Le donne di Sparta e Atene

Le spartane

Le donne spartane ricevevano un’educazione molto severa e vivevano una condizione di assoluta parità e complementarietà con gli uomini. Prima del matrimonio svolgevano la stessa attività fisica e subivano la stessa formazione culturale. L’allenamento da loro praticato era l’agoghé, un rigoroso regime di educazione basato sulla disciplina e l’ obbedienza. “Era indispensabile che le donne avessero un corpo robusto, elastico e ben allenato”. Venivano incoraggiate dallo stato a praticare sport come la corsa, la lotta, il lancio del disco e del giavellotto, e a gareggiare. Grazie a questi allenamenti, la forza e la predisposizione fisica delle donne spartane erano note in tutta la Grecia. Avevano un ruolo fondamentale nella società e molta più libertà che in altre città-stato greche. Non dovevano occuparsi esclusivamente della famiglia, come le altre donne della grecità, ma avevano più tempo a disposizione per loro stesse e per dedicarsi ad altre attività come la musica, la danza, il canto o le gare sportive. Ai lavori domestici provvedevano le schiave, alla crescita dei figli pensavano le nutrici.

Il Matrimonio a Sparta

A Sparta il matrimonio non aveva una cerimonia ufficiale. Il matrimonio spartano era un “matrimonio ratto”, cioè la sposa veniva rapita dal marito. Dopo essere stata sottratta dalla casa paterna, la sposa veniva posta sotto il controllo di una madrina, le venivano tagliati i capelli, vestita con abiti maschili e messa sotto una sorta di pagliericcio. Seguiva poi l’unione con il suo sposo per il concepimento dei figli. Lo scopo ultimo del matrimonio era proprio la riproduzione.

Le ateniesi

La donna ateniese era invece sottomessa alla tutela di un uomo: il padre prima, poi il marito, poi il figlio. Era esclusa dalla dimensione pubblica della società, dalla cultura, dalle assemblee, dai tribunali, dalle manifestazioni, tranne poche cerimonie religiose. La donna rimaneva in casa all’interno del gineceo ad occuparsi dei figli. Da bambina, le nutrici la educavano a filare, a cucire e a cucinare. In genere era promessa in sposa quando ancora era infante e il matrimonio avveniva intorno ai 12/14 anni d’età. Per quanto riguarda il rito, la cerimonia si svolgeva in un periodo molto lungo: venivano organizzate feste prima del matrimonio, in cui la sposa offriva sacrifici e faceva lavacri di purificazione. Una volta sposata l’unica sua funzione era quella di mettere al mondo  figli necessari per la formazione di un gruppo familiare. Il marito poteva ripudiare la moglie. In una società maschilista come quella ateniese, la fedeltà era richiesta solo alla donna. Si dava per scontato che l’uomo, oltre alla moglie, ricorresse ad altre figure femminili: la concubina, l’etéra, la prostituta e infine anche le schiave che non potevano sottrarsi ai desideri del padrone.

La religione

Le donne spartane adoravano principalmente le divinità associate alla buona salute fisica e al parto, come Artemide e Ilizia e potevano partecipare a culti e riti dedicati ad eroi e miti locali. Per  le donne ateniesi adulte, invece, la religione era l’unico momento  cui potevano partecipare liberamente  a vari culti, tra questi la festa delle Tesmoforie, un rito tutto al femminile, dedicato alle divinità Demetra, protettrice dell’agricoltura, del vivere civile e del matrimonio, e di sua figlia Persefone.

L’abbigliamento

L’abbigliamento era costituito dal “peplo”, un rettangolo di stoffa non cucito ma drappeggiato attorno al corpo con uno fenditura laterale che lasciava scoperta una gamba. Il seno era sorretto da una fascia che copriva la scollatura. A completare l’abito c’era una blusa, priva di maniche, lunga sui fianchi e uno scialle. Sulla testa veniva adagiato un triangolo di tessuto leggero. In occasione di gare sportive, invece, le donne spartane indossavano un abito semplice e corto che lasciava scoperto il seno destro, così da mantenere più liberi i movimenti degli arti, come ad esempio nel lancio del giavellotto.

di Elisa Barattucci, Claudia Pasquini, Francesca Di Giulio