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Che cos’è il femminismo? È un movimento positivo o negativo?

Il femminismo è un movimento che a seconda del paese e dell’epoca ha caratteristiche diverse. Si è iniziato a parlare di femminismo grazie a Hubertine Auclair dal 1882, per quanto sin dal Settecento alcune intellettuali se ne fossero fatte promotrici. Le prime femministe, in Gran Bretagna, lottarono per il riconoscimento di ruolo sociale paritario agli uomini e in Francia per l’istituzione del diritto di famiglia dal 1789. Successivamente al movimento per il diritto al divorzio Alexandre Dumas Junior chiamò femministe (in modo dispregiativo) le promotrici dell’iniziativa.

Alla fine dell’Ottocento si sviluppa in Gran Bretagna il movimento delle “suffragette” con lo scopo di ottenere il suffragio femminile e di raggiungere la parità politica rispetto agli uomini. Con lo sviluppo e l’industrializzazione il ruolo della donna cambiò, portandola a svolgere lavori e mansioni originariamente affidati all’uomo. Questa nuova condizione sociale portò le donne a coalizzarsi. Una delle promotrici del movimento è stata Olimpe de Gouges, che evidenziò il ruolo negato alle donne, specialmente nello spazio pubblico. Nel gennaio 1793 Robespierre ordinò lo scioglimento dei circoli femminili. Invano la de Gouges si batté, pubblicando opuscoli contro Robespierre, finché venne ghigliottinata. Intanto in Inghilterra nascevano i primi circoli femminili inglesi. Le donne richiedevano l’ammissione alle occupazioni maschili, con parità di retribuzione; l’uguaglianza di diritti civili e l’ammissione all’elettorato. Volevano dunque una piena cittadinanza. In Italia, nel Novecento, le donne avviarono molte manifestazioni politiche e sindacali, per migliorare lo Stato delle lavoratrici. La prima guerra mondiale, e in seguito l’avvento del fascismo, dovevano mettere fine ad ogni tentativo di emancipazione femminile. A partire dagli anni Sessanta si sono moltiplicate in ogni paese le iniziative assunte dalle donne per richiamare l’attenzione sulle discriminazioni di cui esse erano fatte oggetto. Le femministe italiane di sono si sono impegnate a fondo nella battaglia per la carenza di strutture per le lavoratrici madri, la discriminazione sul posto di lavoro, la scarsa rappresentanza femminile sulla scena politica. Negli anni Settanta si è arrivati all’introduzione del divorzio, alla modifica del diritto alla famiglia nel 1975 e all’approvazione della legge che regola l’aborto nel 1978. In quest’ultimo decennio le manifestazioni di piazza lasciano il posto ad altre iniziative, ad esempio la formazione di commissioni nazionali istituite per realizzare la parità tra uomo e donna; nel 1996 nasce il ministero delle pari opportunità. Il primo ministero nacque con il governo di Prodi e fu nominata ministro Anna Finocchiaro. Ora non vi è più un ministero delle pari opportunità, ma delle deleghe conferite al sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio, che attualmente è Roberto Garofoli.

Il decreto legge sul femminicidio è stato convertito in legge nel marzo del 2017. La camera ha approvato la legge che tutela gli orfani e cioè rischia l’ergastolo chi uccide la coniuge o la convivente. Degli undici articoli che compongono il provvedimento solo cinque si riferiscono alla violenza sulle donne: primo provvedimento, diventa aggravante la relazione affettiva con la donna, basta cioè un legame sentimentale per far scattare una pena più pesante. Ulteriore inasprimento della pena si ha in presenza di minorenni o donne in stato di gravidanza; secondo provvedimento, in caso di lesioni gravi, minaccia aggravata e violenza si applica la misura cautelare dell’allontanamento d’urgenza dai luoghi frequentati dalla persona minacciata e controllo con braccialetti elettronici; terzo provvedimento, querela irrevocabile in caso di alto rischio per la persona che viene minacciata con armi.

Lucrezia Lunghi e Giulia Ciamei IVD