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Quarantena o libertà: distanti o coesistenti? Diritto alla sanità e dittature in incognito

Nel pieno della terza ondata di Covid abbiamo tutti acquisito una visione nettamente più ampia nei
confronti dei danni recati da quel virus che ci ha cambiato le vite a partire dal vicino 2019, il virus che ha
scritto la trama di due anni, per l’intero pianeta, restando impresso nella storia con la voce e la penna di
miliardi di persone, di occhi differenti, in differenti luoghi, punti, della Terra. Malati, timorosi, giornalisti,
bambini, adulti, negazionisti, politici…
Macchiato di inchiostro è ora imprigionato in pagine di diario di adolescenti chiusi nelle proprie case, ma
anche nelle lacrime di chi non la ha una casa, di chi è più esposto.
Se accendete la TV in qualsiasi momento della giornata accertatevi che non ci siano bambini, perché
qualsiasi canale, nazionale e privato, ha ormai istituito un telegiornale, e tutti sanno e ti dicono “l’esatto”
numero di morti e contagiati, che per quanto in realtà possa essere impreciso, ammonta purtroppo sempre a
cifre troppo alte.
Dunque anche io mi sono trovata nella condizione di dar luogo, forse in ritardo, a quella riflessione che
colma le giornate vuote o troppo piene di tutti noi homines sapientes al giorno d’oggi: cos’è la libertà,
quella vera, quella uguale per tutti? Esiste la libertà universale? Ha ancora la stessa valenza in una
pandemia come quella corrente? La libertà di uno lede  quella dell’altro?
La verità è che siamo immersi in una realtà distopica, Orwelliana, dove noi stessi siamo le vittime di una
situazione che lede su più versanti.
Siamo, oltre che colpiti da un virus che si può manifestare anche come letale, sotto il controllo di governanti
e sottoposti alle misure che essi sono tenuti a prendere, ma che in una realtà precedente al virus sarebbero state
dittatoriali.
Di fatto sono stesso le nostre costituzioni a parlare di diritti pari a tutti in merito agli spostamenti, oltre che
nel proprio paese, anche al di fuori di questo. Come nell’articolo 13 della Dichiarazione Universale dei
Diritti Umani che cita: “Ognuno ha diritto alla libertà di movimento e di residenza entro i confini di
ogni nazione. Ognuno ha il diritto di lasciare qualsiasi paese, incluso il proprio, e di ritornare nel
proprio paese.” (fonte: www.ilbolive.unipd.it )
Ma poi è stesso l’articolo 29 che precisa sulle limitazioni  che possono essere attuate
nella tutela dei diritti e della libertà di altri, come appunto nello sfortunato caso corrente del covid-19, ovvero
al fine di tutelare la salute della popolazione.
Ed è così che ha preso luogo quella serie di eventi contraddistinti da un’escalation di restrizioni, talvolta in
contraddizione tra loro, che si sono accavallate di settimana in settimana, anche cambiando da un giorno
all’altro, fino ad oggi.
Si era infatti cominciato, almeno in Italia, con moderazione, diffidenti sui reali effetti che il Covid-19
poteva avere sulla vita di tutti i giorni. Personalmente, vi ricordate quando è stata la prima volta che avete
sentito parlare di Coronavirus?
Io posso raccontare quella che è stata la mia visione, la visione di una liceale, che ha vissuto tutto quello che
hanno vissuto anche gli adulti, ma in un modo forse più retrospettivo, avendo osservato da dietro la mia
finestra, dietro lo schermo per le video lezioni, dietro la televisione, il mondo precipitare velocemente,
trascinando con sé la vita di miliardi di persone, e non solo i morti ed i familiari di malati.
Ebbene tutti sappiamo che il 2020 era iniziato piuttosto male, a gennaio, ed i giornali riportavano quel
terribile incendio che aveva devastato l’Australia.
Poi i social, come Instagram, Facebook, erano ricolmi di “meme”, vignette, sulla imminente terza guerra
mondiale a causa dei pericolosi conflitti di Trump. Giravano infatti battute di ogni genere ed io stessa ne
facevo. Si scherzava sui problemi, perché in fondo le cose brutte non accadevano nella vita normale, si
vedevano solo nei film o comunque erano troppo lontane per avere effetti su di noi.
L’essere umano è profondamente egoista a mio parere, e calcola infatti l’importanza di una notizia rispetto
alla vicinanza a sé stesso. Ed è per questo motivo che il Covid, con la sua così forte presenza nella nostra
vita, ha anche occultato tanti orrori che sono accaduti, come ogni anno, in altre parti del mondo.
Ma inizialmente la sola idea di pandemia era inimmaginabile, così, quando tra queste vignette ne comparve
una su un misterioso virus scoperto in Cina, e quella fu la prima volta che sentii parlare di Coronavirus,
quasi non ci feci caso. Era solo un post tra milioni, e continuai a scorrere l’home page di Instagram.
Poi il giorno dopo a scuola ne sentii parlare da un gruppetto di ragazzini, i quali ugualmente parlavano
della cosa tramite uno scambio di battute umoristiche.
Incuriosita dalla discussione, chiesi inoltre ad una compagna di classe se ne avesse sentito parlare anche lei.
Mi rispose di no.
E poi la giornata proseguì in maniera usuale: finì scuola, mi fermai a chiacchierare con i miei amici di
fronte alla fermata della metropolitana, piena di gente, giocai anche un po’ a pallone, ad un certo punto
avevo freddo e un amica mi prestò la giacca ed io l’abbracciai per ringraziarla. In metropolitana seduto
vicino a me c’era un signore che continuava a starnutire, ma io ci feci caso solo per il frastuono che faceva,
ed inoltre sarebbe stato profondamente maleducato  farglielo notare, infondo era solo un uomo col
raffreddore, o allergico. Poi proseguii per casa e passai per Via Luca Giordano, tra decine di coppie di
giovani innamorati intenti a “sbaciucchiarsi” sulle panchine.
Andai a pranzo a casa di mia nonna, e lei mi ricambiò il favore della visita riempiendomi di quei suoi baci,
stampati innumerevoli volte sulle mie gote, ricolmi di affetto.
Dovettero passare dei giorni perché la notizia si ingrandisse, e poi Instagram si inondò nuovamente di
meme, questa volta riguardanti il Coronavirus.
La cosa mi faceva ridere, faceva ridere un po’ tutti, non sembrava un fatto chissà quanto rilevante.
Eppure il 90% delle cose che feci quel giorno, oggi sarebbero illegali.
Il seguito della storia poi lo conosciamo un po’ tutti, dai primi piccoli lockdown a marzo, che si sono presto
tramutati nell’enorme chiusura durata fino al 4 maggio 2020. Ma anche durante quell’unica chiusura i
cambiamenti da giorno a giorno non sono mancati. Prima si poteva uscire a fare delle spese, persino vedere
amici, erano solo le scuole ad essere chiuse. Poi chiusero le palestre, la paura aumentò ma io stessa, nella
mia concezione egoistica del privilegio di una vita senza disgrazie, stentavo a credere che fosse realmente
così tragica la situazione.
Ma così vennero i lockdown “completi”, quelli che obbligano a stare in casa, ma in strada si poteva correre
per allenarsi. Fu tolta anche quella concessione.
Così dalla libertà più totale della vita italiana di tutti i giorni, ci vedemmo privati di tutto.
Ma non lo eravamo realmente, abbiamo sempre avuto la sanità, gratuita, di diritto in Italia, che forse
costituisce la libertà più grande, più importante. La libertà, il diritto, di vivere, nella speranza che al più
presto potremo nuovamente godere di questa, insieme ad altre libertà.
Quindi per quanto usciremo lesi, forse irrimediabilmente, da questo orribile incubo, non è la libertà il
problema degli Italiani.
Ma se il Covid-19 reca danni alla democrazia italiana, allora demolisce quella di altri paesi. Sono
innumerevoli i luoghi infatti dove vengono recati al popolo, oltre alle restrizioni spesso molto più dure di
quelle italiane, dei veri e propri abusi di potere, o abbattimenti della privacy.
È il caso di paesi come la Cambogia, dove il governo ha indetto uno stato di emergenza senza limiti
temporali che prevede la censura dei mezzi d’informazione e dei social media, nonché la sorveglianza di
massa. Human Rights Watch ha a tal proposito definito la legge “un passo verso la dittatura”.
In Thailandia, grazie ad una legge emergenziale, il premier può disporre coprifuoco a piacimento e
censurare i mezzi d’informazione. Alcuni giornalisti sono stati denunciati per aver criticato la gestione
dell’emergenza.
In Uganda la polizia ha effettuato un blitz in una casa rifugio per persone LGBTQ+ e arrestato 23 di loro,
sostenendo che stessero violando la quarantena. Due persone sono state picchiate e le altre messe alla
pubblica gogna.
In Paraguay le forze dell’ordine si sono rese responsabili di numerosi abusi. Varie persone accusate di aver
violato la quarantena sono state minacciate con il taser.
I video delle “punizioni” sono stati elogiati dal Ministero dell’Interno.
In India il governo del nazionalista Narendra Modi sta sfruttando il lockdown per colpire soprattutto
lavoratori migranti e minoranze musulmane, già perseguitate prima della pandemia.
Nelle Filippine il presidente di estrema destra Rodrigo Duterte ha autorizzato polizia ed esercito a sparare contro
chiunque violi la quarantena. Le forze dell’ordine sono arrivate a rinchiudere le persone in gabbie per cani e
ad umiliarle sui social network.
In Israele il primo ministro Benjamin Netanyahu ha lanciato un programma di sorveglianza digitale di
massa, originariamente pensato per operazioni antiterrorismo. Ha inoltre disposto la chiusura dei tribunali,
bloccando il processo che lo vede imputato di corruzione.
È per la tutela della popolazione di questi e purtroppo tanti altri paesi che sia le Nazione Unite, ché l’EU si
stanno attivando affinché non rimangano rilevanti danni permanenti, dittature, anche dopo l’estinzione della
pandemia, aggiungendo in merito numerosi articoli all’agenda 2021.

Flavia De Ruggiero III C