- Bufalino, col suo tratto gentile e fine, l’esperienza ha ricordato
e tutto quanto ci ha raccontato:
visi, luoghi, mestieri
scomparsi proprio l’altro ieri!
Lavorava “u scucciarinu”
iniziando di buon mattino,
adocchiando e scorticando cani
lavorando sempre con il sudore delle sue mani;
a casa ritornando
qualche spicciolo per i suoi andava portando.
Comiso, di sera, come a festa illuminata,
da sempre è stata:
vi era “u lampiunaru”, che all’imbrunire, come per incanto,
i lumi faceva apparire,
che, poi, all’alba, ad uno ad uno, per magia facea
scomparire!
Per non parlare
dei luoghi, a cui ci hai fatto ripensare,
stupendi e magnifici,
come, Bufalino, tu dici.
“Luogo di lupi e di inverni
era quello dei vanchiteddi”,
ove, vicino a dei torrenti
vi sbattevan sempre i venti.
“U munnizzaru” vi era pure,
con per amici “delle piccole creature”:
brutto odore emanava,
ma ogni giorno lavorava
e a casa ai suoi il pane portava.
A te, oh dolce vate Bufalino, questa poesia voglio dedicare
perché tutta Comiso nei secoli hai fatto ricordare!
Rosario Massari II C Liceo Scientifico – Istituto “G. Carducci” – Comiso (RG)