Cervelli in fuga: un danno economico e culturale

La fuga di cervelli, ad oggi, è un fenomeno sempre più in incremento, quasi 182 mila laureati lasciano l‘Italia in cerca di un’opportunità all’estero.

Il fenomeno della fuga di cervelli nel Belpaese ha cominciato a prendere una certa rilevanza intorno al 1996, quando durante quegli anni si cominciò a rilevare un’immigrazione di neolaureati che ha raggiunto il numero di 12000. Si tratta di un fenomeno che comprende ogni ambito culturale, da chi ha conseguito una laurea in ambito informatico a quella in ambito scientifico, passando per la laurea in economia. La “fuga” dall’Italia colpisce tutti i neolaureati che cercano di sviluppare le loro capacità e, per poterlo fare, sono obbligati a lasciare l’Italia, in cerca di un posto dove si prospetta una migliore possibilità di carriera. Nel 2001, il governo italiano ha tentato, tramite una riforma chiamata “rientro di cervelli”, di trattenere il flusso migratorio, cercando di far tornare più laureati e specializzandi possibili, tramite sgravi fiscali e stipendi più alti. Tuttavia, questa operazione non ha ottenuto il successo sperato e su 50mila emigrati, sono ritornati appena 500. Il problema della fuga di cervelli in Italia, comporta un grosso danno economico. Secondo una ricerca dell’Icom, l’Italia negli ultimi 20 anni avrebbe perso circa 4 miliardi di euro.

In sostanza, la fuga di cervelli arreca al proprio paese non solo un gran danno culturale, ma anche economico e geografico.  

 Flavio Giampiccolo, III D SA