La “profezia” del 2015 di Bill Gates spiegata

Da quando il COVID-19 è stato ufficialmente classificato come “pandemia”, è diventato virale un video del 2015, intitolato “The next outbreak? We’re not ready” e presente sul canale YouTube di TED (un famoso talk-show americano). Emittenti come FOX News, Times, MSNBC o le nostrane La7, TGcom24 e Il Corriere della sera (che ha urlato al complottismo) ne hanno parlato. Nel video vediamo Bill Gates affrontare il tema delle crisi sanitarie. Secondo lui, il Mondo, distratto da più di mezzo secolo di Guerra Fredda, sarebbe maggiormente preparato ad affrontare una guerra nucleare, piuttosto che una biologica; capiamo il perché.

Partiamo con il dire che Bill Gates, oltre ad essere il co-fondatore di Microsoft ed uno degli uomini più ricchi al mondo, è soprattutto un filantropo. Nel 1999 fonda, con la moglie Melinda, la “Bill&Melinda Gates Foundation” sulle basi di ciò che si erano detti, al tramonto, sulla spiaggia di Zanzibar nel 1993. Durante il loro primo viaggio in Africa, accortisi del patrimonio che stavano accumulando, e mossi da ciò che stavano vedendo, iniziarono a pianificare la loro fase “post-Microsoft” (da “Why giving away our wealth has been the most satisfying thing we’ve done…” su TED 04/14). Nel 2008 Bill lasciò la sua posizione da CEO di Microsoft ma, nonostante ciò, il lavoro al consiglio di amministrazione gli prendeva un sesto della sua giornata (da “Bill Gates on The David Rubenstein Show” su Bloomberg Markets and Finance 10/19). Così, nel marzo di quest’anno, ha abbandonato definitivamente le redini dell’azienda per dedicarsi interamente alla fondazione.

Per parlare di cosa si occupa ciò che oggi è la più grande fondazione privata, c’è bisogno di citare il 2015, quando 193 paesi si sono prefissati 17 “Obiettivi per lo Sviluppo Sostenibile” con scadenza 2030. La Fondazione li sta perseguendo tutti, in particolar modo il terzo: la salute. Il goal è quello di migliorare il sistema sanitario mondiale, aumentando così il Social Progress Index (SPI) dai 59 punti attuali a ben 75. L’ SPI è una “recensione approfondita” ed accompagnata da una valutazione percentuale di ogni nazione, indipendentemente dal suo PIL, e reperibile annualmente sul loro sito.

Il discorso che Bill fece nel 2015 non lo rende di certo un profeta o un visionario; il suo merito è stato quello di aver attentamente analizzato il passato, trovando un pattern nelle epidemie. Ha osservato l’incidenza della recente Ebola, di Zika, del Vaiolo e dell’Influenza Spagnola che, negli anni ’20, ha fatto più vittime della prima e quasi quanto la Seconda Guerra Mondiale: 36 milioni stimati in media (da “What Bill Gates is afraid of” su VOX 05/15).

Con questi dati, Bill ha anche formulato le seguenti soluzioni:

Milizia” di medici:

Immaginatevi una leva obbligatoria di stampo militare per diventare medici; cosicché, in caso di crisi, i veri medici negli ospedali possano essere assistiti da personale, non specializzato, ma almeno preparato. Questo allevierebbe il carico sulla sanità pubblica e consentirebbe una risposta più efficace e veloce.

Unità:

Le pandemie sono, per loro stessa definizione, “epidemie con tendenza a diffondersi ovunque” (Dizionario Treccani). Dobbiamo quindi rispondere all’unisono perché nessuno ne è escluso.
C’è la necessità di un sistema sanitario mondiale sempre dedito alla prevenzione e pronto alla reazione. Una mano in più andrebbe ovviamente data ai Paesi del Terzo Mondo, la cui sanità, se esistente, è sottosviluppata. Ad una conferenza in America, Bill sostenne che fosse ingiusto che solo alcune persone debbano ammalarsi perché povere e quindi incapaci di difendersi dalle zanzare infette; e, per dimostrare il suo punto, ne liberò uno sciame nell’auditorium. (da “Mosquitos, malaria and education” su TED 02/09).

Ricerca:

La scienza è l’unica speranza nel caso di una crisi di tipo sanitario. Nella miniserie marchiata Netflix “Inside Bill’s Brain: Decoding Bill Gates”, che ripercorre la vita di Bill, vediamo anche gli sforzi della Fondazione nella ricerca.
Per quanto riguarda la situazione attuale, dobbiamo anzitutto occuparci di migliorare i test che, attualmente, risultano: lenti, costosi ed imprecisi, soprattutto se fatti a tappeto. Anche il tanto discusso test sierologico sembrerebbe non essere così efficace. Quelli più promettenti, secondo Bill, saranno quelli basati sulle tecnologie “PCR (=“Proteina C reattiva”) e “RNA”. Bisogna studiarli in modo che abbiano tutte quelle qualità tipiche di quelli di maternità: instantanei, economici e utilizzabili da chiunque ovunque (da “Watch CNBC’s full interview with Microsoft co-founder Bill Gates on past pandemic warnings” su CNBS 04/20).
In contemporanea ai test, dobbiamo anche sviluppare nuovi vaccini. La Fondazione ha dichiarato di aver reindirizzato tutti i propri sforzi per combattere il COVID-19 e si stanno organizzando per creare fabbriche pronte a produrre un vaccino in grande numero (“Extended interview: Bill Gates on coronavirus pandemic” su CBSThisMorning 04/20). L’aspettativa è di 18 mesi, anche se Bill crede che 6 possano bastare.

Investimenti:

Per poter raggiungere gli obbiettivi prima citati, c’è certamente bisogno di soldi. Ogni nazione/privato dovrebbe donare la propria parte; si parla del 0,7% del PIL di ogni Stato.
Per quanto riguarda la Fondazione, essa si configura come il più grande investitore dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), subito dopo gli USA. In totale ha donato 36 miliardi di dollari, 250 milioni solo per il COVID-19! Questo grazie al fatto che possono fare affidamento su una solida base finanziaria proveniente dal lavoro di Bill, da alcuni privati e dalla politica. Gli aiuti più importanti sono venuti dalla donazione di Warren Buffet (ex secondo uomo più ricco del mondo) dell’80% dei suoi beni e dalla collaborazione con la “Chan Zuckerberg Initiative”, ovvero la fondazione benefica del fondatore di Facebook.

Simulazioni:

Questo è stato l’unico punto ad essere realmente ascoltato. Molte simulazioni sono state condotte, quasi tutte sull’esempio (fallimentare) di quella americana del 2001 sul vaiolo, chiamata “Dark Winter”. Fare simulazioni è fondamentale per avere un’idea su come uno stato e/o una comunità reagirebbe in caso di catastrofe; può essere visto come uno “stress-test”. Ricordiamoci però che queste simulazioni sono gestite da intelligenze artificiali che, per quando evolute, sono, anche secondo Bill, ancora ad uno stato embrionale e perciò vanno interpretate, non prese come dogmi (da “Bill Gates would start this kind of company today” su CNN Business 06/19).
Se si è interessati al funzionamento di queste simulazioni, si consiglia la lettura “L’algoritmo e l’oracolo” del fisico italo-americano Alessandro Vespignani.
Se invece ci si vuole rendere utili, sono attivi progetti come “Folding@Home” che, sfruttando la potenza di calcolo del tuo pc casalingo, esegue simulazioni utili alla ricerca sul funzionamento delle proteine. Il progetto è talmente popolare che attualmente detiene il record per il più grande super-computer al mondo.

Questa crisi ha portato tanti cambiamenti al nostro sistema, siamo finalmente uniti ed organizzati. Per il futuro, speriamo di mantenere e sfruttare queste novità per risolvere ogni tipo di crisi: anche quella climatica. Per il momento, però, possiamo solo resistere e sorridere amaramente leggendo la lettera di Bill Gates che fronteggia nella home-page del sito della sua fondazione, in cui ci fa capire che lui sapeva che sarebbe stata una questione di “quando” e non di “se”.

Davide Brunato 4AL