IL DOPING, questione di…

Il doping è l’uso di sostanze medicinali, naturali e sintetiche, finalizzato al miglioramento delle prestazioni fisiche in ambito sportivo; sostanze proibite dai regolamenti, con lo scopo di accrescere artificiosamente e slealmente il rendimento fisico nel corso di una competizione. L’origine del termine «doping» è controversa. Infatti, alcuni sostengono che il termine derivi dal fiammingo «doop», che significa mistura, miscela che i marinai olandesi ingerivano prima di affrontare una tempesta sull’Oceano. Altri, invece, sostengono che derivi dal linguaggio sudafricano, nel quale, il termine «dope» corrisponde ad una sostanza densa e liquida, più propriamente uno stupefacente. Si ritiene anche che possa aver origine dal termine inglese “to dope” utilizzato per indicare la pratica di drogare.

La storia del doping inizia fin dalle prime Olimpiadi nel 776 a.C. con l’impiego di sostanze di origine naturale. Nell’antica Grecia, durante lo svolgimento dei giochi olimpici, gli atleti assumevano infusi a base di erbe o funghi. Se un atleta veniva trovato in possesso di semi di sesamo, ritenuti ‘dopanti’, era immediatamente escluso dai giochi e giustiziato.

Le sostanze e le pratiche vengono suddivise con lettere e numeri, la lettera indica il gruppo generale (S sono le sostanze, M le pratiche non permesse, P le sostanze non permesse in determinati sport), il numero indica le sottoclassi, che generalmente definiscono un gruppo farmacologico specifico. Le cinque sostanze dopanti più utilizzate sono i diuretici e agenti mascheranti, l’insulina, la corticotropina, l’ormone della crescita e il doping genetico.

Nelle pratiche dopanti, tali sostanze, possono provocare tumori, trombosi, ictus, emorragia celebrale e cirrosi epatica. Negli uomini possono causare impotenza; nelle donne effetti virilizzanti, perdita di capelli, sterilità e irsutismo, ovvero l’aumento patologico dei peli, che assumono disposizione e diffusione di tipo maschile.

Perché dunque, visti gli effetti indesiderati sul nostro organismo, questa pratica è così diffusa?

Gli atleti assumono tali sostanze principalmente per garantire degli effetti, come aumentare la massa e la forza muscolari, aumentare l’apporto di ossigeno ai tessuti, stimolare la prestazione agonistica, ridurre la percezione del dolore e il ridurre il peso corporeo.

Ma il successo sportivo, dovrebbe richiamare i valori dello sport quali la lealtà, il merito, il rispetto dell’avversario, insomma tutto tranne la mancanza di legalità. Ecco il problema! Oggi più che mai la necessità di primeggiare ad ogni costo e la competitività esagerata favorisce il diffondersi di questo fenomeno piuttosto che arginarlo, non solo nello sport ad alto livello, in cui sono molti i nomi di atleti dopati, ma anche nello sport dilettantistico, dato sconcertante che dovrebbe far riflettere! Fortunatamente sia le autorità sanitarie, sia quelle sportive sono intervenute con iniziative di Educazione alla salute e attività di prevenzione, rivolte soprattutto alle scuole, con lo scopo di informare e coinvolgere i ragazzi in approfondimenti relativi questa tematica, cercando di ridare dignità all’attività sportiva, all’interno di un più ampio concetto di “salute dinamica”, incentrato sul benessere psicofisico della persona.

Ma ancor più sconcertante è il così detto doping di Stato, ossia “l’identificare il sistema segreto di somministrazione di sostanze dopanti e di copertura dei risultati ai test antidoping, messo in atto da parte di diverse infrastrutture federali sportive, di controllo e di collegamento di uno Stato ed applicato ai propri atleti”. Un esempio recente di doping di Stato è quello della Russia, bandita dalle prossime due Olimpiadi e dai Mondiali di calcio del 2022. La punizione esemplare riguarda la nazione ma non gli atleti, infatti se dimostreranno di essere puliti, estranei al doping, potranno gareggiare in qualsiasi manifestazione come «atleti neutrali».

La WADA, acronimo di World Anti-Doping Agency, è una fondazione a partecipazione mista pubblico-privata, creata per volontà del CIO, che coordina la lotta contro il doping nello sport. La WADA ha attuato il suo programma sul controllo delle droghe nello sport, mediante l’emissione e il continuo aggiornamento del Codice Mondiale Anti-doping, che comprende un elenco delle sostanze e dei metodi vietati. I laboratori antidoping hanno il compito di ricercare le sostanze vietate incluse nella lista WADA sui campioni biologici prelevati ad atleti tesserati per le federazioni nazionali e internazionali. Si tratta di strutture tecnologicamente all’avanguardia presso le quali vengono condotti i test antidoping ufficiali. I referti dei laboratori accreditati devono essere inequivocabili, in quanto costituiscono la prova della violazione della normativa sul doping in sede legale. Attualmente i laboratori antidoping sono in grado di identificare la quasi totalità delle sostanze vietate.

In Italia, il tema antidoping si basa sulla Legge n. 376 promulgata nell’anno 2000. Oggi l’uso e la somministrazione di doping sono considerati reati penali, punibili con la reclusione e multa.

Per arginare questa pratica, che ostacola l’etica sportiva, affidiamoci allora, oltre che ai controlli antidoping, in maggior misura al buon senso di tutti coloro che credono ancora nella pratica dello SPORT vero!

Allora potremmo dire… doping, questione di …lealtà!

Giacomo Palazzi 3AL