La guerra non è finita…

GUINEA
In Guinea il presidente viene eletto democraticamente fino a due mandati della durata di 5 anni ciascuno. Secondo la costituzione guineana il 18 ottobre 2020 sarebbe stato l’ultimo mandato del Presidente Alpha Condé. Il presidente ha cambiato la costituzione per presentare un terzo mandato, iniziativa che ha scatenato in patria diverse proteste e manifestazioni, così come in Europa e in America. I partiti politici, la protezione civile e il popolo si sono uniti contro di lui poiché ha oggettivamente commesso un atto ingiusto. Durante il primo periodo dell’inizio del mandato i manifestanti sono stati uccisi e buttati nelle fosse comuni. Nel secondo periodo ha mandato dei poliziotti che hanno ucciso più di 200 persone. Chi manifesta e si oppone al regime, viene incappucciato e arrestato. Se un manifestante estero dovesse apparire nei video delle manifestazioni, qualora andasse in Guinea verrebbe arrestato, perché la polizia possiede tutti i video in questione. Recentemente un manifestante è stato punito con 5 anni di carcere e €200.000 da pagare. Dopo l’elezione originaria aveva vinto il partito UFDG, ma sono stati arrestati tutti i suoi membri e in più hanno buttato giù le case a più della metà della popolazione, con la semplice motivazione di dover allargare le strade. Il presidente ha portato la dittatura in un luogo democratico.

CINA
Quasi un anno fa un video pubblicato su TikTok da una teenager americana è diventato virale portando alla luce un argomento a tutti noi sconosciuto. La ragazza ha finto di fare un tutorial di makeup per denunciare la situazione di repressione in Cina ai danni della minoranza uiguri nella provincia dello Xinjiang, nell’estremo nord-ovest del Paese. La situazione in verità è già ben nota da tempo alle Nazioni Unite, che però, dice la ragazza, avrebbero fallito nel bloccare il tutto. Dal 2001, con la lotta globale al terrorismo islamico, si è intensificata la repressione del governo nei confronti dei movimenti indipendentisti e separatisti come quello degli uiguri, la cui attività indipendentista risale alla prima metà del Novecento. Nel 2009 una manifestazione degli Uiguri nello Stato dello Xinjiang è degenerata in una serie di scontri etnici con gli Han e con la polizia cinese, in cui sono morte centinaia di persone. Col tempo la minoranza musulmana ha iniziato a subire sempre maggiore repressione da parte delle autorità cinesi. Siamo a conoscenza di almeno 380 centri di internamento, che vanno dai campi di rieducazione alle prigioni fortificate. Qui dentro le persone sono costrette a rinnegare le loro convinzioni e ad elogiare il Partito Comunista, a bere alcolici e mangiare carne di maiale (pratiche vietate dalla religione islamica). I detenuti guadagnano “crediti” per il processo di trasformazione ideologica e disciplinare, ma vengono sempre trasferiti in un “livello successivo” senza mai essere rilasciati. Possono sentire i parenti una volta al mese in videochiamata o con una telefonata a settimana. Ci sono stati molti resoconti di persone che hanno subito torture, stupri e abusi di ogni tipo. Sembra inoltre che, anche dopo essere stati rilasciati, gli ex detenuti rimangano sotto costante sorveglianza. I prigionieri vengono ammanettati e rinchiusi in una stanza, hanno la testa rasata ed ogni movimento è monitorato da telecamere. Usano come bagno un secchio all’angolo della porta. Sono costretti ad imparare il cinese.

PALESTINA
La vita quotidiana in Palestina si svolge tra controlli ai checkpoint, blocchi stradali, richieste di permessi e lunghi viaggi per percorrere piccole tratte. La mappa del territorio ha subito molte variazioni nel corso dei decenni ma quella che vediamo oggi si rifà a quella stabilita negli accordi di Oslo del 1993. In base a questi accordi la Cisgiordania (o West Bank) è stata divisa in tre aree principali:

Area A: sotto pieno controllo palestinese

Area B: sotto il controllo amministrativo palestinese e il controllo israeliano per la sicurezza

Area C: sotto il pieno controllo amministrativo e di sicurezza israeliano

A complicare il quadro vi è la presenza di molti insediamenti israeliani illegali, comprendenti solo i cittadini israeliani, che a partire dalla Guerra dei 6 giorni (5-10 giugno 1967) si sono lentamente diffusi all’interno del territorio palestinese della Cisgiordania e di Gerusalemme Est e che sono considerati illegali dal diritto internazionale perché violano l’articolo 49 della Quarta Convenzione di Ginevra – ratificata anche da Israele – che vieta alla potenza occupante di “procedere alla deportazione o al trasferimento di una parte della sua propria popolazione civile nel territorio da essa occupato”.

 

Simona Miss Sultana, Sofia Antenucci,
Fanny Bonato e Rebecca Rossi

classe 4c