“Nel regno di Psiche”, una fiaba su Freud

di Federica Sciangula e Martina Campardo, con il supporto del gruppo di lavoro della classe 2° I Scienze umane (Giorgia Masiero, Giorgia Santi e Irene Violanti); disegno di Ginevra D’Agostino

C’era una volta, nel regno di Psiche, un re che aveva due figli molto viziati: Es e Super-io. Un giorno i due figli chiesero al padre di poter avere uno schiavo che soddisfacesse tutti i loro bisogni. Il padre li accontentò, a patto che smettessero di litigare.

Così lo schiavo Io si trovò a dover accontentare i due fratelli litigiosi. Il lavoro era molto faticoso perché per accontentare Es, Io doveva scontentare Super-io e viceversa.

Un giorno, esausto e stremato, Io decise di prendersi una pausa e di uscire fuori dal regno. Mentre si trovava al mercato, si accorse di una giovane fanciulla in difficoltà con la spesa, così da bravo gentiluomo l’aiutò e la riaccompagnò a casa.

Nel tragitto i due si conobbero e Io scoprì che il nome di quella giovane fanciulla era Ester. Ad un tratto lo schiavo si accorse che doveva fare ritorno al regno e si accordarono per rivedersi il giorno successivo.

Quando tornò al regno era molto tardi, camminò silenziosamente nella speranza di non essere visto da nessuno, ma all’improvviso sbucò Es e Io, non sapendo come giustificarsi, incominciò a balbettare. Allora Es, capendo la situazione, lo tranquillizzò dicendogli che lo avrebbe coperto in cambio di un appoggio durante le discussioni col fratello.

Nei giorni successivi Ester e Io continuarono a vedersi; Es continuò a coprire Io che rientrava sempre tardi. Quando una sera, mentre Io tornava al regno, nella corsa, ruppe un vaso il quale causò un frastuono che lo fece scoprire da Super-io che, sempre rispettoso delle regole , si arrabbiò molto con lui.

Io cercò di giustificarsi, ma non riuscì a dire niente, paralizzato dai sensi di colpa. Es, accorgendosi della situazione, andò in suo soccorso cercando di aiutarlo, ma suo fratello non lo fece parlare. Così Super-io si diresse subito dal padre per riferirgli quanto successo. Il re, una volta venuto a conoscenza di quanto accaduto, si arrabbiò molto e minacciò Io di mandarlo in prigione, se non avesse risolto la situazione.

Finale 1 – Equilibrio Precario

Così Io, molto preoccupato, dalla situazione decise di farsi aiutare da Ester a ricostruire il vaso che aveva accidentalmente rotto. Lei, essendo esperta nella lavorazione della ceramica, lo aiutò a ripararlo.

Il re, soddisfatto del loro impegno, decise di ospitare anche Ester nel suo palazzo e lasciare che Io vivesse con la sua compagna e allo stesso tempo continuasse a prendersi cura dei figli del re. Anche Ester gli richiedeva del tempo, ma le chiacchierate con lei lo aiutavano a capire come porre dei limiti ai due fanciulli, e a come gestirli meglio quando facevano i capricci.

Finale 2 – Psicosi

Io era molto preoccupato per la situazione in preda all’angoscia decise di non chiedere aiuto ad Ester, e si recò dal re per supplicarlo di perdonarlo per l’accaduto. Il re decise di chiuderlo nel castello per occuparsi dei suoi figli, e gli vietò di uscire fino a quando non avesse riparato al danno.

Io era molto dispiaciuto perché non avrebbe più potuto vedere Ester, e alla fine dovette accettare ciò che il re gli aveva imposto. Così Io passò il tempo a fare e disfare il vaso, interrotto e distratto dai capricci di Es e Super-io, perdendo così ogni rapporto con Ester