Vaccini come e perchè

Quali sono i vaccini ora utilizzati e che sfide ci pongono.

Da quando è stata resa nota la sequenza genetica della SARS-Cov-2 (per intenderci il Coronavirus) le industrie farmaceutiche di tutto il mondo si sono lanciate alla ricerca di un vaccino che potesse contrastare la diffusione del virus. Se l’obiettivo di tutti i vaccini è quello di suscitare una risposta immunitaria che impedisca al virus di replicarsi, gli approcci utilizzati per la loro creazione sono però diversi.

Ci sono i vaccini tradizionali che possono servirsi del virus vivo ma reso innocuo in laboratorio (attenuati) o del virus inattivato (‘ucciso’) con il calore o chimicamente oppure che si servono di parti specifiche del virus prodotte in laboratorio per indurre la risposta immunitaria. Tradizionali ormai possono essere anche considerati i cosiddetti vaccini “ricombinanti” nei quali l’antigene (cioè l’agente che suscita la risposta immunitaria) è prodotto in laboratorio manipolando geneticamente delle apposite colture di lieviti o batteri. Tra i vaccini contro la Covid-19 solo due prodotti cinesi sono di concezione tradizionale.

Ci sono poi i vaccini innovativi che non contengono più l’antigene, ma solo le istruzioni perché l’organismo lo produca da solo e di questo tipo sono la maggior parte dei vaccini prodotti contro il Coronavirus-19 e tra questi quelli attualmente approvati dall’EMA (agenzia europea del farmaco): Pfizer-BioNtech, Moderna e Astrazeneca.

Ma come funzionano?

Il vaccino di Pfizer-BioNtech utilizza una tecnologia ad RNA messaggero che, una volta entrato nell’organismo, permette di sintetizzare una proteina tipica del SARS-CoV-2 (spike) che stimola la risposta immunitaria. L’ingresso dell’RNA nelle cellule avviene grazie all’utilizzo di nanoparticelle lipidiche. Moderna come Pfizer ha scelto come tecnologia quella del m-RNA e il funzionamento del vaccino è praticamente lo stesso. I vaccini di Pfizer e di Moderna hanno un’efficacia che supera il 90%, cosa che non si era mai vista in passato con i vaccini tradizionali, tuttavia questa tecnologia ha un grande difetto: le dosi per poter essere efficaci devono essere conservate a temperature molto basse (tra -60°C e-90°C per Pfizer e tra -15°C e -25°C per Moderna). 

AstraZeneca ha invece scelto un altro metodo per consentire l’ingresso dell’m-RNA nelle cellule: il suo vaccino utilizza un vettore virale. Tale approccio, scelto anche dal team russo che ha creato lo Sputnik V, era già stato provato per la produzione del vaccino contro l’ebola e consiste nell’utilizzare un virus sostanzialmente innocuo (adenovirus) come vettore delle istruzioni che consentiranno la sintesi della proteina spike per stimolare la risposta anticorpale. L’approccio di AstraZeneca e degli altri vaccini a vettore virale, pur garantendo dei risultati di copertura inferiori a quelli di Pfizer e Moderna (circa l’86% di copertura), ovvia però al problema della conservazione non richiedendo temperature di conservazione particolarmente basse.

A proposito dei vaccini contro la SARS-CoV 2, si può quindi dire che, esclusi i due vaccini tradizionali cinesi, sono tutti di concezione innovativa, ma si può anche vedere come l’unica tecnica che non sia già stata provata in altre occasioni sia quella dell’utilizzo delle nano-particelle lipidiche come vettori vaccinali.

L’agenzia europea del farmaco continua a lavorare per l’approvazione di nuovi vaccini; in questo momento i due candidati più avanti nell’iter di approvazione sono altri due prodotti a vettore virale: lo Sputnik V, creato dal governo russo, e quello J&J che sarebbe il primo vaccino monodose approvato in Europa.

Oltre alle questioni scientifiche e tecnologiche, la vicenda dei vaccini anti-Covid 19 solleva anche una serie di questioni politiche. Si pensi ad esempio come il mancato rispetto delle scadenze di consegna da parte delle case farmaceutiche evidenzi il nodo del rapporto tra stati e multinazionali, mettendo sotto i riflettori anche il fatto che buona parte della ricerca sia stata finanziata con soldi pubblici mentre i brevetti su questi vaccini appartengono alle multinazionali che li producono.

In conclusione, la questione dei vaccini è complessa e legata a temi scientifici ma anche a temi politico-economici. Ritengo sia dovere di noi cittadini e, in particolare di chi si occupa di informazione, approfondire e, soprattutto, evitare la diffusione di notizie false su di essi.

Bruno Trezzi, 5G