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Smart Working: in futuro il lavoro a casa sarà lo standard?

di Filippo Rombolà 
Intervista a Serafino, padre di famiglia che in questo periodo di pandemia si ritrova a lavorare a casa
utilizzando il computer come la maggior parte dei lavoratori italiani, riguardante lo smart working e le sue
possibili applicazioni future…
Giornalista: Qual’ è il suo impiego?
Serafino: Il mio impiego? Sono un consulente nell’ambito sei servizi e dell’information communication
technology (ICT)
G: Lei si trova a suo agio lavorando da casa?
S: Sicuramente, perché comunque faccio un lavoro che molto spesso mi consente di fare attività nel
cosiddetto “backoffice” quindi la redazione di documentazione; e comunque, vista la tipologia di attività
che svolgo, sicuramente ci sono momenti in cui vi è la necessità di incontrare collaboratori, colleghi o
clienti, andando a recepire quelle che sono le loro esigenze e necessità, elaborando poi sia progetti e
documentazioni sempre nell’ambito dell’ICT che possono variare dai servizi informatici allo sviluppo di
software applicativi.
G: Lei pensa che lo smart working abbia dei vantaggi rispetto al classico lavoro di ufficio e se si quali?
S: Ovviamente per esempio uno dei vantaggi è quello di poter limitare i tempi di spostamento sia con mezzi
pubblici che privati, soprattutto nelle grandi città, che nel caso di traffico eccessivo causano disappunto
psicologico e quindi una cattiva predisposizione alla giornata lavorativa. Nell’ambiente casalingo si ha
inoltre la possibilità di gestire al meglio i propri tempi e di essere più concentrati, naturalmente quando non si necessitano rapporti diretti con le persone, anche se con gli strumenti ormai a disposizione è possibile sentirsi, vedersi e scambiare informazioni in tempo reale, quasi allo stesso modo di quando si è in presenza dei colleghi.
G: Secondo lei è possibile e vantaggioso cercare di far svolgere la maggior parte dei lavori da ufficio con la formula dello Smart Working?
S: Naturalmente questo metodo non è adatto a tutte le categorie di lavoro sebbene lo sia alla maggior
parte di esse. Sarebbe da incentivare investendo anche a livello nazionale sulle infrastrutture necessarie,
come quelle di comunicazione, e sulle tecnologie avanzate riguardanti le connessioni mobili come il 5G, in
modo tale che tutti abbiano la possibilità di avere collegamenti idonei e a poter interagire da remoto
tramite dei punti di smart working con una qualità dell’ interazione paragonabile a quella che si ha seduti
intorno al tavolo.