I libri mettono le ali

Foto di Lorenzo Nicola Saraceni

Grazie al progetto “Lettura Animata” organizzato dal professor Carmine De Luca del Polo Liceale Mattioli Vasto, gli alunni e i professori presenti il giorno 22 dicembre nella Biblioteca della scuola (inaugurata pochi giorni prima) hanno avuto l’occasione di tuffarsi in un mondo parallelo, quello della lettura.
A luci soffuse e con il dolce suono delle onde del mare il narratore, accompagnato dai disegni dell’alunna Siria della classe 3°D, ha narrato un racconto tratto dal libro di Italo Calvino: “Gli amori difficili.”

IL LIBRO
“Gli amori difficili” è uno dei romanzi meglio riusciti dello scrittore italiano Italo Calvino; si tratta di una serie di novelle che l’autore ha scritto nell’arco temporale compreso tra il 1949 e il 1967. Il libro, articolato in 12 storie, riflette in particolar modo sul tema dell’amore e sulla mancanza di comunicazione tra gli individui. A sua volta il libro è diviso in due parti di cui la prima apre alla tematica dell’ “Avventura”, la seconda alla “denuncia sociale.”

In questo primo appuntamento, De Luca ha voluto presentare e leggere ai presenti il racconto: “L’Avventura di un Lettore.”

Foto di Lorenzo Nicola Saraceni

L’AVVENTURA DI UN LETTORE
Amedeo, il protagonista della storia, impersonato dal professore Guerino Taresco, è un ragazzo amante della lettura.
Un giorno d’estate quando il sole è alto, Amedeo disteso su uno scoglio decide di andarsi a fare un bagno, ed infilando il suo amato segnalibro alla fine dell’ennesimo capitolo, lascia il suo luogo di riposo e si tuffa in mare spensierato. Ad Amedeo piace nuotare sott’acqua fino a quando il fiato è dalla sua parte, ama l’avventura ma a ogni bracciata che dà il pensiero di scoprire la fine del racconto è sempre più grande, così tanto da lasciare il fresco mare per rituffarsi tra le pagine del suo amato libro. Arrivato allo scoglio si arrampica, si asciuga in fretta con il suo telo e dopo aver messo occhiali da sole e cappellino comincia il capitolo successivo baciato dai raggi del sole. Intanto, dall’altra parte dello scoglio si è appostata una bagnante anch’essa con una rivista in mano a prendere il sole. Nella lettura, la bagnante, che non ha nome per decisione dello scrittore, personificata dalla professoressa Patrizia Ciccarella, si è accorta di Amedeo, ha percepito la sua passione per i libri giacchè nulla riesce a distoglierlo dalla lettura. La bagnante cerca di instaurare un dialogo con il ragazzo, ma tutto ciò che Amedeo vuole è continuare a leggere, non desidera dialogare anche se ormai la sua attenzione è perduta e non riesce più ad andare avanti con i capitoli. Ad un certo punto la bagnante chiede ad Amedeo se ha voglia di fare un bagno e lui non convintissimo accetta. Lei possiede un materassino, entrambi vi si collocano sopra, lui con il suo amato libro, lei guardando lui. Un clima di tensione si viene a creare tra i due. L’unica cosa che può fare, finito il bagno, è cercare di far sì che la tensione esterna abbia un percorso parallelo con la sua tensione interna in modo tale da non dover rinunciare né alla signora né al libro. Uscita dall’acqua la bagnante si siede appoggiando la schiena su uno scoglio, Amedeo invece siede al suo fianco tenendo il libro sulle ginocchia, si volta verso di lei e la bacia; si staccano e si baciano di nuovo, poi lui abbassa di nuovo il capo sul libro e riprende a leggere.

Foto di Lorenzo Nicola Saraceni

DIBATTITO
Subito dopo la lettura i presenti sono stati invitati ad instaurare un dibattito su una una domanda a cui effettivamente risulta complicato rispondere: Perché Italo Calvino ha deciso di non dare un nome alla bagnante?
Sono venute fuori tante di risposte, come ad esempio: “forse perché non era il punto focale della storia perché Calvino probabilmente voleva rivolgere l’attenzione tutta su Amedeo”. Si è arrivati persino a pensare che il racconto fosse figurativo quindi che l’autore volesse leggere Amedeo come la vita di un individuo, l’amato libro come l’obiettivo da raggiungere e la bagnante come l’ostacolo che cerca di distogliere l’attenzione sull’obiettivo dell’individuo.

A conclusione la lettura di una poesia di Gino de Crescenzo, in arte Pacifico, musicata da Samuele Bersani: “Le mie Parole”.

LE MIE PAROLE

Le mie parole sono sassi, precisi e aguzzi,
pronti da scagliare,
su facce vulnerabili e indifese,
sono nuvole sospese, gonfie di sottintesi,
che accendono negli occhi infinite attese
sono gocce preziose, indimenticate,
a lungo spasimate e poi centellinate,
sono frecce infuocate
che il vento o la fortuna sanno indirizzare

Sono lampi dentro a un pozzo, cupo e abbandonato,
un viso sordo e muto che l’amore ha illuminato,
sono foglie cadute, promesse dovute,
che il tempo ti perdoni per averle pronunciate
sono note stonate, sul foglio capitate per sbaglio,
tracciate e poi dimenticate,
le parole che ho detto, oppure ho creduto di dire,
lo ammetto

Le mie parole son capriole, palle di neve al sole,
razzi incandescenti prima di scoppiare,
sono giocattoli e zanzare, sabbia da ammucchiare,
piccoli divieti a cui disobbedire,
sono andate a dormire, sorprese da un dolore profondo
che non mi riesce di spiegare
fanno come gli pare, si perdono al buio
per poi continuare

Sono notti interminate, scoppi di risate,
facce sovraesposte per il troppo sole,
sono questo le parole,
dolci o rancorose, piene di rispetto oppure indecorose
Sono mio padre e mia madre,
un bacio a testa prima del sonno un altro prima di partire,
le parole che ho detto, e chissà quante ancora
devono venire.

Si è arrivati così a ragionare sulla bellezza e la cattiveria delle parole, che poi risultano le parole chiave della poesia. Ci sono parole che possono far male come “sassi”, “lampi”, quindi è importante fare attenzione al modo con cui ci rivolgiamo all’altro. Ci sono parole rassicuranti, ad esempio “mamma o papà” e “piccole gocce preziose” che se usate correttamente possono portare grandi gioie.

Sharon Anna Rubbi 

 

Foto di Lorenzo Nicola Saraceni