L’italiano sta morendo?

Viva l’italiano! Viva l’inglese! Ma abbasso l’itanglese giusto? Beh… non proprio, perché nel fantastico mondo degli pseudoanglicismi, ovvero dei prestiti linguistici in cui si prende una parola inglese e si usa in italiano, peccato che questa parola in inglese non si utilizzi o non ha nessun senso.
Ho sentito tante volte che l’italiano sta morendo perché stiamo facendo entrare nella nostra lingua sempre più parole inglesi. C’è di cui preoccuparsi? In realtà no, non c’è di cui preoccuparsi, perché i prestiti linguistici sono avvenuti da che mondo è mondo, basti pensare che persino gli antichi romani si lamentavano di come si utilizzassero sempre di più parole di derivazione greca, insopportabili no? Ecco la stessa cosa avviene oggi con chi si lamenta che l’italiano stia facendo entrare dalla finestra delle parole di derivazione inglese.
Il concetto di prestito linguistico è quello di una parola o una struttura linguistica adottata da una lingua A ad una lingua B. Esistono due tipi di prestiti linguistici i prestiti di lusso e i prestiti di necessità. In linea di massima il prestito di lusso è un prestito linguistico di cui si troverebbe facilmente un sinonimo nella lingua che si sta parlando, un esempio è il caso di “gaming” al posto di giocare videogiochi, oppure nel caso di fare “jogging” invece di “andare a correre”, è il caso di “Management aziendale” al posto di “gestione a aziendale”. Esistono invece anche dei prestiti di necessità, cioè come la memoria RAM che è difficile da definire senza questo acronimo inglese, oppure lo smartwatch, oppure il feng shui. I prestiti di necessità vengono adottati in una lingua perché non si saprebbe come esprimere la cosa di cui si parla in un’altra modo, senza quindi scomodare la lingua da cui questi prestiti provengono. I prestiti linguistici possono essere classificati a seconda da dove provengono quindi si parla di anglicismi nel momento in cui i prestiti vengono dalla lingua inglese, francesismi in cui i prestiti vengono dalla lingua francese, e così via.

La cosa interessante è che esistono degli anglicismi come “weekend” per “fine settimana”, “premier” per “primo ministro”, “lime” per “limetta” (il frutto), ecco questi sono degli anglicismi diciamo puri, sono delle parole che hanno un significato in inglese così come in italiano.

Esistono però degli anglicismi particolari perché suonano come l’inglese, hanno la derivazione dall’inglese ma in inglese significano una cosa diversa da quello che significano in italiano oppure addirittura in inglese non vogliono dire assolutamente niente, in italiano invece sì. È una cosa preoccupante una cosa che dobbiamo smettere di utilizzare a tutti i costi perché in questo modo facciamo morire l’italiano? È segno di ignoranza questo ricorso agli pseudoanglicismi? La risposta è assolutamente no, niente di allarmante nessun segno di ignoranza, anzi ci sono un sacco di pseudoanglicismi che sicuramente voi avete utilizzato almeno una volta nella vita e vi sorprenderà quanti ne avete utilizzati e quanti non riconoscete neanche come degli pseudoanglicismi.
Acquagym: in inglese non esiste, se vogliamo utilizzare l’espressione inglese possiamo parlare di water aerobics oppure acquafitness. Se volessimo dirla in un italiano italianizzato a tutti i costi dovremmo parlare di idro ginnastica o acqua aerobica.
Autogrill: è un nome di marca italiana si potrebbe parlare in inglese di motorway service area e in italiano italico di “area di servizio”.
Autostop: non esiste in inglese; in inglese si parla di hitch-hiking, in italiano si dovrebbe dire “chiedere un passaggio”.
Beauty farm: in inglese si dice spa e una alternativa italiana potrebbe essere “centro benessere” Block notes: in inglese si dice notebook, in italiano si parla di un “taccuino”, un “quadernetto” o un “blocco note”.
Book: inteso come book fotografico non esiste, in inglese vuol dire libro e tra l’altro in inglese il book fotografico si dice photobook. Quindi è una di quelle espressioni che esiste esclusivamente sotto forma di pseudoanglicismi e trovare la traduzione al 100% di derivazione italiana è molto difficile.
Box: pensiamo a quante volte parliamo di box inteso per box doccia, il box per i bambini o il box dove parcheggiare la macchina, ecco box in inglese vuol dire sempre una cosa cioè “scatola”. Nel caso del box doccia si parla di shower cubicle e sarebbe la “cabina doccia”, il box per i bambini sarebbe un playpen, il box per gli automezzi sarebbe un garage (che è tra l’altro un francesismo quindi ecco non si scappa) se proprio vogliamo tradurre a tutti i costi garage o box per la macchina si può parlare di autorimessa o di posto macchina, ma puzza un pochino, troppo, assai di burocratese.
Cotton fioc: che in inglese si dice cotton swab, (penso che nessuno voglia dire “bastoncino cotonato” o “pulisci orecchie”).
Discount: è una parola che in inglese vuol dire di per sé “sconto”, ma inteso come il negozio dove la roba costa poco si parla di “discount store”, (anche quì come si fa a dire discount senza utilizzare lo pseudoanglicismi?).

Flipper: in inglese e l’aletta del flipper, tutta la macchina con cui si gioca a flipper si chiama pinball, in italiano una traduzione forzata sarebbe “biliardino elettrico”.
Jolly: (il jolly delle carte) in inglese vuol dire allegro, festoso; in inglese il jolly si chiama Joker cosa che in italiano può essere espresso anche con la “matta”.
Mobbing: in inglese non si dice, significa generalmente bullizzare diciamo che per esprimere mobbing sul posto di lavoro in inglese si parla di workplace bullying, cosa non esattamente facile da esprimere in italiano.
Playback: non significa quello che intendiamo noi in italiano, playback in inglese si dice lip sync, letteralmente playback in inglese significa una riproduzione nel senso proprio multimediale.
Plumcake: vuol dire semplicemente torta di prugne, in inglese si dice sponge cake (una sorta di pan di spagna).
Smoking: in inglese vuol dire fumare, ma in italiano vuol dire “abito da sera”, in inglese smoking inteso come abito si dice tuxedo.
Spot: (nel senso di spot pubblicitario) in inglese si traduce in ad, inteso come luogo si traduce in “punto”.
Tilt: (inteso come: “Sono andato in tilt”) ecco in inglese vuol dire semplicemente inclinare oppure come sostantivo inclinazione, intendiamo come “sono andato in tilt” il fatto di andare in cortocircuito oppure informalmente come sono andato in corto.
Water: in inglese vuol dire banalmente acqua ma in italiano ci si riferisce al proprio “vaso sanitario”, al “gabinetto”.
Molti vorrebbe essere più conservatori nella lingua, la lingua italiana è cambiata, cambia e cambierà in continuazione ai tempi dei nostri nonni magari si faceva di più attenzione ai forestierismi che derivano dal francese, in epoca fascista si faceva di tutto per evitare che l’italiano cambiasse, alcune volte con fortuna quindi al posto di sandwich diciamo tramezzino altre volte con un po’ meno fortuna continuiamo a dire “whisky” e ci siamo dimenticati della parola “arzente”.

Semplicemente nel momento in cui abbiamo a che fare con altri popoli, altre culture e gioviamo di questo scambio… Beh anche la lingua evolve ed è qualcosa di assolutamente naturale che resistere non ha molto senso, dal punto di vista evolutivo e dal punto di vista linguistico.

Lorenzo Di Dio
V DSA
Enrico Boggio Lera