Torniamo sulla Luna per andare su Marte

In quale modo l’umanità sta scrivendo un nuovo capitolo del viaggio spaziale

Di Lorenzo Riccardi

È ormai passato quasi mezzo secolo da quando l’uomo ha posato per l’ultima volta piede sul suolo lunare (più precisamente nel 1972). Il motivo dell’abbandono delle spedizioni lunari fu determinato dalla ripetitività del suolo e dalla mancanza di materiale per nuove scoperte. È stato negli ultimi anni, con la corsa allo spazio extra-lunare capitanata da Elon Musk, che si è riacceso nella Luna un barlume di interesse e una possibile soluzione ai problemi che frenano la corsa alla conquista di Marte. Infatti la Luna, avendo una forza gravitazionale molto più bassa della Terra, rende più facile l’uscita dei razzi dalla sua orbita; risolvendo l’ostacolo che più di tutto frena la corsa allo spazio: il carburante per uscire dall’orbita terrestre. La Nasa ha quindi annunciato pubblicamente lo scorso anno l’intenzione di ritornare sulla Luna per costruirci una base permanente con un funzionamento molto simile a quelle situate in Antartide. L’uso effettivo di questa stazione non è uno solo ma ben due: abituare gli astronauti ad una vita extra-terrestre e creare una base permanente dove costruire razzi per poi spedirli nello spazio profondo dalla Luna stessa.

È molto difficile da credere ma per via del suolo marziano molto radioattivo e dalle frequenti tempeste di sabbia è molto più probabile la vita sul nostro stesso satellite naturale più che sul nostro vicino rosso. Sono già state programmate le prime tre missioni di questo nuovo capitolo dell’umanità, i loro nomi sono: Artemis I, Artemis II e Artemis III che partiranno rispettivamente nel 2020, nel 2022 e nel 2024. Le prime due non toccheranno il suolo lunare e inoltre la prima neanche prevede la presenza di un equipaggio. La Nasa torna dunque ai tempi delle missioni Apollo creando una serie di spedizioni gemelle che gettano le fondamenta per le missioni successive, e come ha già dichiarato la stessa compagnia: “Andiamo sulla Luna per prepararci a Marte”.