhio perché non ero a mio agio e mi sentivo profondamente diverso da quel mare di persone che parevano conoscersi da una vita. Col passare del tempo ho invece capito come una persona timida attiri di più; mi spiego meglio, una persona a cui piace mettersi in mostra per quello che magari non è oltre che essere patetico è pietoso; una persona timida ed introversa, invece, ha un modo di fare che ti cattura e ti invoglia a conoscerla ad andarci a fondo, magari è una persona che ha un mondo dentro di se.

Nella lettura del libro ho incontrato parole di cui non conoscevo il significato, di seguito ne ho riportate tre con annesso il proprio significato e  la frase dove le incontrai;

Glabro: liscio senza peluria.

Aveva il corpo ossuto e dritto, la pelle grigia e glabra.

-Aveva la nuca glabra e cianotica, sapevamo che non ce l’avrebbe fatta.

 

Siderale: da sidus, genit. Sideris, “stella”.

La notte successiva, infatti, dopo che lui le ebbe insegnato a ballare i valzer viennesi sotto il cielo siderale dei caraibi.

-Lo space-shuttle si distaccò dal suole diretto verso lo spazio siderale e ignoto.

 

Zagara: fiore d’arancio.

Il patio idealizzato dall’anice fluttuava sul fondo di un acquario, e le gabbie coperte di stracci sembravano fantasmi addormentati sotto l’odore caldo delle zagare nuove.

-sono sbocciate le zagare, il loro profumo si attaccò alle pareti dell’abitazione come edera di un verde tanto acceso tanto più il profumo dei fiori di arancio.

 

Il libro mi ha molto colpito, mi ha offerto spunti per pensare e penso che non mi sarebbe dispiaciuto vivere in un’epoca senza cellulare, invio molto i personaggi e seppur inventati ci sono state persone che hanno vissuto vicende simili; pertanto si il libro mi è piaciuto particolarmente e forse mi è piaciuto così tanto perché è ambientato in un periodo storico così distante da me ma come io ho trovato affascinante quel mondo, le persone vissute nella fine del 1800 troverebbero meravigliosa la mia epoca ignorando tutto ciò di marcio che cela. E così io che lodo tanto quel periodo ignoro le malattie come il colera e la guerra civile allora in corso.

 

Di Amodeo Alessandro