La plastica: un materiale a doppio taglio

La plastica ha da molti anni acquisito una grande notorietà e, senz’altro, utilità in ambiti quotidiani sia casalinghi che industriali.
Non è a caso: infatti, questa possiede caratteristiche che la rendono unica nel suo genere. Dalla grande resistenza, nonostante la malleabilità, alla capacità di impermeabilità. Tuttavia, l’uso che l’uomo ne sta facendo risulta sempre meno saggio: il “costo” per la produzione e uso della plastica sta mutando inevitabilmente in un grosso danno ambientale. La plastica si deteriora nell’arco di, circa, mille anni lasciando la tossicità di un materiare petrolchimico nella flora.
Sorge prontamente un dubbio: possiamo, nonostante tutto, sfruttare ancora tale materiale e ridurre le conseguenze sull’ecosisistema? Esiste, in caso contrario, una soluzione valida?
Come espresso in precedenza, la plastica in sé rappresenta una risorsa utile, ma non la si maneggia nella giusta maniera. Non è tanto la plastica ad essere il pericolo, quanto l’uomo che non avverte una  esponsabilità nella quantità d’uso.
Come sostengono più studiosi e movimenti ecologici, bisognerebbe ridurre l’uso delle plastiche e spronare
maggiormente le nazioni ad un economia circolare, al fine di abbandonare quella dell’”usa e getta”.
Con la prima soluzione infatti, il prodotto usato non rappresenterà più uno scarto, ma verrà riutilizzato per la produzione di un nuovo eco-prodotto. Si tratta di sensibilizzare le persone ad un impiego minore o più cosciente di ciٍò che gli appartiene. Così fa Greta Thunberg, attivista svedese per il cambiamento climatico, la quale promuove, inoltre, l’utilizzo di sostanze plastiche innovative inventate in questi anni. Si potrebbe considerare l’idea mantenendone una versatilità non minore.
La NatureWorks Ingeo ha, ad esempio, creato una nuova plastica (Il PLA, Acido Polilattico) completamente
biodegradabile derivata dalla trasformazione degli zuccheri presenti in mais, barbabietola, canna da zucchero e altri materiali naturali e rinnovabili e non derivati dal petrolio. Dalla loro decomposizione si può ricavare, inoltre, fertilizzante per il terreno.
In conclusione, per quanto l’uomo possa sfruttare risorse nuove ed utili, necessita di una conoscenza maggiore di ciò che adopera.

Silvio Reitano
3B S.a