“Poenulus”, commedia plautina. Recensione

La commedia plautina “Poenulus” (“il Cartaginese”) ha come protagonista un giovane cartaginese di nome Agorastocle.

Rapito all’età di sei anni, Agorastocle viene venduto e cresciuto a Calidone, in Etolia, da un vecchio che, poco prima della sua morte, lo nomina sue erede. Oltre al ragazzo, ad essere state rapite sono anche le due cugine (figlie del padre di Agorastocle) e la loro balia, acquistate e sfruttate da un ruffiano di nome Lico che vive sempre a Calidone. Agorastocle si innamora perdutamente della maggiore di queste due fanciulle, senza ovviamente sapere che si tratta di sua cugina, tuttavia Lico si oppone al loro matrimonio, quindi il giovane cartaginese chiede aiuto al suo servo chiamato Milfione, il quale escogita uno stratagemma per mandare in rovina il ruffiano e far in modo che la sua servitù passi nelle mani di Agorastocle che in questo modo potrà sposare la sua amata. Alla fine della commedia giunge però in città il padre delle due ragazze e zio del protagonista, il quale riconosce i suoi cari e li riporta in patria, permettendo così ad Agorastocle di sposare sua figlia.
I personaggi della commedia rispettano a pieno i “ tipi” plautini. Il protagonista è il giovane Agorastocle, il quale nasce a Cartagine ma viene rapito all’età di soli sei anni e poi venduto e cresciuto da un vecchio misogino che lo adotta e lo fa suo erede. Si innamora perdutamente della maggiore delle due sue cugine ma è un po’ sprovveduto e senza l’aiuto del suo servo non avrebbe mai raggiunto il suo obiettivo. Altro personaggio importante è Milfione, il servo di Agorastocle, molto astuto che si mette al servizio del padrone per aiutarlo nella sua avventura amorosa, è infatti lui ad escogitare lo stratagemma per ingannare il ruffiano. Anche lo stesso ruffiano ricopre un ruolo fondamentale all’interno della commedia, il suo nome è Lico il quale acquistata e sfruttata le due fanciulle per guadagnare sempre più soldi (l’unica cosa che gli importa veramente), può essere considerato come l’antagonista della commedia in quanto si oppone al matrimonio tra Agorastocle e la sua amata. Viene, inoltre, definito dal suo schiavo (Sincerasto) come l’uomo più falso, cattivo e sporco che esista. Nel finale della commedia, però, dopo aver capito di essere stato fregato e di non avere più scampo, ha intenzione di impiccarsi nel finale originale, mentre in quello alternativo invoca umilmente il perdono di Agorastocle, Annone e Antamenide. Gli ultimi personaggi che rivestono un ruolo altrettanto importante sono le due sorelle: Adelfasio (la maggiore) della quale è innamorato
Agorastocle e Anterastilide (la minore) le quali per tutta la durata della commedia mantengono un comportamento di superiorità, si credono infatti più belle, eleganti ed intelligenti rispetto a tutte le altre fanciulle, infatti uno dei motivi per cui si dirigono al tempio di Venere è per farsi guardare dalle altre ragazze. Nella commedia sono presenti anche altri personaggi minori come: Callibisco (il fattore), i testimoni, Giddenide (la balia), Antamenide (il soldato e amante di Anterastilide) e Annone (il padre delle due fanciulle e lo zio di Agorastocle), sono poi presenti anche vari servi e cameriere che fungono da comparse.
Per quanto riguarda l’ambiente nel quale si svolge la commedia non sappiamo molto, possiamo però affermare con certezza che la vicenda si svolge a mCalidone, in Etolia. Tuttavia Sincerosto ci descrive alcune caratteristiche della casa di Lico, definendola come un vero e proprio inferno dove trova posto ogni genere umano che abbia soldi da spendere, nella casa inoltre si mangia e si beve come in una bettola ed è piena di borracce sigillate con la pece.
Il linguaggio invece rispetta tutte le caratteristiche plautine, è infatti vivace, ricco di battute, di oscenità, volgarità varie e insulti di ogni tipo che i personaggi si scambiano frequentemente tra di loro con tono di solito ironico e amichevole; inoltre in alcune scene sono presenti anche alcuni esempi di tirate, oltre ovviamente all’immancabile battuta finale (“plaudite”) presente in ogni commedia plautina.
Secondo il mio personalissimo giudizio sulla commedia, devo ammettere che mi è molto piaciuta, intrattenuto e divertito, nonostante l’abbia solo letta. Sono convinto che vedendola messa in scena, l’apprezzerei molto di più. Se dovessi però trovare una cosa che non ho molto apprezzato sarebbe il finale troppo affrettato, fossi stato Plauto lo avrei reso più dettagliato inserendo per esempio alcune informazioni sul ritorno in patria e sul matrimonio di Agorastocle.

Federico Torrisi, III I