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Intervista alla “madre” del Festival, tra equilibri e scienza

Come da tradizione, anche quest’anno abbiamo avuto la possibilità di intervistare la “madre” del Festival della Scienza Ad/ventura, la professoressa Rosa Lo Sasso, e porle alcune domande. 

Quest’anno la tematica del festival è stata Equilibri, nonostante ci sia ben poco di equilibrato nelle nostre vite. Perché è stato scelto proprio questo tema?

Dopo il Festival dello scorso anno dedicato al Caos, quando in piena pandemia si avvertiva questa sensazione di disordine e confusione, in quest’edizione invece il desiderio era proprio quello di trovare un equilibrio, una ripartenza verso delle situazioni sicuramente più serene, o almeno così speravamo. Uscendo, anche se non del tutto, dalla condizione pandemica, non potevamo immaginare minimamente quello che sarebbe poi accaduto in termini di guerra in Ucraina. 

Se dovesse descrivere questa edizione del Festival della Scienza in tre parole, quali userebbe? E perché?

Scienza, Creatività e Curiosità. C’è, infatti, il bisogno fondamentale di coniugare la scienza, ovvero il desiderio di apprendere, e la creatività con la curiosità, perché è proprio quest’ultima a spingerci a progettare, creare, pensare. Questo vale non solo per voi studenti, che accettate la sfida ogni anno con il vostro entusiasmo e la volontà di guardare oltre, ma anche per noi organizzatori a monte che cerchiamo di proporvi dei percorsi di crescita. 

Come ci si sente a rivestire un ruolo importantissimo ai nostri giorni, ovvero promuovere le discipline STEM tra gli studenti?

Sento assolutamente una certa responsabilità nel farmi carico di un compito così arduo, perché nel mondo della scienza, ai nostri giorni, basta davvero poco, qualcosa di apparentemente insignificante per stravolgere la vita di milioni di persone. È sicuramente importante saper affrontare di volta in volta le sfide scientifiche, ma è necessario che tutti coloro che rivestono dei ruoli importanti in questo campo siano in grado di prevedere con lungimiranza ciò che può accadere in futuro. Un esempio lampante di ciò è proprio l’attuale pandemia di Covid: conoscevamo già questo virus, ma chi l’avrebbe mai immaginato che avrebbe causato così tanti danni. Vi è dunque la responsabilità di essere sempre preparati, aggiornati, e di essere certi di ciò che si divulga, anche se certezze in assoluto nel mondo scientifico non ce ne sono mai.

Secondo lei, qual è la lezione più importante che la Settimana della Scienza offre a noi studenti?

Credo che la lezione più importante sia quella di avere lo sguardo attento al diverso, a ciò che in questo caso la Settimana vi mette a disposizione. Si tratta di possedere anche una mentalità aperta, un pensiero divergente per essere disposti ad accogliere nuove informazioni, nuovi modi di porsi di fronte a determinati temi. Affrontare discipline quali l’astrofisica, l’economia, l’ingegneria trattati nella maniera in cui cerchiamo di fare durante il Festival è ben diverso da ciò che quotidianamente in classe vi viene somministrato. Quindi se i ragazzi riescono a cogliere questa ricchezza, questa opportunità di orientarsi per il futuro, è sicuramente un valore aggiunto al loro percorso. In particolare il fatto che molti ex-allievi, adesso scienziati e detentori di un ruolo importante, siano entrati in contatto con gli studenti, ha fornito un ventaglio di possibilità così ampio che ha reso il Festival qualcosa di veramente concreto

Che cosa prova nel vedere così tante giovani menti interessarsi alle scienze?

Ovviamente gioia, ma allo stesso tempo contenuta, da considerare con le giuste attenzioni, in quanto credo che sia assolutamente bello vedere tanti giovani appassionarsi alle scienze, ma la passione deve essere poi corroborata da impegno e sacrificio. Non si diventa ingegneri aerospaziali o primari di medicina semplicemente inseguendo il proprio sogno. C’è bisogno di applicarsi, ogni giorno, perché occuparsi di scienza significa impegnarsi continuamente.

Vorrei infine aggiungere un ringraziamento, che proviene dal profondo del cuore, a tutti coloro che hanno reso possibile questa edizione del Festival della Scienza. Un grande grazie in primis alla Dirigente, Maria Grazia Angelini, sempre presente e partecipe. Un sentito ringraziamento ai cosiddetti “affetti stabili” come mi piace definirli, che da anni progettano e sognano con me ogni nuova edizione, Clotilde Muzii, Giovanna Santangelo, Alba Lalli. Un grande grazie a Filoteo Di Laudo per la realizzazione dei numerosi collegamenti online e per l’animazione digitale. Grazie a Daniela Sacchetti, Anna Di Bussolo, Teresa Pardi, Mafalda Bellano, Patrizia Ciccarella, Nino Di Pietro, Giuseppina Addeo per aver contribuito in maniera speciale alla buona riuscita di una manifestazione così complessa che coinvolge circa mille persone, tra studenti e docenti del Polo Liceale, e tanti delle altre scuole e cittadini. Grazie a tutti i colleghi che hanno accompagnato gli studenti nella realizzazione dei progetti che, anche quest’anno sono stati tanti e di qualità. Il ringraziamento più grande va però a tutti i ragazzi del nostro liceo che hanno saputo trovare il giusto entusiasmo per esprimere il loro personale pensiero riguardo al tema del Festival.

di Giuseppe Colameo