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“La ragazza con l’orecchino di perla”. Recensione di Guido Scaccianoce

“La ragazza con l’orecchino di perla” è un romanzo di Tracy Chevalier, pubblicato nel 1999.
L’autrice nel suo libro si ispira a un’opera pittorica celebre in tutto il mondo, “La Ragazza col turbante” di Johannes Vermeer. Il pittore olandese è, inoltre, uno dei personaggi principali del racconto di Chevalier.
Ambientato nel XVII secolo a Delft, in Olanda, il romanzo della Chevalier narra di una giovanissima ragazza di un’umile famiglia, che viene assunta dal famoso pittore Johannes Vermeer come domestica. A causa della drammatica situazione economica della sua famiglia, la giovanissima Griet è costretta ad accettare il lavoro per aiutare i suoi cari.
L’ambiente intorno alla povera ragazza è popolato da figure meschine e aride di sentimenti e gentilezza. Difatti l’unico che sembra trattarla con rispetto all’interno della casa è Vermeer. Presto, il rispetto da parte del pittore si trasforma in vera e propria fiducia. Egli sembra scorgere la grande passione della ragazza per l’arte, nel modo in cui ella osserva attentamente i quadri appesi sui muri della dimora. La giovane sembra avere in sè il gusto e la bellezza dell’arte e, in cuor suo, sente di avere l’occasione di coltivare la sua passione stando accanto al famoso pittore.
Un giorno, mentre Griet stava facendo le pulizie nell’atelier dove Vermeer dipingeva, il pittore nota una luce particolare sul bel viso della ragazza e, in quel momento, decide di ritrarla nella sua nuova opera. Quell’opera verrà intitolata in seguito: “La ragazza col turbante” e sarà una delle pitture più iconiche del panorama artistico.
Del romanzo, ho adorato la storia e i personaggi, ma ho trovato altrettanto interessante il modo dettagliato di raccontare i fatti, anche dal punto di vista artistico, dell’autrice. La Chevalier attenziona molto la creazione dei colori svolta da Vermeer prima di comporre qualsiasi sua opera. Il pittore non si limitava a creare solo comuni colori come il rosso e il giallo, ma riusciva a mischiare i colori con altri liquidi per ottenere tonalità completamente nuove. La presenza di questi dettagli mi ha quasi fatto provare le stesse emozioni della protagonista nell’osservare Vermeer mescolare i colori.
Inoltre, l’autrice descrive i dipinti e l’arte in generale in modo profondo, facendo capire al lettore che non è semplice comunicare ciò che si osserva e che niente è come sembra.
Mi ha colpito molto il rapporto che si è creato fra la giovane e il pittore, rapporto che l’autrice ci fa comprendere non attraverso parole e discorsi, ma attraverso sguardi, occhiate e sorrisi. Possiamo notare la complicità che c’è fra i due anche naturalezza e dalla semplicità che la ragazza esprime nel ritratto. Griet sembra totalmente a suo agio mentre Vermeer la dipinge, nonostante il carattere timido e impicciato della giovane e questo riesce a rendere preziosa e speciale una semplice fanciulla di nobili origini.
Personalmente, ho apprezzato il fatto che Tracy Chevalier si sia ispirata soltanto al ritratto di una ragazza sconosciuta che indossa un turbante, per poi creare un romanzo con milioni di copie vendute.
L’abilità dell’autrice sta nell’immaginare la storia di questa ragazza sconosciuta, contornandola di
personaggi immaginari che avrebbero potuto sicuramente esistere creando, inoltre, uno scenario tipico del 1600.
Sono rimasto sbalordito dalla lettura scorrevole e semplice di questa storia che in realtà è piena di significato. Rimane il miglior romanzo che abbia letto finora e mi ha fatto scoprire un modo alternativo di vedere l’arte nella sua bellezza ed eleganza.

Sitografia:  Google Arts and Culture, Wikipedia

Testo e foto di

Guido Scaccianoce, III C