Special Olympics: un’esperienza vincente!

Sport. Questa parola ha molti significati: sudore, fatica, amicizia, amore, soddisfazione e anche delusioni.

Le persone che praticano sport ogni giorno conoscono i sacrifici che devono affrontare per raggiungere un particolare obiettivo. Il ruolo più significativo che assume lo sport nella società consiste nella felicità con cui le persone si integrano con altre e si formano nuove amicizie. L’aspetto più interessante è che lo sport è aperto a tutti e non chiude le porte alle persone disabili, anzi, le accoglie a braccia aperte.

Grazie alla testimonianza che ho ricevuto in classe ascoltando la professoressa Patri, che si occupa di organizzare alcune manifestazioni sportive nella nostra scuola, ho acquisito più informazioni sulla relazione tra i ragazzi con problemi e lo sport.

Negli anni Settanta in Italia nasce la fondazione “Special Olympics”, che si occupa di organizzare gare per ragazzi con disturbi intellettivi. Questi giochi consistono nell’eseguire percorsi ed esercizi affiancati da dei partner, ovvero volontari che accompagnano i ragazzi nelle gare. Se il maestro non lo aiuta, l’atleta otterrà più punti per essersi ricordato a memoria l’esercizio, che richiede un grande impegno.

In queste gare ci sono tanti sport, ma non tutti; ad esempio nella ginnastica artistica i ragazzi hanno qualche difficoltà nell’eseguire la capriola. I partner sono un aiuto fondamentale per gli atleti, perché li sostengono sempre.  L’aspetto più importante di queste gare non è vincere e tornare a casa con una medaglia, ma conoscere persone di tutto il mondo, un nuovo modo per raggiungere con soddisfazione gli esercizi che per noi possono apparire banali, mentre per qualcuno riuscire a svolgerli è una grande vittoria. Nel caso dei campionati internazionali, come quello mondiale che si è svolto nel marzo 2019 ad Abu Dhabi, c’è anche l’opportunità di conoscere persone da tutto il mondo.

In tutto questo c’è molta felicità, amore e spesso lacrime, come ha raccontato la professoressa, infatti molte persone si commuovono nel vedere questi ragazzi arrivare sul podio sorridendo. Dall’altra parte ci sono anche i genitori, fieri dei propri bambini, ma il loro pensiero più grande talvolta è questo: quando non ci saranno più, chi si occuperà dei loro figli? Queste gare sono anche un modo per conoscere molte persone e magari qualcuno da chiamare per chiedere un aiuto in futuro.

A giugno potrò vivere questa esperienza attraverso i miei occhi con la mia classe nella nostra scuola e riuscirò a immedesimarmi di più in questi ragazzi e a conoscerli meglio.

 

Beatrice Carta, III A