Kobe Bryant, i 24 motivi che lo rendono immortale

Vent’anni di carriera nella stessa squadra, i Los Angeles Lakers, 5 titoli NBA, due ori olimpici, un’infinità di record personali. Kobe Bryant ha letteralmente rivoluzionato la pallacanestro.

Esattamente un anno fa, il mondo degli appassionati di pallacanestro veniva sconvolto dalla notizia della tragica morte di Kobe Bryant. Per ricordarlo e onorare la sua memoria, ho deciso di elencare le 24 ragioni che hanno reso immortale uno dei giocatori più iconici della storia dello sport:

-È stato 5 volte campione NBA con i suoi Los Angeles Lakers. Allo stato attuale, Kobe può vantare un anello più di LeBron James e soltanto uno in meno rispetto a Michel Jordan.

-In due delle cinque finali vinte si è portato a casa il riconoscimento di Finals MVP: nel 2009 e nel 2010.

-Ha vinto il titolo di MVP nel 2008. Avrebbe indubbiamente meritato di vincerlo in più di un’occasione, ma purtroppo ciò non è accaduto.

-Può vantare ben 18 presenze all’All Star Game. Dal 1998 al 2016, Kobe non ne ha infatti mai saltato uno. L’unico anno che manca all’appello è il 1999, stagione in cui la partita delle stelle non si disputò per via del lockout.

-4 volte MVP dell’All Star Game, un riconoscimento storico che condivide con il solo Bob Pettit.

-È stato inserito 9 volte nell’All NBA Defensive First Team, il quintetto dei migliori difensori della lega.

-Ha vinto la classifica marcatori per 2 volte consecutive, nel 2006 e nel 2007.

-È il primo (e finora unico) giocatore ad avere due numeri ritirati dalla stessa franchigia. I numeri sono ovviamente l’8 e il 24 a tinte gialloviola.

-Il 22 gennaio 2006 segnò 81 punti in una gara di regular season contro i Toronto Raptors. Ad oggi è ancora la seconda miglior prestazione realizzativa nella storia della NBA, dietro soltanto ai 100 punti di Wilt Chamberlain.

-Ha vinto la gara delle schiacciate NBA alla sua prima stagione nella lega, nel 1997.

-Ha vissuto gran parte della sua infanzia in Italia. La famiglia Bryant si trasferì a Rieti quando il piccolo Kobe aveva soltanto 6 anni. In seguito i Bryant si trasferirono a Reggio Calabria, a Pistoia e infine a Reggio Emilia. Quando Kobe raggiunse i 13 anni di età, la famiglia tornò negli Stati Uniti, a Philadelphia.

-Il 13 aprile 2016 Kobe ha giocato l’ultima partita della sua carriera, lasciandoci un’altra prestazione leggendaria. Segnò 60 punti contro gli Utah Jazz, per distacco la miglior prestazione realizzativa sfoderata in una partita d’addio.

-Non è mai andato al college, passando direttamente dall’high school alla NBA. Venne draftato a soli 18 anni dagli Charlotte Hornets, che lo spedirono direttamente a Los Angeles.

-Attualmente si trova in quarta posizione nella classifica dei migliori marcatori NBA di tutti i tempi.

-Ha vinto la medaglia d’oro olimpica con il Team USA in ben due occasioni, a Pechino 2008 e a Londra 2012.

-Nel 2018 ha vinto il Premio Oscar per il miglior cortometraggio d’animazione grazie a “Dear Basketball”, un film basato sulla lettera scritta da Kobe a The Players’ Tribune per annunciare il suo ritiro dalla pallacanestro.

-È stato probabilmente il miglior giocatore nella storia della franchigia più vincente di sempre (al pari dei Boston Celtics).

-Il rapporto di amore-odio con Shaq è ancora oggi una delle storie più interessanti che la NBA ci abbia mai offerto. Dominanti come pochi insieme, ma divisi da caratteri troppo diversi che li costrinsero a separare le loro strade nonostante un 3-peat.

-È sempre rimasto fedele ai Lakers, anche negli anni più difficili della franchigia di Los Angeles.

-Il suo liceo, la Lower Marion High School, ha ritirato il suo numero, che all’epoca era il 33.

-Nella palestra della Lower Marion c’è un mosaico che lo ritrae. L’opera è stata realizzata nel 2010 dall’artista di Philadelphia Jonathan Mandell.

-Michael Jordan ha ammesso che Kobe è l’unico giocatore che avrebbe potuto batterlo in uno contro uno.

-Nel 2018 fondò la Mamba Sports Academy, una scuola il cui scopo principale era la promozione del basket, in particolare quello femminile. La stella di questo progetto era proprio la piccola Gianna, sua figlia.

-La Mamba Mentality: a livello sportivo, indubbiamente l’eredità più importante lasciata da Kobe. Più di qualsiasi statistica, più di qualsiasi titolo.

Da quel maledetto 26 Gennaio 2020 ad oggi sono passati 430 giorni.In testa dei cestisti scorrono le immagini di Kobe Bryant come se la loro vita gli passasse davanti. L’infanzia in Italia, la Lower Merion, il più giovane giocatore della NBA nel 1996, i trofei vinti, dall’MVP al Larry O’Brien, gli 81 punti contro i Raptors e i 33,463 punti in carriera.

Verrà sempre ricordato per le sfide sempre dure lanciate a se stesso e ai suoi compagni, la voglia di vincere, la volontà di superare il dolore e rinascere dopo gli infortuni, lo studio maniacale degli avversari e del gioco.

Questo era il “Black Mamba”

Grazie Kobe Bryant!

Niccolò Maiolino