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Payload del Falcon 9 sopra i nostri occhi la mattina del 7 gennaio

Il 7 gennaio 2020 la compagnia statunitense “SpaceX” ha effettuato il suo primo lancio dell’anno che vede come protagonista uno dei loro “Falcon 9”. Si tratta di  un razzo pensato e prodotto dalla compagnia stessa capace di riatterrare sulla Terra, una volta compiuto il suo obiettivo. Si vuole, infatti, utilizzare gli stessi razzi il più possibile, così da ridurre il costo per lancio in visione di un futuro utilizzo pubblico di questi. 

In questo caso parliamo della terza volta che lo stesso razzo effettua un lancio con un unico obiettivo: inviare 60 satelliti in orbita per ogni lancio, per mandare avanti il progetto “StarLink”: un progetto accettato dalla FCC che nel giro di qualche anno vuole creare una rete di circa 12 mila di satelliti attorno al nostro pianeta. Questi satelliti sono più economici dei loro predecessori e, grazie al sistema di lancio precedentemente citato, sono anche più economici da mandare in orbita; ciononostante possiedono una tecnologia avanzata che sfrutta dei laser che, come la fibra ottica, utilizza la luce per trasmettere da satellite in satellite le informazioni e quindi di connettere tutto il mondo, considerando il numero totale di satelliti. La vera novità qui è che nella comune fibra ottica la luce ha un decremento di velocità dovuto al mezzo in cui si trasmette (vetro), invece muovendosi di satellite in satellite nello spazio non avrebbe nessun rallentamento considerevole potendosi così muovere alla sua velocità costante di 299 792 458 m/s. questo ovviamente porterà a latenze molto più basse e velocità altissime disponibili a cosi in tutto il mondo a basso costo, anche dove finora internet non è mai nemmeno stato disponibile.

Questo progetto dovrebbe portare nel lungo termine ad un incremento spaventoso del fatturato annuo della SpaceX, che verrà investito nel loro progetto principale, quello di portarci su Marte.

Come detto, questo è stato il terzo lancio per la missione StarLink, il primo e il secondo invece sono avvenuti rispettivamente a maggio e a novembre 2019, arrivando così ad un totale attuale di 180 satelliti.

Ogni missione parte dal complesso di lancio 40 “SLC-40” situato a Cape Canaveral in Florida e a pochi chilometri da quella costa si trova la base di atterraggio in acqua per il ritorno del Falcon 9, quindi noi effettivamente non vediamo nel nostro cielo il razzo ma, come è successo verso le 4 del mattino del giorno 7 gennaio 2020, possiamo vedere il payload di questo, cioè il carico utile contenente i satelliti da posizionare in orbita. Certe volte basta alzare lo sguardo per prendere parte a missioni spaziali che per molte persone sembrano essere lontane e riducibili a fantascienza.

Mattia Platania, III B sa