• Home
  • Blog
  • Articoli
  • LA CINEMATOGRAFIA A SCUOLA: DUE SOGGETTI DEGLI ALUNNI DEL MAZZOTTI

LA CINEMATOGRAFIA A SCUOLA: DUE SOGGETTI DEGLI ALUNNI DEL MAZZOTTI

Il progetto Vincenzoni Scuola, legato al Concorso Vincenzoni per soggetti cinematografici e musiche da film e coordinato per il “Mazzotti” dai Proff. Brunetta, Milan e Mulato, ha visto l’impegno di una decina di studenti delle classi quarte e quinte per la realizzazione di due soggetti cinematografici, in gara con altri due istituti di Treviso. Li pubblichiamo per voi.

 

QUELLI CHE CORRONO

Un uomo, visibilmente agitato, sta correndo. Probabilmente sta scappando. È inseguito da un membro del GCP (Gruppo Controllo Permanente), è spaventato e cerca disperatamente di trovare un nascondiglio. Un calendario segna la data del 16 aprile 2034. Lorenzo si sveglia
turbato e la sveglia impostata alle 6 comincia a suonare; con la mano svogliata Lorenzo la spegne. Intanto, fuori dalla finestra, si iniziano a vedere i primi Difrettosi per la strada. Lorenzo, alzatosi dal letto in una casa vuota, afferra la penna vicino al calendario e
fa una grossa croce sul giorno 16. Il suo orologio indica le 6:06 e frettolosamente esce di casa. Chiude il portone alle sue spalle e dopo un momento di esitazione, mentre imposta il timer di 24 minuti, inizia a correre. 24 minuti perché è la durata del percorso da casa sua al
suo ufficio, dove lavora come impiegato dello Stato per la Sezione Controlli. Ogni impiegato è tenuto a rispettare rigorosamente la propria tabella oraria poiché viene eseguito un controllo attraverso un rigido sistema di rilevazione delle presenze. Lorenzo, alle 6:30, è già in ufficio.
Prende posto alla sua scrivania e inizia a lavorare al computer. 45 giorni prima la sveglia di Giacomo comincia a suonare. Come ogni mattina, fatica a svegliarsi e, dopo essersi alzato pesantemente, rimane seduto sul bordo del letto ad osservare la sua chitarra scura, scheggiata e logorata dal tempo, ma che per lui sarebbe per sempre rimasta la più bella. Come d’abitudine, prepara il caffè ai genitori e i tre fanno colazione insieme. Una notizia al telegiornale spezza il silenzio della cucina: un comunicato annuncia un nuovo programma denominato FPG (Fretta Per Guadagno), approvato dal governo, che prevede controlli su una società estremamente organizzata, costituita da uomini ordinati e precisi, il cui unico scopo consiste nel lavoro e nel controllo maniacale del tempo, attraverso un timer che verrà consegnato anche a donne e ragazzi.
Alle donne verrà proibito l’esercizio di un lavoro considerato troppo pesante o complesso per una mente femminile, e verranno definiti in un apposito elenco i mestieri concessi. Allo stesso modo, verrà creata una lista di impieghi proibiti agli uomini.
Per i ragazzi verrà trasformato il sistema scolastico, assieme ai libri di testo e alle modalità d’insegnamento.
Inoltre nessuno potrà dedicarsi ad attività al di fuori dell’ambito scolastico e lavorativo, o a tutto ciò che non frutterà un guadagno per lo stato o genererà sviluppo tecnologico ed economico. Verranno, infatti, eliminate le materie scolastiche considerate ormai inutili e i negozi che vendono al pubblico oggetti o mezzi che possano causare distrazione all’individuo, ad esempio giocattoli, strumenti musicali e alcune categorie di libri.
La famiglia di Lorenzo, purtroppo, non viene a conoscenza dell’intera legge: dopo qualche parola del giornalista egli spegne la tv, forse perché angosciato e turbato da una notizia così radicale ed insulsa, oppure per semplice abitudine a bugie e trovate propagandistiche dello
stato, sempre più ricorrenti, e decide di non rovinarsi la mattinata.
La famiglia, perplessa ma ignara delle disposizioni contenute nel nuovo programma e delle loro conseguenze, continua la propria giornata.
Lorenzo arriva al lavoro con tre minuti di ritardo e la segretaria gli consegna il suo timer.
Si ferma per qualche secondo ad osservare l’arnese con sdegno ed insicurezza, ma quel momento di riflessione non dura a lungo. In quei pochi istanti riesce solamente a pensare alla propria famiglia, e, se rincorrere un tempo prefissato diventa l’unico sistema per non perdere il lavoro, decide che è bene seguirlo. Lo stesso oggetto viene consegnato a Giacomo che, disorientato, fatica fin da subito a stare al passo con i tempi.
Sulla strada di casa, i suoi passi sono scanditi dal suono fastidioso che emettono i timer delle persone attorno a lui. La maggior parte di esse gli appariva ormai sedotta da uno stile di vita così gelido ed inflessibile, concentrata a tal punto da non notare cosa stesse accadendo davanti ai propri occhi. Negozi chiusi, svuotati o da rinnovare, accompagnati da cartelli, scatoloni e grossi camion.
A dir la verità, qualcuno riusciva a notare la situazione, ma qualche momento di distrazione era sufficiente a fargli riprendere in modo ancora più pressante la propria maniacale corsa contro il tempo, mosso dalla paura di perdere lavoro e denaro. Una volta entrato in casa, Giacomo appoggia velocemente lo zaino, accende la tv e si appoggia stanco al tavolo della cucina. Il telegiornale informa di un uomo arrestato dopo essere stato trovato a suonare il violino in un angolo della città, com’era sua abitudine fare per ricavare qualche moneta. La sua pena consisterà in un vaccino, capace di oscurare le emozioni e provocare al soggetto una sorta di amnesia, eliminando i ricordi più cari.
Lorenzo ignora la portata della situazione fino a quando viene a conoscenza dell’arresto e della conseguente vaccinazione di un suo collega, causati da una semplice battuta,  considerata atto di insubordinazione nei confronti del nuovo regime. Di fronte a tale notizia l’uomo decide di tacere, reprimendo la propria inquietudine ed angoscia, convinto di proteggere così i suoi cari.
Con il rapido affermarsi della nuova politica, la famiglia ha sempre meno tempo da trascorrere insieme. Il loro rapporto muta velocemente, diventando sempre più freddo e distante. Più di tutti, Giacomo avverte un forte indifferenza da parte dei suoi
genitori. Ha la sensazione di vivere con due estranei: due sconosciuti con cui non c’è più tempo per scambiare una parola o uno sguardo. Un pomeriggio la madre di Giacomo si presenta al lavoro stanca a causa delle poche ore di riposo. Senza pensare alle possibili conseguenze, fa fare un disegno ai bambini del reparto pediatria nell’ospedale in cui lavora come infermiera. Secondo la nuova riforma, ogni forma d’arte o creatività era stata proibita oppure sottoposta a rigide eccezioni. Attraverso delle telecamere posizionate in ogni angolo della città, la scoprono e viene arrestata.
Giacomo si sente consumato come la chitarra che non può più suonare.
Distrutto dall’arresto di sua madre, dal disinteresse del padre e controllato dal dominio di una società che ritiene sbagliata e crudele, non riesce a rimanere al passo con il timer, e anche lui viene messo agli arresti. Tutto ciò di fronte al padre, che, apparentemente indifferente, evita di reagire per non essere a sua volta vaccinato, e potere, così, mantenere vivi i suoi ricordi, piegandosi alla volontà del partito.

 

FORSE UN PO’ MENO SOLI

Roberto non era mai andato da uno psicologo. Prima di lui c’era un’altra persona dentro allo studio. Camminava su e giù per lo stretto corridoio, che gli ricordava la sua cella, se non fosse stato per i libri e titoli di studio incorniciati. Erano quasi le cinque e la seduta stava per terminare. “Ti va di cominciare a scrivere un diario?”, chiese lo psicologo. Roberto annuì quasi obbligatoriamente. Tornando a casa nella sua vecchia periferia, notò una ragazza seduta
su una panchina. Aveva uno sguardo attento e costantemente in allerta. Mentre giocava ripetutamente con una ciocca di capelli, i suoi occhi sembravano studiare ogni piccolo particolare attorno a lei. Roberto osservò il suo strano comportamento per qualche secondo,
dopodiché afferrò le chiavi del portone. Un semplice gesto come entrare in casa era diventato bizzarro. Non era più abituato a vivere immerso in così tanto spazio. Le stanze gli sembravano vuote, nonostante le dimensioni ridotte del suo appartamento.
Una cosa gli era mancata tremendamente: la notte. In carcere aveva rigidi orari da rispettare, e rimanere sveglio fino all’alba era ormai un lontano desiderio. Pensò che la notte fosse il momento migliore per riempire le pagine del diario. Risultò molto più difficile di quanto credesse: ogni riga che provava a scrivere era seguita da una cancellatura frenetica.
All’improvviso, dei rumori e delle voci provenienti dal parco spezzarono il silenzio della sua camera. Si affacciò alla finestra e vide quattro ragazzi scontrarsi tra di loro. Inizialmente non diede troppa importanza alla situazione, fino a quando non cominciarono ad aumentare le voci e gli schiamazzi; così urlò ai ragazzi di fare silenzio. “Non rompere i coglioni”, disse uno di loro e, subito dopo, uno dei suoi amici riconobbe Roberto e disse agli altri che era l’uomo appena uscito dal carcere dopo 13 anni. A quel punto Roberto, dominato dalla rabbia, prese un coltello dalla cucina e nel momento in cui comparve sulla porta, vide che tre dei ragazzi stavano già scappando impauriti. Stava per rientrare, quando notò che una ragazza era rimasta impietrita mentre cercava di tamponarsi il naso sanguinante.
“Ma che guardi?”, chiese la ragazza con tono scocciato. L’uomo stava per andarsene quando venne fermato dalla richiesta della ragazza: “Hai del ghiaccio?”.
Roberto l’accompagnò fino alla cucina. “Quando hai finito, vattene e chiudi la porta”.
Il giorno dopo Roberto si svegliò e notò che la ragazza stava dormendo sul divano,
usando la sua enorme giacca logorata come coperta.
Mentre cercava di svegliarla, notò che dalla tasca del giaccone spuntava una busta con all’interno una sostanza a lui familiare. Dopo qualche momento di dubbio, decise di svuotarne il contenuto nel water e di cacciare la ragazza una volta per tutte.
Dopo qualche ora qualcuno bussò violentemente alla porta. La testa di Roberto si riempì di domande. Si avviò verso la porta con timore: poteva essere un poliziotto oppure qualche suo vecchio collega che aveva saputo della sua scarcerazione.
“Quella roba dovevo venderla!” urlò la ragazza, che entrò in casa bruscamente.
Cominciò a cercare ovunque, mettendo sottosopra mobili e cassetti. “L’ho buttata”, disse Roberto. “Se non la riporto, non so cosa possano farmi. O mi paghi, o rimango
qua.” “Non ho abbastanza soldi per pagarti”.
“Allora questo sarà il mio letto”, rispose la ragazza sedendosi sul divano. Roberto si mise a riflettere guardandosi attorno, e accettò. La settimana successiva, come richiesto, andò alla seconda seduta. Roberto consegnò il suo diario allo psicologo, dove aveva scritto di
aver conosciuto una ragazza, di nome Dharma. Lo psicologo gli chiese di raccontare di lei e, a quel punto, Roberto si rese conto che non poteva rivelare la sua vera identità, e decise
di fingere. Dharma in quel momento non era altro che una maestra di inglese delle scuole elementari. Quando tornò a casa, Dharma gli chiese come fosse andata la seduta. In
quel momento cominciarono a raccontarsi il loro oscuro passato. Roberto rimase meravigliato da quanto la vita della ragazza rispecchiasse la sua gioventù, interrotta bruscamente dall’errore che lo aveva portato al carcere. Questa conversazione li unì: Dharma vide in lui un modello per dare una svolta alla sua vita, mentre Roberto, che si sentiva responsabile di lei, si accorse di volerla proteggere dagli sbagli che lui stesso aveva commesso. Non sapevano dove avrebbe portato questa strana amicizia, ma c’erano tutti gli elementi perché fosse una cosa buona per le vite di entrambi.

AUTORI
Barea Michele – 4B
Chisso Anna – 4D
Estipular Romeo Alyssa – 4D
Gobbo Genesis Angela – 4D
Milani Samira – 4D
Povelato Elisabetta – 4I
Verde Salvatore – 5G
Zanetti Sofia – 5A