L’intervista a un medico volontario in Guinea francese

 

Di Tommaso Gigliozzi 4°A Liceo Scientifico Nomentano

Salve dottore, quando e perché ha deciso di partire per la Guinea Francese come medico volontario?”

“Tutto è cominciato quando ero giovane e subito dopo aver finito l’università sarei voluto partire per l’Africa come medico volontario, ma per varie problematiche non sono potuto andare ed ho trovato lavoro all’San Camillo De Lellis a Rieti. Dopo molti anni di carriera lì sono andato in pensione ed un giorno mentre ero a cena con mia moglie ed altri ex-colleghi, è uscito questo argomento e un signore, che non conoscevo, ha raccontato la propria esperienza in Guinea. Quindi finita la cena, ho chiesto informazioni su come avesse fatto e solamente 6 mesi dopo sono partito. Ho scelto di andare a fare il medico in Guinea poiché sapevo che era un paese non molto ricco e che quindi i suoi cittadini avevano bisogno di tutto l’aiuto possibile e poi perché non volevo assolutamente smettere di praticare il lavoro che ho sempre amato.”

Qual è l’agenzia che ha permesso che lei praticasse in Guinea?”

“Io sono partito con un azienda multinazionale franco-belga che era la maggior estrattrice di Bauxite nella seconda città della Guinea e lì possedeva anche un ospedale di cui sono diventato primario di chirurgia. I pazienti di questo ospedale erano i dipendenti dell’azienda o chiunque fosse imparentato con loro, quindi praticamente tutta la città di Conakry e dintorni.”

A quale età e per quanto tempo è stato lì?

“Sono partito per la prima volta il 23 Settembre del 2001 a 66 anni e sono stato lì per 10 anni, tornando solamente per poche settimane durante il periodo natalizio e con un anno di pausa in cui sono rimasto in Italia”

Qual è stata la soddisfazione più grande che le ha portato questa sua esperienza?”

“Beh, assolutamente la gioia delle famiglie dei pazienti che dopo una buona notizia mi abbracciavano e mi ringraziavano come fossi un Dio sceso in terra.”

Essendo stato lei il medico di persone che vivevano nell’assoluta povertà, è stato sorpreso delle condizioni umanitarie in cui essi si trovavano?”

“Le loro condizioni e la loro vita non erano certamente delle migliori, ma grazie a questa azienda avevano tutti un lavoro stabile che gli permetteva una vita umile, ma comunque una vita. Il problema sorgeva nelle attrezzature di cui disponevamo noi medici, erano talmente arretrate tecnologicamente che siamo stati impossibilitati a compiere moltissimi interventi che qui in Europa sono routine.”

Quindi lei cosa propone per tentare di risolvere questa situazione?”

“Beh, io vorrei sollecitare tutte le persone che leggeranno questa intervista a donare anche una piccola somma di denaro alle associazioni benefiche, perché anche una piccolissima donazione può fare la differenza.”