• Home
  • Blog
  • Articoli
  • DaD: positiva o fallimentare? Quali le conseguenze nel futuro?

DaD: positiva o fallimentare? Quali le conseguenze nel futuro?

Opinioni contrastanti, quelle che riguardano la cosiddetta didattica a distanza, anche conosciuta con l’acronimo di DAD: “positiva per chi è fortunato ad avere un dispositivo, una buona connessione e dei comodi spazi, ma non per tutti è così”. Infatti, secondo i dati ISTAT del 6 aprile 2020, il 33,8% delle famiglie non ha computer o tablet in casa, percentuale che scende al 14,3% nelle famiglie con almeno un minore. La disponibilità di un PC o tablet per ciascun componente è presente solo nel 22,2% delle famiglie; al Sud quelle senza computer sono il 41,6% (a fronte di una media nazionale di circa il 30%) e solo il 14,1% ha a disposizione almeno un computer per ciascun membro. Nel 2019, tra i ragazzi d’età compresa tra i 14 e i 17 anni che hanno usato internet negli ultimi 3 mesi, due su 3 hanno competenze digitali basse o di base mentre meno di tre su 10 (circa 700 mila ragazzi) hanno competenze digitali alte. Il 27,8% delle persone e, soprattutto, il 41,9% dei minori vive in condizioni di sovraffollamento abitativo. Questi numeri sono esplicativi di quanto la didattica a distanza non sia riuscita a coinvolgere tutti gli studenti italiani, lasciando fuori gran parte di essi. 

Non bisogna, però, soffermarsi soltanto sugli aspetti negativi, ma si deve fare menzione anche di quelli positivi, che saranno fondamentali per un futuro migliore: “c’è stato un abbattimento dei costi e i “tecnofobi” si sono avvicinati alle piattaforme digitali” o “si è andati incontro ad una digitalizzazione della scuola”. La didattica a distanza è stata fondamentale ad incrementare l’importanza della digitalizzazione nel mondo dell’istruzione, tema da tempo dibattuto e che vede l’Italia in netto ritardo. La digitalizzazione rappresenta il futuro della scuola e deve diventare uno dei più validi strumenti didattici, rendendo il rapporto tra docenti e studenti più collaborativo e interattivo. Questo processo, però, è molto complicato e richiede diversi interventi su infrastrutture, sistemi di comunicazione e soprattutto formazione dei docenti. Nonostante molti di essi siano diffidenti e credono di poter continuare a svolgere solamente lezioni frontali, devono, in realtà, formarsi per offrire agli studenti nuovi metodi di apprendimento. Questo è un punto essenziale, non solo perché molti insegnanti non conoscono i dispositivi elettronici, ma anche perché spesso non dispongono degli strumenti adatti per aggiornarsi ed adeguarsi. L’esperienza della DAD ha obbligato tutti i docenti, anche quelli più scettici, ad avvicinarsi considerevolmente alla tecnologia, portando molti a ricredersi sull’utilità e sulle possibilità offerte da quest’ultima. 

Per quanto riguarda le università, molti ritengono la DAD un’opportunità per il futuro, un’occasione per estendere il bacino di utenti e per abbattere i costi delle rette degli studenti, i quali, potendo studiare da casa, riducono in maniera rilevante anche i costi di spostamento. I corsi sarebbero accessibili a tutti e gratuiti: si pagherebbe solo la certificazione degli esami. Da qualsiasi parte del mondo gli studenti potrebbero seguire senza costi i corsi delle migliori università al mondo, pagando solamente la certificazione degli esami. Di conseguenza si avrebbe un’offerta più alta e meno costosa.

Nonostante non sia opinione di tutti, la maggior parte degli studenti italiani è convinta che “la didattica a distanza non può essere il modo giusto di fare scuola, perché niente può sostituire la frequentazione, il contatto fisico e il parlarsi faccia a faccia con gli insegnanti e i compagni”, ponendo il rapporto umano al di sopra di ogni cosa”.

Pierluca Mancini, liceo ‘G. Cesare’, Roma