Spettacolare attività eruttiva sull’Etna con un’intensa attività stromboliana prodotta dal cratere di Sud Est che si è velocemente evoluta in una debole fontana di lava. Lo rileva l’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia-Osservatorio etneo di Catania. La fase esplosiva è diminuita significativamente e al cratere di Sud Est permangono sporadiche emissioni di cenere che sono disperse rapidamente dai venti in quota. Dall’analisi delle immagini si osserva inoltre che i due i flussi lavici, confinati in area sommitale, sono in raffreddamento: uno si dirigeva verso Est, all’interno della desertica Valle del Bove, l’altro verso Nord. C’è stato anche un rapido decremento del tremore vulcanico. L’ampiezza del tremore dei canali magmatici interni dell’Etna risulta su livelli medi. Il vulcanologo Behncke afferma che le manifestazioni eruttive degli ultimi mesi rientrano in un’attività sommitale che è in corso già dalla primavera del 2019. L’attività sommitale dell’Etna – spiega Behncke – può variare, da debole attività stromboliana ed effusiva a spettacolari episodi di fontane di lava, rapidi flussi lavici confinati alle quote alte del vulcano, e colonne eruttive cariche di materiale piroclastico che spesso raggiungono diversi chilometri in altezza. Questi episodi, conosciuti anche come “parossismi” – sottolinea il vulcanologo – sono un fenomeno molto comune nell’attività recente dell’Etna.
Il ricercatore sostiene che l’Etna si stia preparando ad una prossima eruzione laterale che prima o poi si verificherà, ma non è possibile prevedere quando accadrà.
Egli afferma, inoltre, che i fenomeni che si stanno registrando in questo periodo siano “figli diversi di un genitore comune”.
Il genitore comune “è la collisione tra la placca continentale africana e quella europea”; i figli diversi sono: il terremoto in Croazia, la scossa registrata in Sicilia e l’attività sismica ed eruttiva sull’Etna.
Una stessa causa produce effetti decisamente diversi fra loro.
Lorenzo Carollo, III B
