Per sempre in ascolto della storia

 

“Tutti gli esseri umani nascono liberi ed eguali in dignità e diritti. Essi sono dotati di ragione e di coscienza e devono agire gli uni verso gli altri in spirito di fratellanza.”

(Art. 1 della Carta dei diritti universali dell’uomo)

 

E’ da poco trascorsa la Giornata della Memoria e la sua eco non ci lascia. Leggendo e rileggendo le poesie scritte dai bambini e dai ragazzi ebrei del ghetto di Terezin,  mi vengono in mente diverse parole: INGIUSTIZIA, CRUDELTA’, PAURA.  Parole  che non ci trasmettono niente di buono,  parole che sembrano poco in confronto a tutto quello che hanno vissuto non solo uomini e donne ma anche bambini, sia grandi che piccoli. Alcuni sono sopravvissuti, altri no. Che brutta parola “sopravvissuti”, se cercassimo questa parola nel dizionario la definizione sarebbe la seguente: chi è rimasto in vita dopo la morte di altri. lo mi chiedo “PERCHE“. Perché alcuni si e altri no. Perché decidevano chi poteva morire e chi doveva rimanere in vita. Che pensandoci poi, chi rimaneva in vita non viveva . Chi rimaneva in vita tutti i giorni si chiedeva: “Perché io si? Perché io posso respirare ancora? Perché gli altri non possono?”

E io sono convinta che quel “sopravvissuto/a” si farà sempre queste domande ripensando ai momenti difficili che ha passato, partendo dai capelli rasati, dall’incisione del numero, dai cadaveri che tutti i giorni raddoppiavano in quei campi di concentramento dove c’era chi lottava e provava a resistere, ma c’era anche chi si lasciava andare alla crudeltà di quella gente che si sentiva “superiore”.

Terezin

“Quattro anni dietro a una palude
In attesa che irrompa un’acqua pura.

Ma le acque dei fiumi scorrono in altri letti,
in altri letti,
sia che tu muoia o che tu viva.”(Anonimo)


 “Se avessi avuto il tempo di diventare adulto”

 avrei desiderato di vedere un fiume, un lago, un mare, una qualsiasi fonte d’acqua pura, limpida, fresca che non sia una palude secca e con cadaveri attorno” Può sembrare banale come desiderio ma quello che per noi è normale per i ragazzi di Terezin e dei campi era divenuto sogno lontano.

Martina Gervasi I E Liceo Scientifico Sportivo