INTERVISTA IMMAGINARIA A PIERA SONNINO

Piera Sonnino

testo di Caterina Guglielmini redazione di Sturlanews

Oggi, 12 maggio 1955, per me, è un giorno davvero speciale ,perché avrò l’onore di conoscere nella sua abitazione una ragazza straordinaria che ha combattuto, in quanto ebrea, la sua battaglia per la sopravvivenza nei lager nazisti, sopravvivendo all’Olocausto : Piera Sonnino.

Io “Salve Piera, come prima domanda volevo chiederle se ci può parlare della sua famiglia, dei suoi genitori e fratelli “.
Piera “Certo, mia madre, Giorgina Milani, era un’ insegnante ed era anche molto brava a suonare il piano. A volte, mi sembra ancora di sentire il dolce suono delle sue dita sui tasti bianchi e neri del suo piano. Mio padre, Ettore Sonnino, era un commerciante e rappresentante di commercio. Avevo cinque fratelli, Paolo, laureato in economia e commercio, Roberto ,che a 15 anni sospese gli studi per lavorare, Maria Luisa, l’unica che mantenne l’impiego quando eravamo a Sanpierdicanne,vicino a Chiavari, e Bice”.
Nel nominare Bice, la signora Piera abbassò il suo viso e ci fu un attimo di silenzio, nel quale mi sentii avvolta da una nuvola di tristezza e capii forse cosa si può provare ad aver perso tutta la famiglia. “L’ultimo era Giorgio che trascorse gli ultimi mesi della sua vita, prima dell’arresto, chiuso nel no- stro appartamento”.

Io “Piera lei ha detto che suo fratello Roberto ha iniziato a lavorare a 15 anni, abbandonando gli studi. Questo mi fa pensare che non eravate messi bene a denaro giusto? “
Piera “sì, mio padre aveva assunto la gestione di un negozio, ma gli affari andavano male , così, a vol- te, per cena, mangiavamo un gelato offerto dal vecchio avvocato Fontana, in piazza Manin. Per met- tere insieme più soldi, i miei fratelli dovettero lavorare : Paolo alle Assicurazioni Generali Venezia, Roberto all’INA e Maria Luisa al monopolio banane. Bice e Giorgio studiavamo. Nel 1938, a causa delle leggi razziali, licenziarono i miei fratelli e ci cacciarono da scuola.”

Io “Qual è la data precisa della vostra cattura e perché avvenne?” Piera “Prima una premessa, io dovetti denunciare un furto e il giorno dopo la notizia finì sul giornale con tutti i miei dati personali, tra cui il mio vero cognome . Era il 12 ottobre del 1944, quando fummo arrestati. Qualcuno fece la spia.”

Io “Grazie al nostro prof delle medie ,ho conosciuto la sua biografia e mi sono appassionata alla sua storia.Le volevo fare ancora un’ultima domanda un po’ scomoda forse, come fu l’arrivo al lager?”
Piera “Sono stati i giorni più brutti della mia vita.Ci fecero stare una settimana rinchiusi e poi ,un giorno, ci misero in un camion che ci portò nel lager polacco di Auschwitz . Era il 23 ottobre del 1944.Arrivati lì , ci divisero tra vecchi e giovani ,ragazzi e ragazze e bambini.Di 186 persone,137 finirono subito nella camera a gas. Ci consigliarono ,per non far capire i nazisti che avevamo problemi di salute, di togliere tutte le bende e le fasciature. Io mi tolsi la benda che avevo al piede e consigliai a mio padre di levare il gesso alla spalla,ma lui non volle. Paolo fu il primo a morire, perché dichiarò di avere avuto la pleurite.I miei geni-tori furono uccisi subito dopo a Birkenau, insieme a Paolo ,nelle camere a gas. Il mese successivo uccisero Roberto e Giorgio. A me alle mie sorelle diedero da mangiare il quarto giorno, dopo la rasatura e la doccia, e ci incisero il numero identificativo sul braccio. Ci trasferirono in seguito a Belsen,dove ci fecero stare per un mese, dopo ci portarono a Braunschweig, dove Maria Luisa fu uccisa. Con la morte di nostra sorella ,Bice che stava già male di salute, peggiorò e morì.Io poi fui trasferita a Bendorf, dove mi si ruppero gli occhiali. Il 17 maggio del 1945 mi liberarono. Mio zio ,Flavio Sonnino, mi accolte e mi fece curare.”

Io “Grazie mille Piera, mi ha fatto piangere questa storia, mi commuoverà sempre, anche se ormai la so a memoria, Arrivederci.”
Piera “Mi hai fatto rivivere momenti cupi, ma è bello che il mondo sappia cosa hanno fatto i nazisti. Grazie e arrivederci.”.

Presi il foglio con la mia intervista e andai via. Subito dopo mi svegliai. Era stato solo un sogno.