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Recensione del libro “Il cacciatore di aquiloni” di Khaled Hosseini

Il romanzo intitolato “il cacciatore di aquiloni” del 2003, è l’opera prima dello scrittore statunitense di origine afgana Khaled Hosseini. Questo libro racconta dell’amicizia di due ragazzi afghani. L’intero libro è narrato attraverso un flashback e le vicende sono ambientate in Afghanistan, Pakistan e America. Amir vive col padre a Kabul, in una grande casa nel quartiere ricco della città. Insieme a loro vivono i loro servi, Ali e il figlio Hassan. Amir e Hassan, essendo cresciuti insieme, sono legati in un forte legame di amicizia. I due passano interi pomeriggi a giocare e al leggere storie scritte da Amir. Una passione che gli accomuna è la gara di aquiloni, la quale consiste nel far volare il proprio aquilone facendolo rimanere più tempo possibile in volo, abbattendo gli aquiloni avversari. La gara si svolge d’inverno e in una delle tante competizioni i 2 vincono abbattendo l’ultimo aquilone. Nonostante ciò, una serie avvenimenti e errori li spingono ad allontanarsi. Con l’inizio della guerra Amir e il padre sono costretti alla fuga e si rifugiano in America, dove devono ricominciare una nuova vita.
Gli anni passano tranquilli fino a quando riceve una telefonata da parte di un caro amico del padre, il quale lo invita in Afghanistan per una visita. Amir accetta e torna a Kabul, profondamente cambiata con la guerra. Qui l’uomo viene a conoscenza del fatto che Hassan era suo fratello e che Hassan era stato ucciso, lasciando orfano il figlio Sohrab. L’uomo gli chiede di andare a cercare il bambino e portarlo in un luogo sicuro. Così Amir accetta e lo va a cercare in orfanotrofio, ma scopre che è stato portato via dai talebani. Allora, con molto coraggio, decide di affrontarli, riuscendo a fuggire con l’orfano in Pakistan. Ami cerca di adottare il ragazzo, ma l’unico modo per farlo è riportarlo in orfanotrofio. Sohrab, terrorizzato dall’idea di essere lasciato solo, tenta di togliersi la vita, ma grazie alla moglie di Amir, riescono a procedere con l’adozione e a tornare in America. Qui però Sohrab non parla, solamente durante una caccia di aquiloni si scorge un sorriso sul viso del giovane.

Ho trovato particolarmente interessante questo romanzo, perché l’autore è riuscito a raccontare sia la storia della forte amicizia tra due bambini molto diversi sia il tragico passato dell’Afghanistan. Un tema ricorrente nel romanzo è l’amicizia tra Amir e Hassan, che però molte volte è stata messa in discussione a causa delle loro diverse classi sociali. Mi ha stupito il fatto che Hassan è sempre stato fedele ad Amir, il quale non si è sempre dimostrato gentile, protettivo e si è fatto vincere dalla vigliaccheria. Questa serie di
atteggiamenti romperà la loro amicizia e lascerà un grande senso di colpa ad Amir. Quest’ultimo troverà l’occasione di rimediare e fare i conti col passato ormai adulto. La storia ci insegna che non è mai troppo tardi per rimediare, ma si può tornare indietro e ottenere il perdono, soprattutto quello di noi stessi. Durante il romanzo veniamo immersi nella cultura e nelle tradizioni Afghane, le quali ci permettono di conoscere nuove culture e di comprendere al meglio i vari atteggiamenti dei personaggi.

Questo libro mi ha fatto capire quanto sono fortunata nel vivere in un paese come l’Italia, dominato dalla pace e che offre molte opportunità, al contrario dell’Afghanistan è pervaso dai conflitti e dove non è possibile vivere una vita serena come la nostra e dove una persona non può scegliere se essere felice o meno, perché il suo destino è già deciso.

Alice Nana 3BL