Intervista al grafico cinematografico Lorenzo Moneta

Lorenzo Moneta è un grafico cinematografico e digital matt painter. Ha lavorato in più di 60 film con registi quali Monicelli, Tornatore e Virzì; inoltre, ha lavorato tre anni da Technicolor dove si è specializzato in title versioning. È il cofondatore di Alter adv, azienda di comunicazione integrata.

Ho avuto la possibilità di lavorare con lui nel suo studio e tramite questa intervista ho deciso di conoscerlo meglio per avere un punto di vista professionale sul mondo della grafica e indirizzare i giovani a intraprendere questo percorso.

Intervistatore: Buongiorno, Lorenzo!

Lorenzo: Buongiorno a te

Intervistatore: Allora io avrei delle domande per te, se non è un problema

Lorenzo: Assolutamente no, vai!

Intervistatore: Allora, cosa diresti che ti ha avvicinato al mondo della grafica?

Lorenzo: Guarda, è un sogno che avevo fin da bambino. È una cosa che sognavo di far sin dalle medie, forse addirittura prima

Intervistatore: Ma mi confermi che la grafica non era conosciuta all’epoca come lo è adesso?

Lorenzo: Esatto, iniziava a nascere un po’ in Italia, metti in conto che la Grafica per molto tempo l’hanno fatta gli architetti, i disegnatori, non esisteva una scuola di Grafica. Ma se tu eri un disegnatore, ti facevi degli studi tuoi personali. Tutti i grandi grafici sono stati anche architetti, poi negli anni ‘80 in Italia arrivo questo Istituto Europeo di Design, lo IED. Ritornando alla tua domanda, già da bambino amavo guardare come era fatto un logo. Io restavo incantato a tavola nel guardare l’etichetta dell’acqua Claudia, mi incuriosiva molto. Inoltre, non ero come gli altri bambini che disegnavano fiori o paesaggi, ecco se vogliamo disegnavo già cose molto tecniche, come ad esempio il profilo delle navi da guerra, cose molto dettagliate. All’inizio è uno stile che tu hai, poi scopri che si chiama grafica.

Intervistatore: Fantastico! Io so che tu insegni e hai insegnato per molti anni, volevo chiederti, appunto, com’è insegnare quest’arte?

Lorenzo: Allora, io insegno in due scuole molto diverse tra loro. Una è una scuola pubblica, mentre l’altra è privata. In quella pubblica sono più motivati, mentre in quella privata ci può essere la persona più talentuosa come quella meno talentuosa nella stessa classe. Io insegno grafica pubblicitaria, quindi una grafica un po’ settoriale. Insegnare nella scuola pubblica come ti dicevo, essendo molto motivati e selezionati, trovi subito un interesse abbastanza omogeneo. Mentre nella scuola privata, lo IED, i ragazzi seguono più corsi, sempre nell’ambito degli effetti visivi, quindi è chiaro che ci può essere più o meno interesse. Insegnare a loro è bello e stimolante sempre. Però ti dirò, abbiamo tutti l’idea del professore che è fonte di conoscenza e che conosce tutte le cose, in verità quando inizi ad insegnare ti rendi conto che è diverso. Insegnare la grafica significa essere bersagliati ogni giorno dalla novità, il professore di grafica deve stare sempre almeno dieci passi avanti allo studente, tenendosi sempre aggiornato. È difficile che uno studente abbia qualcosa da insegnare ad un professore di matematica, però è molto facile che uno studente di oggi, con i mezzi di oggi, possa saperne anche di più del professore. È un mondo perennemente in evoluzione e il bello di insegnare ai giovani è proprio questo, ti mantiene giovane, facendoti anche uscire dalla propria confort zone.

Intervistatore: So che hai scritto diversi libri, come è stata quest’esperienza? Parlami un po’ del dietro le quinte della realizzazione di un libro.

Lorenzo: Bella domanda, allora io ho scritto sia libri di narrativa e quest’anno ho scritto un manuale tecnico, sul matt painting. Per certi aspetti le due esperienze sono molto diverse, per altri identiche. Scrivere un libro è sempre la risposta ad un’esigenza che hai dentro. Quando si scrive un libro di narrativa, vuol dire che hai una storia da raccontare, mentre per il libro sul matt painting ti dirò, mentre lo facevo mi rendevo conto che era comunque una narrazione, non solo concetti tecnici. La cosa brutta di impiegare anni su un libro è che la tua scrittura si sfilaccia nei mesi, quindi il rischio è che da quando inizi a scrivere un libro a quando lo finisci sei diventato un’altra persona. Quindi alla fine non lo senti più tuo, non lo senti più vero.

Intervistatore: Certo. Un’ultima domanda Lorenzo, quale sarebbe un consiglio che daresti a chiunque voglia seguire i tuoi passi, o che comunque volesse intraprendere un percorso nel mondo della Grafica Cinematografica?

Lorenzo: Allora che tu abbia già da bambino idea di che lavoro vuoi fare, o che ti venga con gli anni, bisogna fare in modo di tenere il cervello aperto e di intuire i segnali man mano che si studia. Adesso io mi rendo conto che tutti i passi che ho fatto, anche quelli che apparente si trovavano fuori dal sentiero, in verità mi hanno portato ad oggi. Dico sempre ai miei studenti che scegliere il proprio lavoro è come scegliere il compagno della propria vita: dopo la scintilla iniziale c’è una storia, si manda avanti un rapporto. Il lavoro diventa difficile, trova degli ostacoli, ma se è il lavoro della tua vita li superi, esattamente come quando stai con una persona che ami. Quindi tornando alla tua domanda, dare ascolto al cuore quando da quel segnale è forse la cosa più saggia di tutte. Ma attenzione, i segnali li devi captare come una radio, ma se sei una radio spenta in mezzo a mille frequenze non capterai nulla, è un po’ questo.

Intervistatore: Perfetto Lorenzo, è stato molto illuminante, ti ringrazio molto per il tempo che mi hai dedicato e spero di risentirti presto

Lorenzo: Grazie a te, ci risentiamo presto!

Lucrezia Manganaro IV G