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La catastrofe dietro agli incendi: una realtà ignorata che alza la voce

Ciò che sta avvenendo in Australia impone una seria riflessione per tutti noi, perché – come scrisse nel 2007 lo scienziato Mark Lynas – tra la vita e la morte ci sono solo 6 gradi…

di Elena Ranocchia

Quello predetto dalla scienza e che i giovani di oggi temono è uno scenario apocalittico di cui gli incendi che attualmente distruggono le foreste non sono che un piccolo assaggio. E così rimane aperta la lotta  tra i grandi negazionisti al potere e coloro che difendono il futuro della Terra

Alle cause di distruzione delle foreste, oltre alla deforestazione, all’allevamento e alle coltivazioni, c’è da aggiungere che quest’anno, come conseguenza del riscaldamento globale, sono aumentati notevolmente anche gli incendi, che – oltre ad essere stati favoriti dall’aumento delle temperature medie dell’ultimo decennio – sono stati alimentati anche dalle politiche anti-ambientaliste

Caso ben noto è quello della Foresta amazzonica, dove gli incendi si sono propagati senza essere fermati in alcun modo dal presidente del Brasile Bolsonaro, che era solito accusare le stesse associazioni in difesa della foresta pluviale più grande del mondo. Dei suoi  4 milioni di km di estensione sempre in riduzione, infatti, solo al termine del 2019 il “polmone verde” della Terra ha perso 12 milioni di ettari

La nostra ultima estate è stata classificata dagli esperti come una delle più catastrofiche per tale motivo, ma mentre nell’emisfero boreale l’estate è finita, l’emisfero australe è appena entrato nella stagione più calda e arida che abbia mai riscontrato

In Australia la situazione sembrerebbe analoga a quella della foresta dell’Amazzonia, se non fosse che i dati registrati nelle ultime settimane sono molto più allarmanti: secondo l’associazione onlus WWF, 480 milioni è il numero di animali scomparsi, tra cui troviamo la specie dei koala, che già da tempo erano stati dichiarati funzionalmente estinti, di cui si è perso invece il 95% degli esemplari. Ma lo scalpore tra i cittadini è aumentato quando, alle solite perdite animali, si sono aggiunte quelle umane: almeno 25 persone sono morte

Per il momento 1.588 case sono state distrutte, 653 danneggiate, 450 abitazioni incenerite, con numeri sempre in aumento. Anche qui le cause sembrano essere di entrambi i tipi: alcuni incendi risultano essere dolosi, e sono già sospettate 180 persone oltre alle arrestate 24, ma altri sembrano essere anche incrementati dagli effetti del riscaldamento globale

Quando nel 2007 lo scienziato inglese Mark Lynas pubblicò il suo libro “Six degrees could change the world” il cambiamento climatico non era un tema di discussione molto frequente, ma conosciuto dai pochi che avevano voglia e curiosità di documentarsi. All’epoca egli aveva già predetto i luoghi del pianeta che sarebbero diventati invivibili e aridi a causa dell’aumento delle temperature medie, e tra questi non mancava di certo l’Australia, che con un aumento della temperatura media di 6 gradi, sarebbe diventata, secondo lo scrittore, una terra completamente invivibile

Lo scenario peggiore descritto nel saggio, infatti, sarebbe stato quello di un pianeta devastato da grandi incendi, siccità, fenomeni atmosferici di intensità inaudita. Lynas fu condannato a non essere ascoltato dalla maggior parte della società, come una Cassandra del nostro secolo, perché le sue idee sembravano troppo lontane e irrealizzabili

Ciò che prediceva Lynas è ciò per cui oggi anche i giovani non vengono ascoltati, destinati, come la profetessa mitologica, a mettere in guardia la società e ad essere ignorati dai governi che continuano ad essere “ciechi”, come direbbe lo scrittore indiano Amitav Gosh, di fronte alla catastrofe incombente. E proprio in virtù di ciò, infatti, il primo ministro dell’Australia, davanti alle fiamme, continua a negare l’esistenza del riscaldamento globale, e piuttosto preferisce l’uccisione di 10 mila cammelli nella regione, “responsabili” di privare il territorio dell’acqua sempre più in carenza