Tabacco, dalle origini ad oggi. Videointervista

Fumare è un vizio che, sebbene ci possa sembrare così vicino ai nostri tempi, affonda le sue radici in origini più remote di quanto pensiamo. Innanzitutto, nasce come un qualcosa di sacro o addirittura “magico”, in quanto i sacerdoti Maya e Aztechi lo soffiavano verso il Sole e i punti cardinali con lo scopo di comunicare con le divinità. A ciò si aggiunge lo sfruttamento di proprietà eccitanti e ipnotiche possedute da alcune delle erbe inalate.
Addentrandoci più nello specifico, potremmo far riferimento al fumo di tabacco. Questo era tipico di una popolazione precolombiana chiamata “Taino” e la sua scoperta da parte del resto del mondo si compie grazie a Bartolomeo de Las Casas, un cronista vissuto nel periodo della scoperta dellʼAmerica. Un altro nome degno di nota è quello di Romano Pace, rimasto ad Haiti per documentare le attività degli indiani fumatori di tabacco e sembra sia stato proprio lui a portare tale pianta in Europa.
Questo tipo di fumo aveva la funzione di causare uno stato di semi incoscienza se aspirato con una notevole forza e in grandi quantità, al punto da essere definito “unʼarte satanica” da Don Fernando Oviedo, il governatore spagnolo di Santo Domingo. Il tabacco, tuttavia, veniva utilizzato anche in altri modi e con scopi curativi: lo si poteva masticare, sniffare oppure mischiare con la polvere e renderlo una sorta di gomma. Ancora oggi cʼè una popolazione brasiliana che ha mantenuto tale tradizione nellʼimpiego del tabacco: gli Yanomami.
Eppure adesso vi starete chiedendo: “Comʼè arrivato questo tipo fumo in Europa?” Semplicemente, al ritorno dal viaggio, il tabacco fu portato in patria dai marinai che avevano accompagnato Cristoforo Colombo e, tra questi, spicca il nome di Rodrigo de Jerez. Da qui, nel 1560 questo prodotto venne promosso come pianta medicinale
da Jean Nicot, un ambasciatore portoghese, dal cui nome i sovrani Francesco I e Caterina de’ Medici chiamarono il principio attivo del tabacco: la “nicotina”. Tuttavia, non ci volle molto perché si diffondesse tra marinai e soldati in Europa come materia prima da fumare.
Già prima della diffusione del tabacco era però usuale, nei territori europei e asiatici, fumare. Cosa si fumava prima dellʼapparizione del tabacco? Un primo esempio ce lo danno la popolazione degli Ariani e degli Sciti, i quali inalavano fumo passivo dai semi di canapa, anche detta “cannabis sativa”, ovvero marijuana. Facendo un salto indietro troviamo anche i Sumeri, che, al posto della canapa, utilizzavano lʼoppio sotto forma di palline da ingoiare o da bruciare. Lo stesso oppio prese piede durante Medioevo nellʼestremo Oriente e in Inghilterra, mentre lʼhashish mise radici in medio Oriente.

Tornando al tabacco, con lʼarrivo di questa pianta in Europa si persero quelle qualità sacre e magiche con le quali era nata, mentre vennero sostituite da un impiego volto solamente al piacere di fumarla e, ovviamente, nellʼinteresse di un
mercato fiorente che ruotava attorno ad essa. Circa verso il XVII secolo, il tabacco venne venduto dagli inglesi anche agli intellettuali e uomini di un certo spessore sotto forma di sigari o pipe. Inaspettatamente, anche le donne presero parte a questa attività, fondando in territorio inglese lʼOrdine della tabaccheria. Come abbiamo detto prima, il fumo si diffuse anche nei ceti colti o, comunque, elevati; ad esempio molti pittori resero i fumatori di pipa soggetto dei propri quadri e riproposero immagini del genere quasi come ad idolatrarle. Anche in ambito musicale suonano le stesse note: Sebastian Bach, ad esempio, compose una melodia di elogio al fumo. Questo vizio, tuttavia, andava insediandosi nelle forme più semplici di vita quotidiana: quando si invitavano uomini a casa, agli ospiti veniva data una giacca chiamata “smoking”, perché appunto la si utilizzava per andare a fumare in una sala a parte, e poi al ritorno in sala pranzo si indossava di nuovo la propria giacca non impuzzolentita dal fumo. In questo contesto storico cʼerano
ancora solo sigari e pipe, ma ben presto, nel 1832, le cose cambiarono: dei soldati islamici dalla Turchia stavano assediando la città di San Giovanni dʼAcri, quando misero del tabacco nella carta cilindrica che in genere conteneva la polvere da sparo e la accesero per fumare. Questa appena descritta è la prima sigaretta, la prima di una lunga serie.
In tempi più moderni è bene sottolineare che le sigarette sono ancora molto diffuse, ma si è cercato di trovare soluzioni per un fumo meno nocivo alla salute attraverso lʼimpiego di nuove tecnologie. Ad esempio lʼIQOS, (acronimo di “I Quit Ordinary Smoking”, ovvero “ho smesso di fumare normalmente”), è lʼalternativa alla sigaretta comune più di moda in questo periodo e funziona attraverso il riscaldamento del tabacco a circa 350°C. Con il riscaldamento si liberano nicotina e glicerina, ma la percentuale di anidride carbonica è molto minore rispetto a quella prodotta dalla
combustione del tabacco. Con la sigaretta elettronica, invece, si inala vapore di liquido aromatizzato che, a seconda dei casi, può contenere o meno la nicotina, ma non sono presenti i sottoprodotti cancerogeni del tabacco. Inoltre, lʼatto del fumare una e-cigarette si dice “svapare” e molti utilizzano la sigaretta elettronica per tentare di mettere da parte il vizio del fumo, siccome allʼapparenza è molto simile alle sigarette normali. Conserviamo salda la speranza di ridurre al minimo il numero di fumatori e ci affidiamo alla tecnologia per una maggiore tutela della nostra salute.

 

Martina Aita IIQ