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Intervista alla giornalista del quotidiano bolognese Il Resto del Carlino Lorella Bolelli: FAKE NEWS: SE LE RICONOSCI LE EVITI

Come non cadere nella trappola della falsa informazione

 

 Il tema di un’informazione corretta e di una comunicazione affidabile è tra i più scottanti della nostra epoca. Come si può orientare un lettore, un ascoltatore o un frequentatore del web tra la miriade di notizie che circolano spesso in maniera incontrollata? Abbiamo provato a fare un po’ di chiarezza con una giornalista del quotidiano bolognese Il Resto del Carlino, Lorella Bolelli, che espone il suo pensiero in merito, facendo una panoramica sui controversi scenari che si trova a gestire chi informa e chi viene informato.

 

 – Che cosa si intende per fake news?

Le fake news sono notizie che non corrispondono al vero –appunto, “false”- e che non rispettano il principio per il quale ogni informatore, che sia giornalista televisivo, della carta stampata, delle radio o di qualsiasi sito on-line deve sempre e comunque attenersi alla verità dei fatti. Le fake news sono, quindi, notizie palesemente false, inventate e, come tali, contrarie alla deontologia professionale.

Come nasce una fake news e come si diffonde?

Non è semplice risalire agli autori e all’idea “primigenia” di come nascono le fake news. Certamente lo sviluppo dei social è stato il maggiore veicolo, poiché ormai qualunque cosa venga postata e poi reiterata su altri profili rende la diffusione di notizie anche inventate virale; l’attendibilità della notizia prevede delle tappe di verifica, di accertamento, di sicurezza delle fonti che devono essere sempre considerate. Il problema è che nei social tutti possono postare qualunque cosa, fare fotomontaggi, attribuire frasi o atteggiamenti anche completamente inventati che poi diventano, appunto, virali e automaticamente molte persone ci credono. Adesso, ad esempio, in epoca di pandemia si sono moltiplicate queste tristi vicende… addirittura si diceva che le zanzare trasmettessero il COVID! Lo stesso fenomeno del negazionismo ne è un esempio: ci sono persone che usano il web proprio per veicolare questo tipo di messaggi e molta gente “abbocca”, tanto che si arriva persino a negare la presenza della pandemia oppure ad attribuirla a complotti o a qualsiasi altro genere di origine.

Quali sono le conseguenze di una fake news?

Innanzitutto, a seguito della diffusione di una fake news possono essere diramati falsi allarmi e  informazioni non corrispondenti al vero o addirittura contrarie alla verità; ci sono, infatti, molte “menti deboli” o “malate” che possono, tramite queste fake news che vengono veicolate soprattutto dai social, essere malamente influenzate. Un tragico esempio è fornito dai ripetuti casi  di suicidi tra i giovani che vengono “catturati” in giochi estremi: sono tutti frutti di questo tipo di informazione deviata, di questa volontà di usare il web che ormai domina il mondo; basti pensare alle comunicazioni private o tra gruppi, chat, siti che catturano l’attenzione dei ragazzi.

E’ fake news anche il fatto di diramare maldicenze nei confronti di una persona e diffamarla via web, “gogne mediatiche” che precipitano addosso a persone che poi possono suicidarsi o tentare il suicidio. Pertanto, è fondamentale considerare come si scrivono le notizie e come vengono verificate le fonti: le conseguenze possono essere deleterie per la salute generale, per l’incolumità personale e possono riscontrarsi conseguenze molto gravi anche a livello psicologico o a livello fisico.

La deontologia di un giornalista come può sposarsi con la consapevolezza di diffondere una fake news magari per fare uno “scoop” o per avere maggiore riscontro di pubblico?

Diffondere una fake news non fa parte del lavoro giornalistico, perché esiste una deontologia professionale che impone di dire sempre e solo la verità anche se, ovviamente, la presentazione della notizia può essere “soggettiva” o sottoposta alla linea politica del giornale, ma non possono assolutamente essere inventati i contenuti. Le fake news sono notizie inventate e quindi chi le pubblica  si espone anche a conseguenze legali come querele per diffamazione; possono esserci anche conseguenze a livello professionale, come sospensioni comminate dall’ordine o censure. La voglia di “scoop”, dunque, deve sempre e comunque avere una base di verità; perseguire lo scoop a tutti i costi può diventare quindi un boomerang, perché se si scopre che quella che si è scritta è una fake news, viene meno la propria attendibilità e alla fine tutti considerano chi l’ha scritta un “venditore d’aria”. Quello delle fake news è un problema che, soprattutto da quando si è sviluppato il web, è molto diffuso e dall’inizio di aprile i canali Mediaset hanno fatto una campagna chiamata “Io non la bevo” contro le fake news con le dieci regole per riconoscerle. Oltre allo spot, è stato realizzato un documentario ed è stata indetta una giornata internazionale contro le fake news,  il 2 aprile. E’ stato creato anche il sito “io non la bevo” che coinvolge il pubblico e lo sensibilizza proprio sul fatto di non “abboccare” a tutto quello che si può trovare navigando.

Come riconoscere e difendersi da una fake news?

La difesa migliore è quella di affidarsi solo a canali informativi sicuri e certificati e non farsi abbindolare da false informazioni, che possono essere anche un veicolo pubblicitario, e questo lo sottolineo anche rispetto ai giornali: come per televisione c’è differenza fra pubblicità e programmi di informazione, anche nei giornali bisogna prestare molta attenzione perché sempre più spesso vi sono pagine pubblicitarie in mezzo alle pagine di informazione, che sono due contenuti da distinguere nettamente. E’ poi importante non fermarsi mai solo ai social, ma verificare che anche altri canali televisivi, altri siti, altre fonti informative riportino la stessa notizia: il fatto che l’abbiano riportata in molti spesso implica la presenza di una fonte ufficiale che l’ha data, dunque la notizia è più attendibile. Si deve anche fare caso anche alle “trappole” che si trovano soprattutto nel  web, come i fotomontaggi: si capisce chiaramente se una foto è autentica o se sono state operate delle modifiche e, se la notizia sottostante  è relativa a quella foto manipolata, è chiaro che anche la notizia va, come si suol dire, “presa con le pinze”. E’ fondamentale anche controllare l’indirizzo web da cui si traggono queste informazioni, poiché alcuni sono molto seri, mentre altri sono farlocchi e vanno evitati. Non si deve mai condividere un contenuto senza verificarlo in quanto, così facendo, si può contribuire alla proliferazione di fake news.

 

Intervista di Ludovica Bottiglieri