Recensioni del film “Gli invisibili”

Il film “Gli invisibili” tratta l’argomento della persecuzione degli ebrei a Berlino durante la seconda guerra mondiale. La storia racconta le vite di quattro ragazzi normali, che hanno visto le loro vite stravolgersi con le leggi razziali ma che hanno coraggiosamente deciso di non arrendersi ai tedeschi ma di restare, e che, grazie all’ aiuto di amici che li hanno aiutati e nascosti, sono riusciti a resistere alla crudeltà nazista. Queste persone, allora adolescenti, entrarono in clandestinità assumendo false identità, vivendo nel continuo timore di essere scoperti, battendosi per difendere la loro vita giorno dopo giorno. Nel film c’è anche una parte di documentario dove queste stesse persone, intervistate in tempi recenti, commentano e raccontano quello che si vede nel film. I quattro protagonisti sono fra i 7000 ebrei superstiti alla fine della guerra. Questi sono ragazzi che sono stati costretti a prendersi la responsabilità delle loro vite ma che sono riusciti a cavarsela, chi in un modo chi in un altro: tingendosi i capelli, per sembrare più “ariani”, falsificando passaporti, nascondendosi forse nel posto più improbabile come la casa di un ufficiale. Altri si rifugiano da amici o affittarono camere, passando di casa in casa, e sempre col terrore di essere traditi e con la paura che la polizia entri in casa. Durante tutte queste vicende, però, i protagonisti rimangono uniti alle persone che amano, e questo li aiuta a resistere agli orrori a cui sono sottoposti. Questo film è molto profondo e credo che meriti di essere visto da tutti perché mostra realtà diverse dalla nostra, che forse neanche immaginiamo. Uomini senza più dignità, che vanno avanti solo per salvarsi la vita, ma che tutti ignorano, che trattano con l’indifferenza di una razza senza più valori: un mondo dove ognuno vive con un paraocchi blindato, in cui l’indifferenza sembra quasi un modo di vita. “Gli invisibili” rappresenta quello che vediamo, anzi che facciamo finta di non vedere tutti i giorni: dignità umana calpestata da un destino atroce e malvagio.

Stella Frascari  3B    Leonardo

 

 

Il film parla di quattro ebrei che raccontano la loro nuova vita da quando sono state emanate le leggi razziali, fatta di nascondigli, attività illegali, documenti falsi ma soprattutto fatta di speranza e allo stesso tempo paura di morire. I quattro protagonisti ormai anziani raccontano con compassione il loro passato, chiedendosi anche loro come abbiano fatto a fuggire, nascondersi e sopravvivere a quello che succedeva fuori. Molti di loro erano già convinti che ce l’avrebbero fatta, o almeno se lo erano ripromessi e ingegnandosi in mille modi, assaliti dalla paura e dal timore, hanno resistito e pregato fino all’ultimo giorno di prigionia. Tutti e quattro presentavano storie ben diverse, molto articolate nei dettagli, a partire da quella che mi ha colpito di più, ovvero la storia di Cioma Shönhaus. Esso racconta che all’età di sedici anni dovette lasciare i genitori per rimanere a Berlino fino alla fine della guerra. Dopo aver venduto tutti i suoi averi cominciò a lavorare segretamente per produrre documenti falsi ai rifugiati ebrei, ma quando il suo datore di lavoro lo avvertì di essere in pericolo e ricercato dalla Gestapo cominciò a cambiare rifugio. Quando una sera compì un atto molto coraggioso: attraversò obliquamente la Germania in bicicletta fino ad arrivare alla Svizzera. Questa decisione, presa un po’ alla sprovvista con ormai poche speranze di non venire deportato e senza un piano di riserva, l’ho trovata molto prudente ma intelligente: se non lo avessero preso in bicicletta lo avrebbero prima o poi preso nel suo nascondiglio; io, se fossi stata nei suoi panni, non avrei fatto così, probabilmente per la paura, la distanza, i bombardamenti o qualsiasi altra cosa. Io credo che quello che è successo in quegli anni non debba ripetersi mai più e che dobbiamo fare di tutto per ricordare alle prossime generazioni che l’essere umano è una cosa sola senza distinzioni e senza discriminazioni, perché siamo tutti uguali e nessuno è superiore a noi o alla nostra razza o alla nostra nazionalità; perché se così continueremo a pensare saremo sempre punto e a capo e probabilmente continueranno a esserci per sempre dei lager e non si ritroverà mai la pace. Per capire quanto sia stato sbagliato questo comportamento basta pensare a quanto queste persone innocenti abbiano sofferto senza sapere nemmeno loro il motivo; perché proprio loro che fino a poco tempo prima si ritenevano cittadini normali e liberi, ora erano lì a escogitare un modo per nascondersi dalla pazzia dell’uomo e dalla sua crudeltà. Quante vite di persone con tanta voglia di vivere, piene di sogni, di progetti e di speranze sono state tolte perché considerate inferiori. Quanta gente, oggi e forse da tanti anni, non riesce a dire qualcosa del dolore che si tiene dentro e quanta altra è riuscita a perdonare, parlare e essere forte.

Benedetta Cavrini   3B

 

 

Gli invisibili (film di Claus Räfle). Uno dei pochi film proposti da “Il film nello zaino”, che mi è veramente piaciuto. Un docufilm con i fiocchi, da guardare e capire. Dal mio punto di vista, la storia è stata spiegata bene. Il film vede un susseguirsi di realtà e fiction, senza perdere di vista la continuità del racconto. Le storie di chi è sopravvissuto (spiegate anche attraverso del testo), sono narrate saltando tra passato e presente, facendosi largo tra i ricordi delle persone. La storia seguirà le avventure di alcuni ragazzi ebrei, strappati alle loro vite e costretti alla fuga durante il Nazismo. I giorni si susseguiranno, tra il costruirsi nuove identità per continuare a vivere come persone (in quanto la tragedia del Nazismo rubava l’identità, spersonalizzando), e il timore di essere scoperti. Eugen Friede, Hanni Lévy, Cioma Schönhaus e Ruth Arndt  sono i protagonisti del racconto. Ognuno di loro si ritroverà in una situazione più che complessa, dove il saper essere invisibili, diventerà un obbligo e i passi falsi non saranno ammessi. Tutti loro dovranno imparare a essere un’altra persona, sacrificando anche pezzi di se stessi per continuare a respirare. Ci sarà chi cambiando il proprio aspetto, troverà un po’ di pace nell'oscurità delle sale cinematografiche di Berlino; chi, sfruttando la sua abilità e precisone creerà dei documenti falsi e chi fingerà di essere una vedova di guerra e si rifugerà nel più improbabile dei posti.

Federica Libardo 3B        Leonardo

 

 

Quello che abbiamo visto è un docu-film, cioè storie un po’ romanzate di persone realmente esistite. Vengono mostrate le vite di quattro ragazzi che non si sono mai incontrati, ma che avevano una cosa in comune: cercavano di nascondersi dai nazisti. A modo loro sono riusciti a salvarsi, mettendo in gioco tutto ciò che avevano, e hanno sfruttato le loro capacità per mandare avanti una vita da clandestini. Sono rimasta molto colpita dalla loro determinazione e dall’autocontrollo che hanno dimostrato in ogni situazione. Infatti non si sono fatti sopraffare dalla rabbia e dall’istinto di vendetta, sia durante che dopo quest’orribile guerra. Nel film le storie procedono parallelamente, con bruschi salti da una all’altra, e questo crea un po’ di confusione. Io l’ho interpretato come un messaggio da parte del regista, che voleva farci capire quanto la vita di allora fosse frenetica e complicata. In questo film sono riuscita ad immedesimarmi nei protagonisti, vivendo la loro storia fino in fondo, ed ho capito che quella guerra è arrivata a perdere il suo scopo iniziale, finendo per diventare lo sfogo di rabbia repressa su qualcuno. Questo succede anche adesso in molte parti del mondo, persino in Italia. La gente dovrebbe fermarsi un attimo a pensare se quella che ci pervade oggi non è la stessa paura del diverso che allora scatenò una guerra insensata. La Giornata della Memoria, in fondo, serve a questo: a ricordare che gli errori possono ripetersi, magari sotto altre forme, ma con le stesse cause.

Beatrice Baraldi  3B  Leonardo

 

Il film inizia con una presentazione di tutti i protagonisti, ovvero gli ebrei che si sono salvati dallo sterminio;  tutti questi si sono salvati non solo grazie alle proprie abilità, ma anche grazie ai tedeschi che erano contro il nazismo. Infatti nel film si vedono più ragazzi alloggiare in case dove abitavano tedeschi, cosa che gli ha permesso la sopravvivenza durante i rigidi inverni. Ciò non toglie il fatto che man mano che il film va avanti anche le altre situazioni si complicano per i protagonisti che sono quindi costretti a nascondersi sempre di più; è proprio per questo che vengono chiamati gli “invisibili”. In più questo film è molto particolare visto che è per metà film, metà documentario, genere abbastanza usato ultimamente che prende il nome di docufilm. La cosa più strana è che mi aspettavo un film sui deportati, invece poi alla fine hanno raccontato la gloriosa vita dei sopravvissuti all’inferno. Si, perché se ci si pensa bene, quando un ebreo usciva di strada, vedeva soltanto gente che lo voleva morto, gente che lo voleva far deportare per portarlo ad un futuro sconosciuto. Tuttavia la cosa più importante di questo film sono le testimonianze che ci portano questi sopravvissuti, che ci aiutano a comprendere cos’era la guerra e cosa vuol dire venir odiati da tutti.

Giacomo Felcaro 3B Leonardo

 

 

In occasione della giornata della Memoria Il film nello zaino ha proiettato il film “Gli invisibili”. Questo docu-film, ambientato in Germania, ha raccontato, attraverso delle interviste, la storia di quattro ebrei che sono sopravvissuti alla Seconda guerra mondiale. I protagonisti, come tanti altri ebrei, hanno dovuto abbandonare ogni loro desiderio di libertà, lasciando la propria abitazione, la propria famiglia e nascondendosi sempre per passare inosservati. Per riuscire a non farsi notare falsificavano i documenti oppure cercavano un qualche modo per assomigliare a un tedesco, come ad esempio tingendosi i capelli di biondo. Questo film mi ha aperto gli occhi. Non avevo mai avuto il coraggio di guardare film sulla Shoah, sono una ragazza che si impressiona con facilità e che ha sempre avuto paura di questo genere di cose. Per questo film però è stato diverso: sentivo il bisogno di conoscere ciò che era accaduto. E mi è servito molto, perché ho capito tante cose, su di loro ma anche su di noi. Ho capito che non basta un giorno su trecentosessantacinque per ricordare la strage che è accaduta, perché è davvero qualcosa di troppo tragico e disumano. Loro hanno combattuto per noi per quasi sei anni. Hanno combattuto perché in futuro non ricapitasse una cosa di questo genere, perché finalmente ci fosse una parità tra tutti gli uomini della terra e perché nessuno si sentisse inferiore agli altri. Prima di essere ebrei, tedeschi, italiani o sudafricani, noi siamo umani e questo vale per tutti: dal più lurido mendicante al più ricco imprenditore. Grazie alla determinazione degli ebrei , che hanno fatto di tutto per salvarsi e salvarci, ora esistono associazioni internazionali come l’ ONU che combatte per far sì che stragi come la Seconda guerra mondiale non accadano più. Ecco perché ci servono film come questo. Perché ci insegnano ciò che è accaduto, e noi dobbiamo imparare, e anche in fretta, per non rischiare di ripetere i medesimi errori.

Caterina Mauro 3^B                Scuola Leonardo Da Vinci

 

 

A me è piaciuto molto questo film. È fatto molto bene ed è più emozionante di altri film che abbiamo visto con altre classi. È un film che è una via di mezzo tra documentario e film che siamo abituati a vedere…ed è fatto molto bene! È un tema riguardo alla Giornata della Memoria,sulla seconda guerra mondiale. A me sono piaciuti tutti i personaggi di questo film,ovvero tutti gli ebrei,e devo dire che hanno recitato benissimo. Una cosa che mi ha colpito moltissimo è il fatto che nei campi di concentramento si uccidano milioni di ebrei. Ecco,questa frase mi ha colpito molto. Mi sono detto: MILIONI DI EBREI???? E sinceramente sono rimasto A BOCCA APERTA. Questo film parla di ebrei intervistati che raccontano come se la sono cavati durante la seconda guerra mondiale. Però,e ripeto ancora, questo film mi è piaciuto davvero MOLTO.  😉

Giosuè Buruiana  3B

 

 

Il film “ Gli invisibili “ racconta la storia di quattro ragazzi che riescono miracolosamente a nascondersi dai nazisti fino alla fine della guerra.Per farlo ognuno deve escogitare una “ strategia “ per sopravvivere: Hanni Lévy dopo essersi tinta i capelli di biondo, finge di essere tedesca, Cioma Schonhaus falsifica passaporti per altri ebrei, Eugen Frieda distribuisce volantini antigovernativi insieme ad un gruppo di ribelli e Ruth Arndt dopo essersi finta vedova va a lavorare insieme ad un amico per una famiglia tedesca. Questo film ci mostra la situazione in cui vivevano gli ebrei: il 90% veniva deportato mentre gli altri si nascondevano e cercavano in tutti i modi possibili di non farsi scoprire: essere riconosciuti avrebbe significato la morte. Possiamo dire che è un “docufilm “ perché alle scene recitate dagli attori si alternano piccole riprese di quei tempi e momenti in cui i protagonisti (esistiti veramente)  oggi raccontano la loro storia facendoci capire meglio ciò che stiamo vedendo. Il titolo è adeguato al tema trattato, perché dopo essere spariti dalla circolazione, dopo aver cambiato identità , sono diventati invisibili agli occhi di tutti. Ma c è anche un secondo significato: queste sono le storie di quattro ebrei tra tanti, che erano nelle stesse condizioni e che forse non hanno avuto la stessa fortuna. Sono tutti invisibili, sia i deportati nei campi di concentramento, sia quelli che si nascondono: nessuno sa dove si trovino o come si chiamino, sono dei numeri tra milioni. Ancora oggi non se ne parla abbastanza, i campi di sterminio ci sono ancora in giro per il mondo, in guerre spesso dimenticate, ma a nessuno importa tanto sono solo persone innocenti che per la loro cultura o religione vengono uccise ogni giorno, forse anche per divertimento… Il film fa capire molte cose, mi ha fatto riflettere sulla fortuna che abbiamo noi ad essere liberi , a non avere ogni giorno paura di morire. E’ uno dei film più belli che abbia mai visto, perché ci racconta storie vere di persone che sono sopravvissute durante uno dei capitoli più bui della storia. Se dovessi dire qual è il messaggio che ci ha trasmesso, lo riassumerei con due semplici parole: “Non dimenticare”.

Aurora Naldi 3B      Leonardo