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“Viva la Vida” Un inno alla bellezza di vivere. Recensione

“Viva la Vida” è un monologo scritto da Pino Cacucci, che racconta la storia di Frida Kahlo, un’icona artistica e femminista in tutto il mondo.
La tecnica narrativa del monologo permette di calarsi totalmente nei panni della protagonista, riuscendo a sentire lo strazio e l’angoscia dei momenti difficili che ha attraversato, come la perdita dei figli, e, allo stesso tempo, di emozionarsi per la sua forza d’animo ed il coraggio manifestato nell’affrontare una vita difficile e tormentata. “Viva la Vida” è un inno alla vita vita stessa e di non arrendersi, quando ci presenta il conto.
In questo breve, ma intenso libro, Cacucci scrive la storia di Frida, raccontandoci del suo terribile incidente, momento in cui la sua vita è totalmente cambiata. Frida, benchè sopravvissuta, sentiva che la morte intorno a lei, sempre ad osservarla, come se fosse sempre pronta ad infliggerle una nuova sofferenza. Dopo le diverse operazioni cui fu sottoposta e i lunghi periodi di convalescenza, in cui era costretta a non muoversi dal letto della sua stanza, Frida iniziò a disegnare sul gesso, in cui era avvolta. Accorgendosi della passione per l’arte che stava nascendo in lei, i suoi genitori le regalarono i materiali per esprimere il suo talento, e l’artista realizzò molte opere, la maggior parte autoritratti, che rappresentavano per lei tutto.
L’arte non era semplicemente una passione ma era per lei una necessità. Dopo essere riuscita dopo l’ultima operazione a camminare, per motivi economici, Frida andò da Diego Rivera, il più famoso artista messicano di quei tempi, per chiedergli delle critiche sui suoi quadri. Rivera rimase stupito dai lavori della giovane donna e quando si  complimentò con lei, Frida li rifiutò perché non li credeva sinceri. Quello fu il momento in cui tra i due nacque un rapporto di amore tormentato. Non a caso, lo definisce la sua fortuna e la sua sventura: non era un uomo facile e sicuramente non era un uomo fedele, ma la rispettava e l’amava molto. Con lui, per ben 4 volte fallì, nel tentativo di avere un bambino. Furono gravidanze che le provocarono danni alla sua salute già compromessa, che la costrinsero a tornare nell’immobilità del letto. Ma ancora una volta, Frida non si arrese e il giorno di una sua esposizione d’arte, si fece trasportare alla mostra con il suo letto.
La lettura di questo libro ci fa comprendere che, spesso, nella vita ci troviamo di fronte a situazioni difficili che crediamo non possano essere superate e tendiamo ad arrenderci dopo la prima delusione e il primo fallimento, perdendo fiducia in noi stessi e nelle nostre capacità o addirittura perdendo la voglia di vivere. Spesso, sognamo di vivere una vita diversa, quella ideale, finendo col dimenticarci di vivere quella che abbiamo.

Frida ci insegna proprio il contrario di questo, a non arrendersi di fronte alle difficoltà, di sfruttare le nostre capacità e i nostri punti di forza, come ci rende chiaro con una delle sue celebri citazioni: “ A che mi servono le gambe, se ho le ali per volare”, citata più volte nel libro, ma soprattutto ci insegna a vivere la vita a pieno.

Eleonora Lizzio, III C