Un sogno chiamato hockey – Racconto

Mi chiamo Cosimo Rossi. Ora vi racconterò come ho fatto a diventare così famoso nel mio sport preferito. Avevo dodici anni e frequentavo ancora la seconda media. A quel tempo facevo due sport: calcio e hockey su ghiaccio. Il mio sogno era fare l’agonistica di hockey e diventare famoso per questo sport anche se era molto improbabile dato che, come capirete, hockey su ghiaccio non è uno sport molto popolare in Italia, soprattutto a Firenze, ed essendo su ghiaccio può essere fatto solo d’inverno. Io lo praticavo da novembre a fine febbraio e come capirete a me non basta per nulla. Invece calcio per me era uno sport noioso: stavo sempre lì sul campo a fare i soliti esercizi e il bello era che alle partite non venivo nemmeno convocato perché giocavo male. Io giocavo male anche perché non ero stimolato, tanto anche se mi impegno non c’era differenza. Visto che mi piaceva tantissimo l’hockey avevo deciso di andare a fare un centro estivo di hockey in provincia di Trento . Ci andai con un mio amico di nome Andrea che veniva alle lezioni di hockey insieme a me. Il corso durò una settimana in cui si doveva imparare a tirare in alto il dischetto, a placcare gli avversari e a pattinare meglio. L’anno successivo pattinavo molto meglio e avevo tantissima padronanza del dischetto a tal punto che il mio maestro di hockey capì che avevo talento e mi mandò due settimane a Milano con una borsa di studio e pregò i mister di farmi fare una partita nell’agonistico. Il giorno prima mi comprai tutte le protezioni: ero ansiosissimo e non riuscivo a dormire. Arrivò il giorno che aspettavo, finalmente era il mio turno: ero impaurito e curioso (nell’hockey i giocatori cambiano ogni cinque minuti). All’arrivo scavalcai la balaustra e iniziai a pattinare. Mi passarono il dischetto, ero emozionato, ma quell’emozione finì presto quando mi vidi arrivare un uomo alto e tozzo da destra . Iniziai a pattinare più veloce che potevo, arrivai vicino alla porta avversaria e per paura la passai, diedi il cambio; avevo paura e continuavo a pensare come sarebbe finita se mi avesse colpito. Finì la partita due a uno per noi, quando ritornai a Firenze e tutti mi chiesero come era andata, io rispondevo bene ma sotto sotto ero un po’ impaurito . Anche se mi ero quasi rotto qualcosa non mi ero scoraggiato. Andando avanti col tempo sono migliorato e sono diventato un giocatore del Bolzano e anche il mio secondo sogno si avverò. Sì, divenni famoso, proprio così, e ora sono molto felice.

Gregorio / Scuola Secondaria di primo grado Puccini di Firenze