CORONAVIRUS: RICOMINCIA L’INCUBO?

Di recente si parla di varianti del Covid19: quella inglese, ma anche quella brasiliana e sudafricana. È avvenuta un’evoluzione del virus, per questo si sono venute a creare delle varianti, le quali hanno innalzato il rischio di contagio, ed inoltre colpiscono anche i più giovani ed i bambini.  Queste varianti non sono state individuate prima, per questo motivo si sono diffuse sempre più velocemente e sono divenute più aggressive. La situazione pandemica continua a peggiorare e molte zone passano da gialle ad arancioni o addirittura a rosse. Le tre regioni maggiormente colpite sono la Lombardia, la Campania e l’Emilia Romagna. Approfondiamo meglio le regole che riguardano la regione Emilia Romagna.

Da oggi 4 marzo la regione Emilia Romagna si trova in zona rossa fino al 21 marzo, per questo motivo sono chiuse tutte le scuole, anche se nidi e materne saranno chiusi a partire dal 6 marzo, come anche barbieri e parrucchieri, inoltre sono vietati gli spostamenti,e chiuse tutte  le attività non essenziali. Probabilmente la provincia di Reggio Emilia resterà zona arancione scuro. Dal momento che tutte le scuole sono chiuse, si fa didattica a distanza al 100%, ciò avviene anche per le Università. Rimangono aperte solo le attività maggiormente necessarie e utili come farmacie, parafarmacie, edicole, negozi di alimentari e altre specifiche. 

A Reggio Emilia si è in zona arancione scuro, in questo caso le regole sono leggermente diverse: sono sempre vietati gli spostamenti, se non per determinati motivi o di salute, o di lavoro, o per una certa necessità; inoltre non ci si può recare da amici e parenti, anche se all’interno del proprio comune, e nemmeno nelle seconde case. Oltre a ciò vi sono delle restrizioni per quanto riguarda le attività sportive e sono chiuse le attività ricreative. Come nella zona rossa, vi è la didattica a distanza per le scuole e per le Università. Solamente i nidi e le scuole dell’infanzia restano aperte. Nella zona arancione scuro rimangono aperte tutte le attività economiche.

 

Articolo di Benedetta Borriello classe 2^I