Achille Lauro, in 5 quadri scardina gli stereotipi

Achille Lauro torna sul palco dell’Ariston di Sanremo in grande stile, stravolgendo gli schemi del festival.
Per la 71esima edizione della musica italiana, l’artista ha messo in scena cinque “quadri” per lanciare, a chi guarda, concetti chiari. Il suo intento non è quello di minare il modo “classico” di intendere i ruoli, ma spingere ad accettare anche chi non si riconosce in quegli standard, chi un modello vuole crearselo e chi si sente di non volerne seguire alcuno. Inoltre, vuole smontare gli stereotipi di genere e per farlo scrive su Twitter: “Sono un uomo, sono una donna. Siamo tutto e siamo il nulla. Siamo ma soprattutto non siamo. Siamo la generazione che riscriverà la storia”.
Per tutta la durata del festival, a creare il suo guardaroba è stato Alessandro Michele, designer di Gucci, accompagnato dal suo stylist Nicolò Cerioni.

Durante la prima serata, Lauro entra in scena indossando una tuta di lustrini celesti, piume di struzzo color cipria e capelli turchesi. La scelta dei colori non è casuale, perchè sottolineano un aspetto molto importante del suo messaggio: “Sessualmente tutto. Genericamente niente. Esistere è essere. Essere è diritto di ognuno”.
Nella seconda serata, sfoggia un tailleur tre pezzi, accompagnato da una lunga treccia rossa e un make-up pesante sugli occhi. La sua “musa” ispiratrice è Mina, donna dal vero animo rock and roll e icona delle cover dell’album Rane Supreme del 1987.
I suoi quadri continuano anche durante la terza serata, in cui appare sul palco dell’Ariston ricoperto d’argento. Raffigura una statua con un peplo luccicante e corona d’alloro, accompagnato da Emma, in un total silver sempre di Gucci, che interpreta Penelope.
L’ideale di donna del mondo omerico, un vero e proprio modello di comportamento, una donna capace di aspettare l’uomo che ama, senza mai dubitare del suo amore.
Per la penultima serata, Achille Lauro diventa una sposa punk con abito di piume, reggendo in mano la bandiera dell’Italia. Rappresenta il dipinto olio su tela di Delacroix del 1830, “La libertà che guida il popolo”, in cui la libertà è raffigurata come una donna con un abito bianco cadente, che lascia il seno scoperto.
Il suo ultimo look è un completo di velluto fucsia, per entrare nei panni di Rodolfo Valentino. La performance si chiude con il cantante che, sul voice over di personaggi famosi che lo trafiggono con le parole e con commenti al ventricolo, si inginocchia sul palco e mostra il petto sanguinante, infilzato da rose rosse. Lauro sanguina ancora, ma questa volta trafitto dalle “accuse della gente”

Achille Lauro non è solo un cantante ma un genio. Grazie alle sue performance trasmette in
maniera chiara il suo messaggio, la libertà dell’individuo.

Daria Navarria, IV F