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Turisti digitali: l’influenza dei social su una cittadina veneta

Di Angela Zanoni

Beatrice Bonsembiante si occupa di Asolo e di chiunque sia interessato a questa città. Considerato uno tra i “borghi più belli d’Italia”, Asolo, in provincia di Treviso, ha subito gli effetti del covid ma nessuno si è dimenticato dei turisti e di come avvicinarli alla cultura del posto.

Cosa è per voi il digitale? Come avete fatto a rendere la rete il mezzo per stuzzicare i turisti e interessarli ad Asolo?

Durante il lockdown abbiamo capito che doveva essere rivista l’importanza di strumenti e contenuti per ottimizzare la comunicazione. Il Covid ha fatto riorganizzare tutti i pensieri sul lavoro. Certo il social è stata anche una maniera per tenere a galla, perché anche se eravamo bloccati, avevamo una prospettiva: sapevamo come lavorare. Avevamo la possibilità di comunicare Asolo a chi all’esterno. È stato uno strumento salvavita per un momento di pandemia. Le persone non potevano muoversi ma avevano comunque la possibilità di sognare, e questo tramite social e immagini.

Come avete trovato il modo per mostrare, oltre le immagini, la storia che si nasconde dietro le zone della città?

Le persone credono che dietro ad un social ci siano solo le immagini, e non è vero. Chi fa campagne social su mete turistiche deve sapere di cosa parla. Io non posso avere solo un fotografo, per quanto bravo possa essere. Io devo avere conoscenze come tradizioni, storie nascoste, leggende e testi tramandati oralmente che su una guida turistica non trovi. La forza della comunicazione è anche delle persone che seguono la campagna e della loro informazione. Credo che un turista digitale percepisca fortemente l’identità di una destinazione e chi consolida la campagna marketing. Anche io sono una turista e capisco se chi porta avanti una pagina è del posto o se è un’agenzia che pubblica immagini.

Spostandovi in cerca di nuovi luoghi della città, avete apprezzato maggiormente Asolo?

Allora io vivo da sempre tanto Asolo, fin da quando sono bambina. Asolo è casa. Quello che ho scoperto durante il periodo di lockdown è come io mi senta privilegiata a vivere ad Asolo: poter uscire di casa e trovare una bellezza infinita, poter fare piccole passeggiate, vedere colline con panorami meravigliosi e respirare aria pulita, mentre c’è gente bloccata in appartamento a Milano. Questo è stato ciò che ho percepito e rivalutato. Anche il sentimento di comunità. Ho visto Asolo svuotata dai foresti, senza più sentir parlare diverse lingue come invece eravamo abituati. Mi è piaciuto vivere solo noi, gli asolani. È stato bello prendere un caffè d’asporto, sedersi in fontana e chiacchierare sapendo già chi trovavi. Ci siamo rinsaldati e nel turismo è indispensabile la comunità che accoglie. Se non è solida, il turista si sente in un villaggio turistico e non ha più valore. La gente vuole essere accolta, ed Asolo riunendosi, è riuscita a dare ciò.

Credete che la comunità di Asolo possa essere una delle ragioni che porterà a un ritorno di turisti?

Io credo che il turista digitale sia importantissimo, perché attraverso il digitale si crea il sogno. Anche dalle foto di turisti, io visitatore, immagino ed approfondisco. È lì che si crea il desiderio, il motore principale per avvicinare le persone, e creando il desiderio crei il bisogno, assicurandoti poi che il turista venga a spendere sul territorio, dando un imput di crescita. Solo lui può creare prodotto e mercato. Questo è il nostro obiettivo.

Può essere una delle ragioni per cui non c’è stato un riscontro negativo dei turisti?

Lo vedremo fra poco, perché quando parli di social segui le statistiche ma è un concetto labile. Giorni fa è stato terrificante, perché i post sono crollati come like e non sapevamo perché. Poi, confrontandoci con colleghi, si è scoperto che era stato cambiato l’algoritmo così da far scendere pagine business, stimolando il cliente, proprietario della pagina, a sponsorizzarsi. Ora quindi non basta la pagina social, ma serve un piano più strutturato. Bisogna stare sul pezzo senza lasciare la presa.