“Il telaio della memoria” – parte terza


I trabocchi della spiaggia di Punta Penna e Punta Aderci, a Vasto, custodiscono la memoria della mia città. Gli abitanti sono particolarmente legati a queste antiche macchine per la pesca.
Chiunque abbia avuto l’occasione di fare un bagno nello splendido mare cristallino,  ha potuto osservare la complessità e la bellezza dei cinque trabocchi sostenuti dal molo accanto al porto.

I trabocchi sono delle antiche macchine progettate per la pesca, posizionate sulla costa Adriatica nel tratto di litorale che va da Ortona a Vasto.
Queste architetture “leggere” presentano una composizione instabile, ma in realtà sono abbastanza forti da resistere alle tempeste e alle energiche correnti del mare.  I trabocchi sono costituiti principalmente da piattaforme e travi posizionate su dei pilastri incastrati tra il fondale e gli scogli, e ad essi si accede tramite delle fragili passerelle.
Il materiale utilizzato per la loro costruzione è il legno, tenuto saldo grazie all’utilizzo di cavi e assi.
Dalla struttura principale si diramano poi ulteriori assi di legno che permettono il sostegno delle reti, attraverso un complesso meccanismo di carrucole e funi. E’ nota l’ affermazione di D’Annunzio che li definisce “ragni colossali” per la loro complessa composizione e per la grande quantità di travi, corde e reti, necessarie per il loro funzionamento.
I trabocchi rappresentano un ricordo della mia infanzia. Mio nonno Nicola aveva una barca al porto di Vasto e tutti i giorni mi portava in spiaggia e, passeggiando sul molo, mi raccontava preziosi aneddoti sulla storia dei trabocchi. È per questo che ogni volta che mi capita di vedere queste antiche ed affascinanti macchine per la pesca, mi riaffiorano alla mente tanti bei ricordi.

Giorgia Smargiassi

Da tre anni a questa parte sono innamorato pazzo di quel composto di gesso e argilla che si trova nella strada dove io e i miei coetanei siamo cresciuti. Nella zona dei salesiani, precisamente sotto il cartello “Via Torricella”, si nasconde uno dei tesori più grandi della mia vita: “il muretto”.
Ma come farà un banale muro di cemento a strapparmi un sorriso ogni volta che lo vedo? Me lo chiedo spesso, però poi mi basta pensare al passato, alle volte che avevo voglia di urlare e piangere, alle volte che avevo voglia di confidarmi con qualcuno, alle volte che avevo bisogno di “cambiare aria”, lui, in un certo senso, era lì ad aiutarmi. Questo posto è riuscito a far nascere le migliori amicizie e i migliori amori. Le serate passate appoggiati su quel piccolo muro, a rivelarsi di tutto e di più, con davanti lo stupendo paesaggio del mare, penso siano state meglio di un percorso di psicanalisi. Ricordi sbloccati, vicende raccontate, scoop, e notizie che si moriva dalla voglia di raccontare, sono state dette proprio lì, al muretto…
Auguro a tutti di trovare un posto che riesca a far breccia nel proprio cuore, e la cosa più bella è che lo si riesca a condividere con gli altri e che rimanga nella memoria per il resto della vita.

Vincenzo R. D’Adamo

Nella mia città ci sono moltissimi luoghi che si possono leggere come parte integrante delle nostre vite.

Per me, merita tantissimo il Portale della Chiesa di San Pietro situato nell’omonima piazza. La chiesa, a seguito della frana del 1956, venne demolita, e oggi rimane solo la parte inferiore della facciata. Sono felice che questo pezzo, di importanza storica per la nostra città, abbia resistito al tempo e alle persone, a testimonianza della bruttissima frana che ha colpito Vasto e i suoi abitanti.

Quando ero più piccola mi rifiutavo di giocare con la palla in piazza San Pietro perché avevo paura di provocare dei danni a questo capolavoro, sentivo di mancare di rispetto giocando lì vicino. Col tempo ho capito che le cause, che hanno lasciato lì solo il Portale, sono state naturali, ma ancora mi rattrista pensare a ciò che è andato perso di una stupenda chiesa sprofondata tra le macerie.

Irene Abbondanza