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Sanità in Calabria: sfatiamo il mito dell’inefficienza ospedaliera del Meridione

(L’esperienza di un padre di famiglia che da un giorno all’altro si trova catapultato all’interno della realtà del Grande Ospedale Metropolitano “Bianchi – Melacrino – Morelli” di Reggio Calabria)

Troppo spesso, al giorno d’oggi, una terra così ricca di bellezze, di menti creative, di cultura, come Reggio Calabria, viene tagliata fuori dalle Città italiane per superficialità. In tanti oggigiorno scappano dalla propria terra poichè essa “non può offrirgli nulla di buono”. Ma se non amiamo noi per primi la nostra stessa terra, chi potrà farlo? Qui voglio riportare l’esperienza di quest’uomo che si è affidato alla sanità reggina convinto della sua funzionalità e che oggi ringrazia per avergli salvato la vita.

Giorno  21 marzo 2019, a causa di un malessere, Antonio si presenta presso il pronto soccorso dell’ospedale di Reggio Calabria per essere assistito e visitato dal personale preposto. Prontamente il medico di guardia si attiva per effettuare i dovuti accertamenti clinici, individuando un problema neurologico importante.

Il paziente viene, quindi,  indirizzato al reparto di neuroradiologia per effettuare una TAC che  da subito evidenzia la presenza di un meningioma di notevoli dimensioni .

Antonio viene dunque ricoverato d’urgenza presso il reparto di neurochirurgia e sottoposto immediatamente a terapia farmacologica al fine di ridurre l’edema celebrale e nello stesso tempo vengono avviate le procedure di richiesta per ulteriori approfondimenti diagnostici (RMN con mezzo di contrasto, angiografia celebrale) per definire meglio quanto già diagnosticato.

Lo stesso giorno, il primario del reparto, Dott. Mauro Campello, si reca dal paziente e lo informa con professionalità e competenza, oltreché umanità, sulla patologia in atto ma illustra anche la risoluzione del problema, arrivato come uno “tsunami”su Antonio e la sua famiglia, indicando come unica strada percorribile un delicato intervento chirurgico.

Antonio decide di affidarsi alle cure del Dott. Mauro Campello e del suo staff medico ed infermieristico.

Le poche parole scambiate con il primario gli hanno trasmesso sicurezza e, dopo la breve conversazione, decide di farsi operare proprio lì, dai medici di quel reparto, potendo così rimanere vicino alla sua famiglia ed ai suoi amici, senza timore, avendo la certezza dell’efficienza delle cure che gli verranno quel  prestate.

Dopo accurate analisi, frutto della sinergia fra il reparto di neurochirurgia e quello di neuroradiologia, si stabilisce la data dell’intervento:  3 aprile 2019.

L’equipe di neurochirurgia e lo staff medico preposto presso le sale operatorie, procedono alla rimozione della massa tumorale. L’operazione di microchirurgia ha esito a dir poco eccellente:  la massa tumorale viene completamente asportata con grande precisione, visto l’esito post-operatorio. Dopo sette ore di intervento, il paziente viene condotto presso il reparto di rianimazione cardio-polmonare ed assistito con amorevoli cure per  ulteriori 12 ore. Qui Antonio, dopo essersi svegliato dallo stato di sedazione, come previsto dal protocollo dopo questo tipo di  interventi, viene visitato direttamente dal dottore Mauro Campello che, accertata la pronta risposta del paziente e la buona situazione generale di salute, decide di trasferirlo presso il reparto di neurochirurgia. Qui il decorso post operatorio procede senza intoppi fino alle dimissioni.

La forza ed il coraggio con cui Antonio ha affrontato l’intervento ed il post-intervento hanno sicuramente contribuito notevolmente alla sua rapida ripresa, ma tutto ciò non sarebbe stato possibile senza il lavoro eccezionale compiuto dall’equipe medica e da tutto il personale del reparto.

Tutti hanno contribuito con il loro sorriso e la loro disponibilità a rendere il ricovero in ospedale un percorso non sofferto, al contrario di come il signor Antonio si era figurato.

I pazienti non sono stati mai stati trascurati, qualche operatore sanitario era sempre lì disponibile, ognuno  era un punto di riferimento ed Antonio è convinto che  “il personale di quel reparto si comporti verso i pazienti amorevolmente come fossero tutti  “missionari”, cercando di strappare un sorriso a chi soffre”.

Immenso merito spetta al dottor Mauro Campello. Appena svegliatosi dalla sedazione, Antonio al primario del reparto di rianimazione che chiede se riconosce quell’uomo accanto a lui, senza esitazioni risponde: “Certo, è l’angelo che mi ha salvato la vita e che Dio ha voluto porre sul mio cammino” salutando così il dottor Campello.

Antonio abbraccia virtualmente tutti coloro che hanno contribuito alla sua guarigione, orgoglioso di appartenere al suolo Calabrese e desideroso di dare testimonianza sul suo caso di “buona sanità”: anche in Calabria si può tornare a sorridere dopo una tesissima partita con la sofferenza.

Grazie di vero cuore.

Sara Tarantino