Uniti e attenti contro un nemico comune

di Gaia Castellini, 1B

L’emergenza sanitaria riguardante il Covid-19 ha stravolto ormai da fine febbraio la normalità delle nostre vite. Ognuno di noi era abituato ad uscire in ogni momento, ad andare a scuola, al lavoro, ad incontrare liberamente amici e familiari. In questo periodo tutto ciò non è stato possibile. Siamo infatti appena usciti dalla “fase 1” ossia la più impegnativa poiché abbiamo vissuto per circa due mesi barricati in casa per via della quarantena. Non si può dire che sia stato un periodo facile, soprattutto per chi abita da solo, poiché interrompere i contatti umani da un giorno all’altro rappresenta una situazione abbastanza complessa, ma necessaria per combattere contro il virus che ha attaccato praticamente tutto il mondo. Siamo fortunati a vivere in un’epoca estremamente tecnologica che ci ha permesso di mantenere i rapporti, seppur virtuali, con le persone a noi care rendendo questa situazione meno faticosa. Inoltre ha permesso di far andare avanti l’istruzione dei ragazzi e ha consentito a milioni di lavoratori di utilizzare lo smart working e quindi di restare a casa contribuendo alla limitazione dei contagi.

Certo in queste circostanze non mancano assolutamente i momenti di solitudine o semplicemente di noia. Ciò che si può fare è cercare di colmarli, magari facendo qualcosa che si è sempre rimandato perché non si aveva tempo a causa della vita frenetica che conducevamo prima (ad esempio cucinare, guardare un film o una serie tv, leggere un libro o, perché no, seguire dei tutorial online di workout).

Superato tutto ciò è finalmente iniziata l’attesissima “fase 2”, un momento che, sotto un certo punto di vista, è più delicato di quello appena trascorso, poiché, essendoci più libertà, deve esserci un’attenzione maggiore da parte di ogni individuo nel seguire le restrizioni che ci sono state date per evitare nuovamente un picco di contagi e di conseguenza il ritorno alla “fase 1”. Non siamo ancora tornati alla normalità e questo non accadrà sicuramente a breve. Prima di tutto ciò i genitori ricordavano ai ragazzi le chiavi, il cappello, il portafoglio, adesso gli ricordano la mascherina e l’amuchina.

In questo periodo chi non si è mai fermato sono i medici che lavorano giorno e notte per ognuno di noi cercando di combattere questa pandemia che ha colpito il mondo. Essi infatti sono sottoposti ad orari estenuanti, per cercar di poter curare chiunque ne abbia bisogno esponendosi al rischio enorme di contrarre la malattia.

A loro è stata dedicata un’opera da parte dell’artista inglese Bansky che ha voluto lasciare un tributo al mondo sanitario e ai suoi operatori, veri e propri eroi di questo momento storico. L’immagine rappresenta chiaramente un bambino che nel scegliere con quale eroe giocare predilige l’infermiera. Credo non ci sia modo migliore per rappresentare l’enorme importanza e coraggio dei medici.